Robespierre gemello di Rousseau

Robespierre gemello di Rousseau £#mi biografìa dell'inglese Rude sul grande rivoluzionario giacobino Robespierre gemello di Rousseau George Rude ROBESPIERRE Editori Riuniti, Milano 243 pagine, 6200 lire IL primo libro su Robespierre che ci capitò di leggere, ai tempi del liceo, prima di conoscere i classici francesi e inglesi sulla Rivoluzione, era una biografia decisamente romanzata, opera infatti di un romanziere in gran voga in quei tempi, Henri Béraud — finito poi male per collaborazio- nismo coi nazisti — che seppe instillare in noi una certa segreta ammirazione per l'uomo; il più recente, assai più legato al richiamo della realtà storica, è stato quello di Max Gallo, del '68., La comparsa di questo nuovo Robespierre sul nostro tavolo ci aveva fatto temere un'ennesima biografia, senza promettere nessuna novità in proposito. Per fortuna, fin dall'introduzione, l'autore, anglosassone e professore in università australiane e canadesi, mette le mani avanti, dichiarando che il suo libro intende essere un ritratto politico più che una biografia personale «anche se non sempre una cosa escluda l'altra». La biografia vera e propria dell'avr vocato d'Arras, diventato esponente del Comitato di Salute Pubblica nel momento culminante del Terrore, si limita quindi alla sola prima parte, che fa da introduzione necessaria alle altre tre del libro, tematiche e analitiche. I fatti del periodo decisivo, non solo per la storia di Francia, ma per la nascita della nuova società europea, ehe vanno dagli Stati Generali al Direttorio, sono egualmente decisivi, nei limiti della sua esistenza terrena, cioè fino a Termidoro, per il pensiero e l'azione di Massimiliano Robespierre. Ignorarli, o trascurare illoro nesso essenziale con l'evoluzione ideologica da lui compiuta in quegli anni, vorrebbe dire non comprendere e non valutare le ragioni che spinsero i «corrotti», cioè i futuri termidoriani, a volersi liberare a ogni costo dall'incubo che per loro costituiva l'esile uomo d'acciaio, l'Incorruttibile per antonomasia, che andava affogandoli, uno dopo l'altro, nel lago di sangue del Terrore, per sgomberare il terreno all'avvento del proprio adamantino ideale rivoluzionario. La fine di quest'incubo, che aprirà la strada all'imborghesimento della Rivoluzione, dal Direttorio all'età napoleonica, sembrò rappresentare per la Francia e per l'Europa una liberazione dalla tirannia della ghigliottina e il superamento del periodo critico in cui un fiume invalicabile di sangue pareva dividere per sempre i Francesi dai loro vicini di tutti i Paesf, ostili o favorevoli che fossero ai principi egualitari sorti, daU'89 in poi, sulle rovine del mondo feudale. Le alterne fortune, l'immagine mutevole di Robespierre nei 180 anni trascorsi dalla sua morte ad oggi, dalle condanne di storici austeri cóme Thiers, o colo¬ riti come Michelet, fino alla esaltazione e al processo di beatificazione compiuti dai suoi eredi diretti come Filippo Buonarroti, o più tardi i rivoluzionari francesi del 1848 e del '71, o russi del 1917, dimostrano la vitalità della sua ideologia, l'incontaminata purezza della sua figura di capo popolare. Secondo l'autore, siamo di fronte a un costante processo di revisione che spiega perché oggi — citiamo sue parole — «la reputazione di Robespierre, nel pantheon dei leader rivoluzionari, è notevolmente più alta di quanto non lo fosse nella generazione successiva alla sua morte». Risultato di questa evoluzione è la constatazione, innegabile per gli storici di ogni colore politico, che la repubblica democratica dell'Anno II, espressione della volontà popolare che dalla distruzione della Bastiglia portò alla sovranità legislativa della Convenzione, con la caduta di Robespierre cedette il passo alla repubblica di Termidoro, cioè alla repubblica dei proprietari, anticamera del Direttorio, che reintegrò nei . loro diritti «gentiluomini et honnétes gens», riparando la via alla dittatura di Bonaparte, ' Assai felice è l'autore nel definire sinteticamente l'ideologia di Robespierre: il fine della repubblica dev'essere l'incarnazione della moralità nel governo. Tale moralità, che è sinonimo di- bontà e di «virtù», emana dal popolo e dal popolo soltanto: quindi tale volontà popolare è sovrana E' chiaro che, in Robespierre, per «virtù» S'intende ciò che contribuisce al bene pubblico, così come l'amor di patria, che deve animare i cittadini, siano essi lavoratori o soldati, è la soggezione dell'interesse privato all'interesse pubblico. Bastano questi principi per dimostrare il legame, sentimentale quanto ideologico, che lo univa a Rousseau, che emerge dalla sua fede nella bontà naturale del popolo, nella fiducia nell'unità di una religione non basata sulla Rivelazione, ma meramente teistica, il suo ideale sociale di una repubblica di piccoli e medi possidenti, non corrotti né dalla ricchezza, né dalla miseria. L'applicazione di ?uesti principi, i mutuati dai Contratto Sociale sembra preludere a quella, che un secolo più tardi, si chiamerà democrazia sociale. Ma indubbiamente l'interesse maggiore del saggio di Rude, tipicamente anglosassone nella sua capacità di analisi, tanto più acuta,, quanto più svincolata da ogni ottica politica deformante, è la terza parte, dedicata all'azione politica di Robespierre, alle -battaglie senza quartiere condotte contro gli avversari di destra e di'sinistra, da un lato Brissot, Vergniaud, Roland, dall'altro Hébert, Danton, Desmoulins, battaglie che si concludono invariabilmente con l'ascesa dei suoi avversari alla ghigliottina. E' chiaro che ognuno di questi conflitti; chiusi nel sangue, è condotto da Robespierre nel.nome della «virtù», in difesa della purezza rivoluzionaria, e ciò finirà per valergli la fama di terrorista, di tiranno sanguinario, fornitore assiduo del patibolo. Ma, conclude l'autore, sarebbe illusorio e certamente ingiusto verso Robespierre tracciare un bilancio delle qualità e dei difetti dell'uomo senza collocarli in un contesto storico più preciso, tenendo conto che la libertà di raggiungere certi obbiettivi è limitata dalle necessità dell'ambiente che li , circonda. La tragedia di Termidoro, il colpo di pistola dell'Hotel de Ville,, la lama della ghigliottina, affrontata col fratello e col fedele Saint-Just, se troncarono la sua esistenza a trentasei anni, non .valsero a scalfire l'appellativo di Incorruttibile che accompagna il suo nome nelle pagine degli storici di ogni tempo o colore, con sapore d'ironia o di elogio, e che il saggio di Rude, nella sua asciutta e acuta obbiettività, non fa che ribadire. Guido Artom Robespierre sul patibolo

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