Il giornale che fa scandalo può distruggere una vita

Il giornale che fa scandalo può distruggere una vita Un libro in Germania contro i metodi del «Bild Zeitung» Il giornale che fa scandalo può distruggere una vita L'autore, Guenther Walraff, ha raccolto una serie di episodi - Persone spinte al suicidio, altre messe al bando o ridicolizzate per sempre dairimmagine che il quotidiano tedesco ha diffuso di loro - Il caso della ragazza umiliata perché non riusciva a superare l'esame di scuola guida - Storia di un'intervista ottenuta con il ricatto - Accuse e controaccuse per certi sistemi giornalistici BONN — Mai, negli ultimi anni, un libro aveva destato tale sensazione come Testimoni d'accusa (Zeugen der Anklage) di Guenther Wallraff, lo scrittore noto per i suoi saggi pieni di rivelazioni su ambienti per lo più inavvicinabili ai comuni mortali. Testimoni d'accusa è una requisitoria contro il più popolare e diffuso quotidiano tedesco, Bild Zeitung, dell'editore Springer. E* il secondo libro di Wallraff su questo tema, ed ha, rispetto ài primo, un maggior valore documentario. Descrive, oltre ai metodi che rasentano la criminalità di alcuni giornalisti di Bild, le conseguenze che certi articoli hanno avuto per le persone che si sono trovate nel ruolo involontario di protagonisti. In alcuni casi queste persone sono giunte al suicidio, e l'editore di Bild è stato costretto a pagare un risarcimento agli eredi, anche se esiguo rispetto al danno, in altri si sono trovate senza lavoro, senza amici, messe al bando dalla società per l'immagine che il giornale, in cinque milioni di copie quotidiane, aveva diffuso di lord. Bild cerca i propri protagonisti nel popolo minuto per esemplificare situazioni che possono interessare chiunque. Hanno naturalmente un grosso pósto i r-eportages su attori e principesse, ma quando i fatti si fanno concreti, è l'uomo della strada, con home e cognome, che serve da cavia. E' stato il caso della ragazza umiliata per settimane perché non riusciva a superare l'esame di guida, della studentessa definita «lapin sfaticata di Germania», della moglie messa in ridicolo perché, per piacere al marito, un marinaio, si era sottoposta ad una operazione per ingrossare il seno. Wallraff ha fatto ricerche minuziose ed ha scoperto che la ragazza con difficoltà di guida era in realtà caduta nelle mani di una scuola che cercava di trarre il massimo profitto dai clienti, la studentessa svogliata si era ingenuamente rivolta a Bild perché la sostenesse nella sua richiesta di ottenere un diploma nonostante fosse stata assente dalla scuola per un certo periodo; la moglie dal seno piccolo era un frutto di fantasia (ma non lo era il .marito): la foto pubblicata, col volto coperto ma i seni — quelli supposti nuovi — scoperti, raffigurava l'ex amica di un redattore del giornale. Ma questi sono i casi meno gravi: drammatico quello dell'operaio che si tolse la vita perché Bild aveva pubblicato una specie d'intervista con lui dalla quale risultava che la moglie si era suicidata per l'angoscia dì dover pulire la. casa. Oppure quello dell'ex carcerato, condannato — secondo lui ingiustamente — per aver usato violenza a bambini e che, dopo aver scontato la pena, era stato presentato da Bild come una minaccia costante per la cittadinanza. Nel timore della reazione dei vicini, e nell'impossibilità di condurre una vita normale, anch'egli si era ucciso. Queste le conseguenze di un certo giornalismo senza scrupoli, che niente ha a che vedere con la~ necessità — e l'obbligo — da parte della stampa di denunciare le scorrettezze o i soprusi di chi ha autorità o potere. Per quanto riguarda i metodi basti ricordare quello usato da un reporter di Bild che, dopo aver chiesto invano un'intervista ad una nota attrice che stava per sposarsi per la seconda volta, le fece pervenire un biglietto nel quale aveva scritto: «Per coso sono venuto a conoscenza del