L'epopea canadese conquista Parigi di Giovanni Bogliolo
L'epopea canadese conquista Parigi Il romanzo vincitore del «Goncourt» L'epopea canadese conquista Parigi ANCHE quest'anno il premio Goncourt avrà il Consueto strascico di discussioni e di polemiche: la massiccia presenza femminile nella rosa dei finalisti e la preponderanza di scrittori estranei all'area metropolitana (la canadese Antonine Maillet, la guadalupana Simone SchwarzBart e l'algerino Rachid! Boudjedra contro le francesi Marie Thérèse Humbert e Ines Cognati) saranno interpretate come segno d'opportunismo politico e la vittoria di una scrittrice che è un po' il simbolo di una delle più fiere comunità francofone del Canada sembrerà il frutto di un preciso calcolo diplomatico. Potrebbero essere illazioni tutt'altro che infondate, ma, una volta tanto, la strategia dei contrastanti interessi che condizionano le scelte della più celebre istituzione letteraria francese ha comunque favorito un'opera di straordinario rilievo e un autore che da tempo si è conquistato un pubblico anche di qua dell'Atlantico e che già due anni fa, con Les-Cordes-de-Bois, aveva mancato di un soffio la stessa prestigiosa affermazione. Antonine Maillet è nata cinquantanni fa in Acadia, un antico insediamento francese sulle coste del Canada che dopo il trattato di Utrecht è rimasto inglobato nell'anglofono New Brunswick. Del vasto territorio e di questo piccolo popolo di pescatori e boscaioli la scrittrice vuole essere l'interprete appassionata che dà voce — il francese rocailleux d'Acadia, curioso miscuglio della più classica madrelingua e di sapidi regionalismi — a una tradizione che è servita a tener vivo nei secoli, lungo il filo della memoria, un forte senso dell'identità nazionale. Di romanzo in romanzo, da Pointe-aux-Coques del 1958 a questo recentissimo Pélagie-la-Charrette, Antonine Maillet costruisce una saga acadiana popolata di gesta e di personaggi leggendari. Già ne La Sagouine, il suo più celebre e forse più riuscito romanzo, aveva raccolto i brandelli della storia dimenticata del suo popolo nel racconto di un umile e indimenticabile personaggio femminile che assommava in sé i tesori di forza e di saggezza di secoli di serena e scontrosa miseria. In Pélagie-la-Charrette, il personaggio femminile assume dimensioni epiche e traduce in epopea l'evento più drammatico delia nazione acadiana. Nel 1755, i diecimila acadiani che avevano rifiutato il giuramento di fedeltà al re d'Inghilterra vennero defportati in Georgia e in Lousiana, dando inizio ad una diaspora che i discendenti di questi «boat people» del diciottesimo secolo ricordano pudicamente come il Grand Dérangement. Dopo anni di cattività americana, Pélagie aggioga alla sua carretta tre paia di buoi e parte con la sua famiglia per un lungo e avventuroso viaggio di ritorno. Dieci anni durano le peregrinazioni di questa Madre Coraggio attraverso l'America devastata dalla guerra d'Indipendenza; ma tra le mille vicissitudini l'avventura disperata della donna si trasforma nell'esodo di un popolo: la nazionalità dispersa si accoda al suo Mose e il ritorno in patria diventa la progressiva presa di coscienza nazionale di un intero gruppo etnico. Compiuta la sua missione, Pélagie muore appena giunta nel «bon pays», stremata da tante sofferenze, ma soprattutto folgorata dalla scoperta che la sua «famiglia, partita dalla Georgia su un carretto, arrivata in Acadia, era diventata un popolo». Più che un romanzo dunque, un'epopea nazionale che ha il respiro e lo stile di quelle che popoli più antichi hanno creato all'inizio della loro letteratura. Ma questa primitività, questo commovente anacronismo, mirabilmente serviti da una scrittura impavida e appassionata, hanno una tale suggestione che basta a giustificare, senza ricorrere a capziose congetture, la scelta quasi unanime dei giurati del Goncourt. Giovanni Bogliolo
Persone citate: Boudjedra, Cordes, Goncourt, Ines Cognati, Marie Thérèse Humbert, Simone Schwarzbart
Luoghi citati: America, Canada, Georgia, Inghilterra, Parigi, Utrecht
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