Una bancarella di sorprese

Una bancarella di sorprese Una bancarella di sorprese QUANDO frizza la tramontana natalizia, nelle grandi ma anche nelle piccole città, è più facile che il predatore di «trouvailles» libresche, il ricercatore di chicche cartacee, esca dalla sua impenetrabile tana. Non parliamo del collezionista di predate rarità, con deposito bancario degno di un Sindona pi ma del fallimento, ma di certi ometti grigi come topi che, con il bavero alzato e il cappello calato sulla fronte, battono con insistenza rigattieri e mercatini delle pulci. Può essere che qualche volta facciano man bassa, per dabbenaggine del venditore, di un libro quotato nel commercio degli antiquari e dei bibliofili, ma hanno la stessa probabilità di un giocatore del Totocalcio che rischi ogni tanto una schedina da 1400 lire. In genere, gli va bene un Sonzogno del '27, un «Almanacco italiano, Piccola enciclopedia popolare della vita pratica» del 1904, edito da Bemporad. E' un regalo che appendono per se stessi sotto uno smunto albero di Natale, che dico albero! un ramo, e che poi nella notte santa guardano con gioia bambinesca. C'è un lettore di libri per così dire riciclati, da bancarella, che difficilmente sfugge alle statistiche: mite, inoffensivo, e ghiotto di carta ingiallita, spesso pensionato dello Stato, insegnante a riposo, si è fatto con pazienza una biblioteca retro, dalla quale potrebbe occhieggiare, se è anche spregiudi¬ cato, La donna sema amanti di Dekobra, che è del '29, o magari Colloqui di Giosuè Borsi, che è del 1918. I bancarellari dei più conoscono le manie. Perché spesso questi fragili esseri, pronti però a diventare belve se qualcun altro ha posto nel medesimo momento lo sguardo sullo stesso libro, sono anche settari. Ne conobbi uno che, per cause misteriose (non certo per farvi sopra una tesi di laurea o scrivere sull'argomento un libro più vasto), andava a caccia di tutte le pubblicazioni riguardanti i Campi Flegrèi. Ne avevo una, sconosciuta a lui e gliela donai. Per una settimana fui perseguitato da telefonate di ringraziamento. I più comuni fanno incetta magari di trattati sui lepidotteri o sulle pipe di schiuma. E ogni ritrovamento è una festa. Immagino i loro scaffali sghembi annidati in mansarde poco agevoli, magari in abbaini dai muri appassiti. Che accade dei loro libri, quando essi muoiono? Mah! Forse, appena il becchino è uscito, quelle carte che conservano ancora il calore del loro fiato perdono ogni peso, i libri si aprono nel mezzo e le due metà, tenute insieme a stento da un dorso sdrucito, battono come ali di farfalla uscendo dalla finestra e volando dietro l'anima del padrone in un iperuranio dove questi singolari esseri si ritrovano tutti insieme a consultare un'aerea biblioteca di Babele di proprietà collettiva. Carlo Della Corte >

Persone citate: Bemporad, Carlo Della Corte, Giosuè Borsi, Sindona, Sonzogno