Come capire Stalin e lo stalinismo

Come capire Stalin e lo stalinismo Ilpersonaggio e VUrss: le diverse tesi in un'analisi della produzione storiografica Come capire Stalin e lo stalinismo Aldo Agosti, che insegna Stona contemporanea presso la Facoltà di Magistero dell'Università di Torino, è autore di una storia documentaria dell'Internazionale comunista in tre volumi (Editori Riuniti, 1974-1979), e ha scritto la voce Stalinismo: il dibattito storiografico per il volume Storia d'Europa dell'opera II mondo contemporaneo (edito dalla Nuova Italia e diretto da N. Tranfaglia), di imminente pubblicazione. Dà questo saggio, anticipa per «Tuttolibri» unabreve rassegna delle interpretazioni recenti e meno recenti del fenomeno staliniano. LA storiografia delle più diverse tendenze sembra avere preso coscienza solo recentemente dell'esistenza dello stalinismo come fenomeno storico a sé stante, con una propria struttura e una propria dinamica di sviluppo. Abbondano non da oggi le biografie di Stalin, e sono numerose le storie del Partito comunista bolscevico e della Russia sovietica che hanno come nucleo centrale la ricostruzione del periodo in cui si formò, si consolidò e si estese l'enorme potere del segretario generale del partito; ma scarseggiano gli studi specifici sugli aspetti particolari e i meccanismi di questo sistema di potere, sulle sue origini e sulle sue conseguenze sociali sui fattori che ne determinarono la crisi. Iprimi tentativi di interpretazione complessiva dello stalinismo presero forma nell'ambiente della sinistra comunista fuori daU'Urss, agli inizi degli Anni 30, per impulso preminente dell'analisi di Trotskij, dalla quale presero a loro volta polemicamente le mosse altri «eretici» dell'ultra-sinistra. Al centro di questa discussione rimase sempre il problema della «natura sociale» dell'Urss: molto spesso lo sforzo di classificare i fenomeni ernergenti dello stalinismo secondo paradigmi marxisti classici sfociò in dispute nominalistiche (la burocrazia stalinista era una nuova classe? Era già sopravvenuto, e quando, il Termidoro della rivoluzione russa? L'Unione Sovietica era uno «stato operaio degenerato» o piuttosto un regime di capitalismo di stato?) che si trascinano tuttora è che rischiano di offuscare il rigore dell'analisi. L'inizio di una produzione storiografica di livello scientifico sull'Urss post-leniniana si può far risalire agli anni immediatamente successivi alla fine della seconda guerra mondiale, quando cominciarono a sorgere e a moltiplicarsi i centri di studi di storia russa nelle istituzioni accademiche del mondo anglosassone. Fin.dall'inizio, la maggior parte di questa storiografia pagò un pesante tributo alla teoria politica del totalitarismo, che già alla fine degli Anni 30 cercava di interpretare secondo un modulo unitario e onnicomprensivo le forme «moderne» di governo autoritario apparse in Europa fra le due guerre. In questa prospettiva, la Russia di Stalin era accomunata alla Germania nazista (e talvolta anche all'Italia fascista): esse erano considerate le manifestazioni di un nuovo genere politico, appunto il totalitarismo, di cui rappresentavano rispettivamente la specie «di sinistra» e quella «di destra». Con la guerra fredda la dottrina del totalitarismo, benché non monolitica al suo intemo e fatta propria da studiosi dal diverso retroterra intellettuale e politico, assunse una sempre più marcata caratterizzazione anticomunista, che si riflette in maniera evidente in una serie di clàssici della «sovietologia» anglo-americana (Fainsod, Schapiro, Ulam, Conquesti. Non mancarono, fin dalla fine degli Anni 40, alcuni importanti tentativi di affrontare la storia dell'Urss e il fenomeno specifico dello stalinismo in una prospettiva diversa^ Il primo nome che deve essere fatto è naturalmente quello di E. H. Carr, la cui Storia della Russia sovietica, pur arrestandosi al 1929K contribuisce in maniera magistrale a ricostruire il terreno economico e sociale in cui lo stalinismo affonda le radici Un punto di riferimento assai importante per coloro che rifiutavano l'ottica deformante della sovietologia anticomunista, ma che al tempo stesso non potevano certo essere soddisfatti della «leggenda di partito» volgarizzata dal Breve corso di storia del pcus. allora in auge in tutta la storiografia comunista, fu rappresentato dalle opere di due storici marxisti indipendenti: Isaac Deutscher, autore di una delle più belle biografie di Stalin e di una poderosa trilogia su Trotskij, e Rudolf Schlesinger, a cui si deve una delle prime serie storie del Partito comunista bolscevico. Il contributo degli storici comunisti alla discussione sullo stalinismo non cominciò prima del 1956. Fra il XX e il XXII Congresso del pcus molti ricercatori sovietici, sollecitati dal clima più