Quanto mistero in più nel genio di Leonardo

Quanto mistero in più nel genio di Leonardo Quanto mistero in più nel genio di Leonardo Marco Rosei LEONARDO Mondadori, Milano 192 pagine, 20.000 lire LEIT motiv» ricorrente nelle più re-, centi interpretazioni di Leonardo artista è il carattere scientifico e sperimentale della sua ricerca figurativa. Anche il Rosei nella monografia per la bella collana di Mondadori dedicata ai grandi pittori, fonda la sua lettura principalmente su questo aspetto, asserendo però, in modo discutibile, che il pensiero vinciano si colloca in netto contrasto con la corrente filosofica nominalistica imperante nella Firenze degli Anni Sessanta, l'anticipa invece nel pragmatismo •universale» posizioni più attuali Ih realtà, come autorevoli studi hanno dimostrato, la visione che Leonardo ha delle arti è assai più complessa di quanto questa schematizzazione critica eccessivamente contratta lasci supporre, e d'altro canto proprio tale da giustificare la definizione di « genio misterioso e divino» coniata per l'artista dal Vasari, perseguita e potenziata sino all'Ottocento. L'ansia formale di Leonardo affonda infanti le sue radici nella tradizione détte botteghe artistiche, dove ben viva ed operante era ancora atta metà del Quattrocento la visione dell'arte e detta natura in senso medioevale, quindi tutt'altro che antinominalistica Anzi, a questo proposito è proprio il nominalismo di Ockam (inteso come lettura «mentale» e spirituale della realtà umana) con l'interpretazione religiosa della natura data da Alberto di Sassonia, a dominare la cultura fiorentina degli anni della formazione di Leonardo. Per il quale, basterebbe soltanto accennare all'importanza attribuita al •motvji» netta sua teoria vìtalisticàe panica, che è pari pari una traduzione del concetto di •impetus» occamiano, visto'come potenza incorporea, spirituale, invisibile, che pervade e anima ogni cosa, anche le immagini, e che è quindi antitetica ad ogni moderna interpretazione materialistica e riduttiva. Che tale posizione affondi nelle radici della tradizione medioevale, è rivelato inoltre dagli scritti che Leonardo •homo sansa lette- re» teneva nella sua biblioteca. La Summa naturalium di Alberto di Sassonia figurava infatti accanto all'Ars Maior di Donato; la Cosmografia di Tolomeo con ZTH istoria Naturalis di Plinio il Vecchio; la Bibbia con i Sermoni di S. Agostino. L'ancoramento alla tradizione è ulteriormente confermato dall'accettazione teorica e pratica da parte di Leonardo della teoria aristotelica dell'ut pictura poesis (pittura = poesia). Come Leon Battista Alberti e Lorenzo Ghiberti, anche Leonardo è proteso a dimostrare che ogni espressione artistica, per svelare la natura, deve fondarsi sui tre canonici momenti dell'espressione (movimento e traduzione degli affetti) dell'imitazione (della natura e degli antichi) e quindi del diletto (dello spettatore). Gianni C. Sclolla m wm • i • V /y % '• | . •' f '.. "f .•SSf.,.j**.. », . 'AK : «Fonderìa» disegno a penna di Leonardo

Persone citate: Alberto Di Sassonia, Leonardo Marco, Lorenzo Ghiberti, Maior, Vasari

Luoghi citati: Ars, Donato, Firenze, Milano, Sassonia