Chi ha paura di Carlo Rosselli?

Chi ha paura di Carlo Rosselli? Con trentanni di ritardo le lettere dei due fratelli vittime del fascismo Chi ha paura di Carlo Rosselli? La vita e il pensiero dei fratelli Rosselli tornano alla ribalta. Stanno per uscire «Epistolario familiare - Carlo Nello Rosselli e la madre (1914-1937)» pubblicato da SugarCo e la ristampa di «Socialismo liberale» da Einaudi con una nuova introduzione di Norberto Bobbio. Si riapre il dibattito su figure che sembravano ormai cristallizzate nella storia ufficiale e su un'idéologia che per varie ragioni è stata messa a lungo in disparte. ROMA — Nelle case di città, via Giusti e poi altre strade, nella villa chiamata «L'Apparita» perché dall'alto d'un bel poggetto i soldati di Carlo Vm avevano all'improvviso avuto come un dono inaspettato l'apparizione di Firenze, la madre continuò sempre a parlare come se i figli fossero vivi, scherzando, rimproverando, discutendo i loro gusti, scrivendo ai loro amici 0 ricevendoli nei consueti conversari: ma non c'era morbosità in Amelia Pincherle, la scrittrice, la donna fortissima, che aveva da sola cresciuto quei due figli quasi della stessa età. Carlo e Nello, educandoli alla cultura, alla democrazia, agli alti sentimenti Quei due figli, i «fratelli Rosselli», il 9 giugno del 1937 erano stati ammazzati a colpi di fucile e di coltello, Carlo morì subito. Carlo era il fuoruscito. Anzi, l'estromesso, come preferiva dire. Nello veniva dall'Italia, era appena arrivato per vedere il fratello malato. Resistette più a lungo, alcune ore. A Bagnolles de l'Ome in Normandia, dove fu teso l'agguato, mandanti i fascisti italiani, sicari 1 francesi, la macchina che portava i due fratelli sbandò, stretta fra altre due macchine, e figure nere uscirono, spararono, infierirono finché morte sopravvenne. Pare che l'ordine — come una grande nebbia si fece subito attorno all'assassinio — fosse di uccidere Carlo, però certo fu scelto quel giorno, quando c'era anche Nello. A quel punto della loro esistenza, i due fratelli si erano trovati per strade un po' diverse: perché Carlo combatteva il fascismo dall'esterno. Nello dall'interno. Ma il legame, profondissimo, era rimasto intatto, come intatto il senso della lotta iniziata tanti anni prima, nata dall'inquietudine all'insorgere del fascismo. Cosà li aveva voluti la madre. Era un magnifico rapporto a tre. Amelia Pincherle è morta nel 1954: gli amici che continuò a vedere, morti i figli si chiamarono Ernesto Rossi o Salvemini, gli antifascisti di sempre. L'epistolario che ora esce da SugarCo («Carlo, Nello Rosselli e la madre», 550 pagine), raccoglie le lettere scritte dai due fratelli e dalla loro madre in un arco di tempo che va dal 1914 al 1937. Leo Valiani ha scritto la prefazione, un giovane storico fiorentino, Zefiro Ciuffoletti, ha fatto la scelta. Di lettere ce n'erano moltissime. I due fratelli amava- no scriversi, e cosi la loro madre. Parlavano di tutto, in quelle lettere, i fatti di ogni giorno e quelli maggiori, il fascismo, l'antifascismo, quale Italia salvare, quale Italia difendere. Se non si poteva parlare, si accennava. Le lettere si sono salvate quasi per miracolo, perché un giorno all'Apparito arrivarono i tedeschi, e volevano distruggere tutto, ma un amico di famiglia, il professor Paoli, fece loro credere che si trattava di carte molto importanti per il governo tedesco, cosicché essi si limitarono a trasportarle nell'archivio della biblioteca Nazionale, dove poi rimasero. L'idea di questa pubblicazione, oggi, è di Massimo Pini e di Aldo, figlio di Nello. Aldo aveva due armi, quando il padre e lo zio furono ammazzati La nonna, nel modo che si è detto, gliene ha custodito la memoria vivente, come ha fatto con gli altri nipoti figli dell'uno o dell'altro. Aldo fa lo scrittore. E' un uomo nervoso, delicato, introverso. I suoi dubbi le sue esitazioni devono essere stati laceranti al momento della scelta: perché si trattava di decidere se fare un epistolario politico o uno più familiare, di capire quale fosse il modo migliore per ricordare i due morti I processi non avevano chiarito molto, del complotto. Si era scritto, si era detto di tutto. Persino, a un certo punto, che ad ammazzarli fossero stati i comunisti E Togliatti aveva persino accusato Carlo (poi ritrattando) di «socialfascismo». Come se ne temesse il ritorno in patria, i due morti erano rimasti a lungo sotto la loro pietra tombale al Pére Lachalse. Poi pochi anni fa, c'è sta-* to il permesso di riportarli a Firenze. Ma