STORIA
STORIA STORIA Il mondo dei fuggiaschi L'EMIGRAZIONE POLITICA IN PIEMONTE NEL DECENNIO PREUNITARIO Olschki, Firenze, 296 pagine, s.i.p. (aldo a. mola) Agosto 1848. L'esercito piemontese ripara ad Ovest del Ticino. La prima guerra d'indipendenza non è conclusa. Ma la Lombardia è perduta. La primavera dell'anno successivo, dopo il crollo degli esperimenti liberali a Palermo, Napoli, Firenze, sotto i colpi della reazione cadono le Repubbliche di Roma e di Venezia. A decine di migliaia, i patrioti fuggono verso la libertà. Si rifugiano in Piemonte: teatro di scontri aperti tra correnti conservatrici, moderate, riformiste, democratiche, repubblicane, con forti venature mazziniane e socialutopiste ma, ciò che più conta, sede di un Parlamento mutuato sull'esempio francese e britannico e orgoglioso di aver salvaguardato lo Statuto dal tracollo della quarantottesca «primavera dei popoli». In Piemonte gli emigrati politici trovano gli spazi che nei decenni precedenti — tra moti insurrezionali e ondate reazionarie — gli stessi subalpini avevano dovuto cercare nella penisola iberica, nell'America Latina, in Grecia.. Nell'insegnamento, nel giornalismo, nella pubblica arru^.. ..» trazione, nell'esercizio di prof essioni liberali e d'imprese economiche, gli emigrati politici costruiscono un microcosmo che dopo il 1860 si sarebbe dilatato, a costituire lo scheletro e il tessuto connettivo dì un'Italia faticosamente avviata all'unità effettiva. Giunge assai opportuno questo solido saggiò di Gian Biagio Furiozzi — ben noto per precedenti lavori su George Sorel -T-, costruito-sulla scorta di copiosa documentazione ar-, chivistica inedita e con scrupolosa esplorazione delle fonti pubblicistiche. Il mondo delPemigrazione ne vien fuori a tutto tondo. Con le sue gare e liti tra diverse tendenze: dall'abate Cameroni, vicepresidente del Comitato centrale degli emigrati politici, ad Ariodante Fabretti ed ai promotori della Società dell'Emigrazione Italiana, della Società del Panteonj della miriade d'iniziative — ora governative, ora private — allestite per «inquadrare» l'emigrazione fra trama politica ed assistenzialismo mutualistico. Garantire agli esuli un minimo di decoro quotidiano — ad esempio con l'istituzione di una mensa al prezzo convenzionato di mezza lira, quando il pane costava 0,35 il chilo — era la via per dare un senso concreto alla formula «fratelli d'Italia». L'organizzazione degli emigrati politici — documenta Furiozzi — prese a declinare proprio all'approssimarsi della nuova guerra d'indipendenza, quando iniziativa regia e organizzazioni politiche attrassero energie ed entusiasmi, ricondotti a un risultato unitario che anche a distanza di un secolo continua a sembrare prodigioso. <3W Carlo Alberto promulga il Codice Gian Biagio Furiozzi
Persone citate: Ariodante Fabretti, Cameroni, Carlo Alberto, George Sorel, Gian Biagio, Gian Biagio Furiozzi
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