Fra liti e passioni nasceva il «Piccolo»

Fra liti e passioni nasceva il «Piccolo» Due testimonianze sull'attività editoriale e culturale di Bompiani Fra liti e passioni nasceva il «Piccolo» Silvana Mauri, oggi signora OKteri, è nipote di Valentino Bompiani, di cui fu a lungo collaboratrice. Tenne un diario delle varie attività e iniziative intraprese dall'editore. Per gentile concessione dell'autrice, pubblichiamo il passo che racconta la nascita del Piccolo Teatro di Milano. GIOVEDÌ' 29 marzo 1945. Presenti: U. Bompiani, M. Apollonio, P. Grassi, Rosa e Ballo, Silvana Mauri. Oggi alle due, seconda riunione per il teatro. H prof. Apollonio, richiesto per primo di parlare (si rivolgono a lui sempre con molto riguardo, un po' meno Grassi, che è giovane e non riconosce autorità), ha letto il suo programma: otto drammi «come giudizi etici» ha spiegato. Rosmersholm. Sei personaggi in cerca di autore, Il cancelliere Kroger, La sonata dei fantasmi di Strindberg, Albertina di Valentino Bompiani. La Duse di Mario Apollonio, Il lutto si addice ad Elettra, La figlia ubbidiente di Goldoni — con un breve commento per ciascuno, n gruppo iUuminerà di volta in volta con i mezzi della regìa quel che va rivelato: otto momenti etici, il pubblico esce dal teatro arricchito della mia rivelazione che interessa direttamente la sua coscienza. Mi sono accorta che l'editore alla proposta di rappresentare Albertina si è irrigidito confondendo di rossore Apollonio, cui era difficile passare anche un solo momento di adulazione. . Dopo Apollonio, Grassi legge il repertorio scelto: sei punti d'incidenza del teatro degli ultimi cinquant'annt teatro quasi ignoto in Italia. Grassi spiega di aver scelto, coerente al suo punto di vista concreto, teatrale, alter¬ nando una spettacolo e più stretta commedia di una conmedia difficile: Saroyan, I giorni della vita, Kai- r_ ser II cancelliere Kroger, Maiakovsky La cimice, Cocteau I parenti terribili (a Roma la recitano in questi giorni). Poi Giraudoux La guerra di Troia non avrà luogo. Infine Buchner La morte di Danton. _ Grassi sembra soddisfatto e persuaso della scelta. Apollonio, cercando con lo sguardo consenso e appoggio da parte dell'editore, obietta subito che il repertorio è molto intelligente, ma non ne vede la linea continuativa, il criterio etico. Mentre Ballo sostiene la scelta di Grassi, facendo rilevare la linea continuativa nell'uomo che spezza i cerchi che lo costringono, che tenta continuamente di liberarsi, Grassi si dimostrò improvvisamente contrario e accusò apertamente il senso di una differenza irriducibile tra le intenzioni del gruppo: bisogna che ognuno dica le proprie intenzioni. «Lo confesso — dice Grassi — la mia posizione è diversa. Io amo il teatro e soltanto del buon teatro voglio fare. Mi adopero perché anche in Italia diventi una cosa seria. Desidero far conoscere agli italiani cose belle e intelligenti altrove già da tempo acquisite. Confesso di non aver ben capito il vostro punto di vista, forse è pedagogico?». A questo punto l'editore propone di fare un passo indietro a ricordare com'è nata la cosa, e legge la sua relazione. Ballo, che aveva parlato pochissimo, se non per sostenere Grassi, chiede che si precisino i punti di accordo. «Occorre un manifesto. Ognuno di noi lo scriva per la prossima volta». La parola «manifesto» che già lascia perplesso l'editore, fa scattare d'ironia Apollonio. «Non credo ci sia bisogno di una simile confessione di Oxford. Ognuno si tenga la propria fede e i propri peccati. Io porto i drammi come drammi di coscienza. 10 la guido il pubblico, lo illumino. Dov'è poesia, è etica. Mi sta a cuore che il pubblico, qualunque esso sia, giudichi, e aiutarlo a giudicare. I mezzi di illuminare dove io voglio illuminare, li lascio tutti alla regia». Grassi dice che un regista valente mai si lascerà «imbeccare», dirigere. Il regista non interpreterà l'opera che nel modo in cui l'avrà compresa lui, e probabilmente anche nel senso opposto che 11 dramma ha per il critico. «Afa se pure io gliene suggerisco il senso, non resta a lui la libertà di scegliere tutti i mezzi che vuole ed esaurire il gioco della sua fantasia?» dice Bompiani. •Chi gli impedisce di rappresentare Giraudoux su uno sfondo di macerie? A proposito di macerie, ieri, passando in via degli Arditi, ho visto un teatro perfetto: i tre cortili del palazzo Visconti crollato. Nel giardino entrano trecento persone, quelle poche colonne superstiti lo sfondo e accennidi quinte. Intorno le macerie. Tra un mese rappresentiamo lì la Dama delle camelie distruggendone la falsità, la retorica, e facendo ridere il pubblico invece di piangere». Il gruppo si è improvvisamente animato attorno all'immagine già viva dello spettacolo, si è eccitato all'idea di preparare al pubblico una sorpresa, si è infervorato come un gruppo di ragazzi. Ora si propongono di ravvivare il foyer con balletti. pezzi di musica, conferenze (questo piace molto ad Apollonio perché il suo posto di critico è proprio nel foyer, a parlare della commedia). Si proponeva di mettere in scena anche un solo atto: basta un atto a distruggere un'opera e i valori che rappresenta. Grassi scherzando suggerisce di rappresentare Saroyan americano col nome di un autore italiano. Finché, rimbalzando da un'idea all'altra, salta fuori l'idea del circo in periferia. Tutti se ne innamorano: il circo, il tendone, lo squallore delle tavole, il velluto di polvere, l'odore di cavalli e di segatura bagnata. E' un'idea romantica. «Rappresentiamo La cimice, — dice Grassi — che ha già la struttura teatrale da circo». Rianimati da quest'idea, i componenti del gruppo si alzano dal tavolo per dividersi. La discussione è stata una commedia di personaggi irriducibili. Apollonio è il critico, prepotente, ansioso di prendere per il collo gli spettatori perché guardino giù nel fondo dell'opera, dove dice lui; non può rassegnarsi a starsene in silenzio durante la rappresentazione. Grassi è il teatrante, l'uomo di teatro. La sua posizione è la più netta: liberare il teatro da vecchie commedie scadenti, muovere le acque della regia condurre gli attori a una serietà professionale, abituare il gusto del pubblico, interessare al teatro. Rosa e Ballo, pronti a ogni decisione, purché si faccia. Bompiani agisce anche qui come nei libri, nei giornali, nei suoi discorsi, agisce come verso di me quando mi chiude in biblioteca a scrivere, o combina l'incontro di Franca Valeri con Diana Terrieri perché calchi le scene: con la sua volontà ansiosa di attuare e di rimediare. E' impaziente dell'inespresso e del fiacco. Grassi chiede a Bompiani la bella sala di legno chiaro, con la scala, le poltrone di Ernesto Rogers lisce come ossi e la donna abbrunata sospesa al soffitto di Nizzoli. della sede di corso Porta Nuova. Con attori valenti vuol mettere in scena II cancelliere Kroger, spostandosi poi qua e là in case private. «Teatro da camera». Bompiani acconsente. Si accorderanno sulla forma meno spiacevole per il padrone di casa di far pagare l'ingresso. Silvana Mauri

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