anche quando Aldo, nel 1975, ha curato uno sceneggiato per la tv, sono insorte difficoltà di ogni genere, e si è cercato di togliere ogni nome, persino quello di Ciano, lasciando intatta soltanto la parte francese. Aldo è stato molto afflitto, allora, dalle varie censure e dalla relativa freddezza che accolse la trasmissione (dovrebbero ritrasmetterla ora); solo Giorgio Amendola, e ciò gli è stato di grande conforto, ha comunque elogiato il suo lavoro. Quando i dubbi e le incertezze sono stati superati, editore e curatori hanno scelto la via di far risaltare una certa linea narrativa all'interno del rapporto a tre: di far capire come, attraverso il rapporto con quella madre, nei due fratelli nasce la vocazione alla lotta, e di sottolineare, attraverso tanti anni la preminenza della morale su tutto, anche sulla politica. In un certo senso, si tratta di un epistolario più nella tradizione anglosassone che italiana. Molte lettere sono state scartate perché ripetitive, molte perché non avevano un significato, entro le direttive prescelte. Altre, forse, messe da parte per opportunità politica. Coloro che erano scomodi da vivi sono spesso scomodi anche da morti. Ne è una prova il fatto che le opere dei fratelli Carlo e Nello Rosselli da molti anni non sono state ripubblicate, che soprattutto il «Socialismo liberale» di Carlo non è più stato praticamente a disposizione dei giovani dall'ultima edizione, a cura di Aldo Garosci, che è del 1945. Dovrebbe ora uscire con una prefazione di Norberto Bobbio, mio credo che i libri debbano essere rimessi in circolazione, magari per essere confutati, che il pubblico abbia il diritto di confrontarsi, di vedere, di cercare dì capire», dice Aldo. Luigi Einaudi era stato uno dei maestri un grande amico. Un amico le cui posi-' zioni coincide ve r o. Ma le posizioni della casa editrice torinese, col passare del tempo, sono andate cambiando, e dunque è potuto accadere che a un certo punto si operasse come una specie di censura cultural-politica, dopo la assoluta libertà del dopoguerra. «Per me è un discorso di grande interesse — dice Aldo —osservare come hanno reagito gli altri al loro lavoro. Come è natala nuova censura». Si sa, si dice, di dissidi di amarezze, di fatica spesso disperante per mantener viva la memoria di quei due • intellettuali antifascisti ammazzati in terra straniera, quei due per i quali si può senza retorica adoperare la parola di «martiri». E molto si può intuire, più di quanto si possa sapere. Come sarebbero stati, Carlo e Nello Rosselli, oggi? E' un tipo di domanda che sempre affascina e turba chi è rimasto vivo. Essi avevano letto, avevano studiato Marx. Ciò non vuol dire essere marxisti. Nello aveva fatto la sua tesi di laurea impostandola sui rapporti fra Mazzini e Bakunin, Carlo, dei due il più politico, era parso in qualche momento avvicinarsi ai comunisti: proprio quel Carlo che Togliatti accusò. Aldo oggi dice che Carlo, se fosse vissuto, avrebbe continuato a fare il politico in qualche direzione, probabilmente non comunista Nello avrebbe invece scelto la via dello studio. Se fossero vissuti... Ma sono morti, e per lungo tempo è parso come se una spugna volesse cancellare la loro memoria. Ora questo epistolario esce pubblicato da Massimo Pini, editore socialista. «Forse, in questo preciso momento, ricordarli attraverso le loro lettere, servirà a fare un po ' di luce, un po' di chiarezza, più di tante opere teoriche — dice Aldo —. Queste lettere dovevano uscire trentanni fa: il ritardo, che a lungo potè sembrare dannoso, forse alla fine risulterà utile». Giulia Massari Bagnotes (Francia), Carlo e Nello Rosselli pochi giorni prima del loro assassinio Bibliografia essenziale A Garosci: Vita di Carlo Rosselli, Vallecchi, 1973 (la prima edizione è del 1946). N. Tranfaglia: Carlo Rosselli dall'interventismo a Giustizia e Libertà, Laterza, 1968. Carlo Rosselli: Opere scelte a cura di J. Rosselli. Einaudi 1973. AA. W. Giustizia e Libertà nella lotta antifascista e nella storia d'Italia, La Nuova Italia, 1978. Stanno uscendo: Epistolario familiare: Corto, Nello Rosselli e la madre (1914-1937), introduzione di Leo Valiani Sugarco. C. Rosselli: Socialismo liberale, introduzione di N. Bobbio, Einaudi, 1979. Sono imminenti : C. Rosselli: Opere scelte, voi n, a cura di C. Casucci. Einaudi, 1980. Z. Ciuff oletti: Nello Rosselli Uno storico sotto il fascismo, La Nuova Italia. 1980. E. Modena Burkhardt: Storia di Giustizia e Libertà, introduzione di Nicola Tranfaglia, La Nuova Italia. 1980.