liberale dell'era krusceviana, si disposero a fare i conti con lo stalinismo. Anche se dopo la caduta di Kruscev la critica dello stalinismo sbiadì in una sempre più generica e rituale denuncia del «culto della personalità», il processo di involuzione non si svolse senza resistenze: appassionati dibattiti su Stalin e sullo stalinismo trovarono modo di rag¬ giungere il grande pubblico attraverso il canale clandestino del samizdat. Il frutto più interessante di questa ricerca è sicuramente il libro di Roy Medvedev, pubblicato all'estero nel 1971. Pur ricadendo spesso in un'interpretazione basata sul culto della personalità, Medvedev ricostruisce, nel quadro di un'analisi marxista della storia sovietica e sulla base di una larghissima documentazione inedita, la genesi dello stalinismo — retrodatandola agli Anni 20 e in particolare alla guerra civile — e ne analizza minutamente i meccanismi di potere negli anni della maturità. Dall'inizio degli Anni 70 data anche lo sviluppo di una storiografia critica dello stalinismo che nasce all'interno dell'orizzonte teorico e politico di quello che sì sarebbe poi chiamato «eurocomunismo». Essa muove dal rifiuto di identificare l'esperienza sovietica — il «socialismo reale» — «col socialismo senza aggettivi e dunque con ogni "socialismo possibile"» (Guerra): e in questa prospettiva mira a presentare lo stalinismo come il frutto non inevitabile di particolari circostanze storiche, proiettando una luce nuova sulle alternative che furono sacrificate alla scelta della «rivoluzione dall'alto» del 1929-1933. Le opere di Elleinstein e soprattutto di Boffa costituiscono le espressioni più significative di questa scuola: ma deve essere ricordato anche l'importante studio di Procacci sul partito, che rappresenta un illuminante contributo per capire le origini dello stalinismo e insieme appare uno dei tentativi più riusciti di affrontare là sua storia da un punto di vista monografico. L'approccio metodologico indicato da Procacci è poi a sua volta all'origine di una fioritura di significativi contribuii ad opera di giovani studiosi italiani, come Bettantn, Bertolissi, Sestan ecc. E a testimoniare il crescente inte- resse della sinistra italiana per la tematica dello stalinismo è uscito proprio in questi giorni un lucido saggio di Aldo Natoli Questa breve e sommaria rassegna non può concludersi sema menzionare gli studi di impostazione nuova della storiografia anglo-americana, che piii di ogni altra ha il merito di aver posto sul tappeto la questione dello stalinismo come problema storico. Studiosi come Tucker, Lewin e Cohen per ricordare solo alcuni dei più importanti — hanno preso, decisamente le distanze dalla «sovietologia» tradizionale di stampo anticomunista per proporre un'interpretazione dello stalinismo inteso come fenomeno storicamente distinto dal leninismo, ma insieme parte integrante di un processo rivoluzionario complessivo estesosi fra il 1917e il 1939, è spiegabile con l'intreccio fra tradizione bolscevica, eredità sociale e culturale della Russia zarista e personalità dello stesso Stalin. Aldo Agosti Bibliografia L'antistalinismo di sinistra e la natura sociale dell'Urss. a cura di B. Bongiovanni, Milano, Feltrinelli, 1975. R. Conquest, 11 grande terrore. Storia documentaria delle «purghe» staliniane degli Anni Trenta, Milano, Mondadori, 1970. M. Fainsod, How Russia is ruied, Harvard University Press, Cambridge, Mass., 1967. L. Schapiro, Storia del Partito comunista sovietico, Milano, Schwarz, 1962. A. Ulam, Stalin, l'uomo e la sua epoca, Milano, Garzanti, 1975. E. H. Carr, Storia della Russia sovietica, Torino, Einaudi, 8 voli, 1964-1978. I. Deutscher. Stalin. Milano, Longanesi, 1966. A. Nove, Stalin e il dopo Stalin in Russia, Bologna, Il Mulino, 1976. G. Boffa, Storia dell'Unione Sovietica, 2 voli., Milano, Mondadori, 1976 e 1979. G. Boffa - G. Martinet, Dialogo sullo stalinismo, Bari, Laterza, 1976. G. Procacci, U partito nell'Unione sovietica 1917-1945, Bari, Laterza, 1974. J. Elleinstein, Storia del fenomeno staliniano, Roma, Editori Riuniti, 1975. R. Medvedev. Lo stalinismo. Origini, storia, conseguenze, Milano, Mondadori, 1972. F. Bettanin, La collettivizzazione delle campagne nell'Urss. Stalin e la rivoluzione dall'alto 1929-1933, Roma, Editori Riuniti, 1978. S. F. Cohen, Bolscevismo e stalinismo, in «Studi Storici», 1978, n. 4. M. Lewin. Le basi sociali dello stalinismo, in «Studi storici», 1976, n. 4. R. Tucker, The Soviet Politicai Mind. Stalinism and Postsstalinist Change, New York, Norton, 1971. R. Tucker, Stalin il rivoluzionario 1879-1929, Milano, Feltrinelli, 1977. A. Natoli, Sulle origini dello stalinismo, Firenze Vallecchi, 1979. 21 dicembre 1929: Kalinin, Kaganovic, Ordzonikidze, Vorosilov. Kirov festeggiano il 50° compleanno di Stalin