tentativo di suicidio di suo figlio. Mi sembrerebbe perciò intelligente da parte sua accettare un colloquio con noi». Seguivano i saluti, naturalmente amichevoli, e la firma. Clamoroso il caso di Eleonore Poensgen e di un giovane jugoslavo presentati da Bild come gli assassini di Juergen Ponto, il banchiere ucciso da un gruppo terroristico con il quale la Poensgen e lo jugoslavo — come hanno potuto dimostrare — non avevano niente a che fare. n lavoro di Wallraff, già prima che fosse pubblicato da Kiepenheuer und Witsch (che è anche l'editore di Boell), aveva provocato querele e polemiche al punto che si era dovuto tenere nascosto il luogo dove il libro sarebbe stato stampato. Tali precauzioni non erano eccessive: la Bild Zeitung, per sua stessa ammissione, aveva captato e registrato- le conversazioni all'apparecchio telefonico di Wallraff a Colonia, nei giorni che avevano seguito l'espatrio di Wolf Biermann, suo ospite in quel periodo. Secondo Bild si era trattato di una casualità — formando il numero di Wallraff i redattori erano incappati in una conversazione e l'avevano registrata —, secondo Wallraff si è trattato invece di una sorveglianza sistematica, probabilmente condotta con l'aiuto di agenti del controspionaggio. L'appartamento di Wallraff era stato perquisito, strani personaggi si erano infiltrati e avevano messo le mani sul suo materiale di lavoro. La magistratura si sta occupando del caso, ma anche sull'operato di taluni magistrati — secondo alcuni giornali — si stende l'ombra possente dell'editore Springer. Anche coloro che in precedenza avevano criticato i metodi usati da Wallraff per le sue ricerche sono giunti adesso alla conclusione — come ha fatto la Frankfurter Allgemeine *S che il lavoro del giornalista è di grande utilità sociale e dovrebbe contribuire all'osservanza delle regole imposte dal Consiglio della stampa e dalla Corte Costituzionale che prevedono «il rispetto della verità e della vita privata dei cittadini». Secondo il critico della Frankfurter, la documentazione raccolta da Wallraff dimostra che la Bild si comporta in maniera metodicamente e diametralmente opposta a queste regole. Gli avversari di Wallraff — che sono numerosi ed hanno pubblicato un volume di controinformazione, II caso Guenther Wallraff — rimproverano al giornalista di avere una doppia morale e di adottare egli stesso dei metodi scorretti per procurarsi le informazioni. In passato Wallraff si era infiltrato come usciere nella direzione della potentissima ditta assicuratrice Gerling per scoprirne i segreti che aveva debitamente messo a conoscenza del pubblico; si era travestito da operaio' turco per capire come veramente venissero trattati i gastarbeiter; si era agganciato agli uomini del generale Spinola e aveva avuto preziose informazioni su un tentativo di putsch; si era presentato alla redazione di Bild col nome di Hans Esser e vi aveva, lavorato per mesi per conoscere dal di dentro i meccanismi del giornale. «Nora sono proprio questi i metodi che lei rimprovera a Bild?», gli ha chiesto un inviato del settimanale Quick, che ha preso posizione contro di lui. «La differenza è grossa — ha risposto Wallraff —. Io mi sono sempre contrapposto ad apparati molto più forti e potenti di me. Come un combattente solitario, e dunque come il più debole, ho dovuto di volta in volta riflettere sull'atteggiamento da tenere, e se questo fosse legale. A cose . fatte mi sono sempre esposto alla critica, ho mostrato in che modo fossi riuscito a mettere di fronte all'opinione pubblica certe zone segrete della società che altrimenti sarebbero sfuggite a ogni controllo». Secondo Heinrich Boell, autore del romanzo L'onore perduto di Katharina Blum (perduto a causa di una campagna diffamatoria di Bild ricostruita dalla fantasia dell'autore) avremmo bisogno «di cento, di mille Wallraff». Lela Gatteschi Guenther Wallraff

Luoghi citati: Colonia, Germania