McCarthy: un'antiromantica si confessa

McCarthy: un'antiromantica si confessa L<z scrittrice americana varia del suo ultimo romanzo «Cannibali e missionari» JL McCarthy: un'antiromantica si confessa A 67 anni, avverte che "la saggezza è andata, la tranquillità è andata,, - E ha scritto un libro ispirato agli avvenimenti politici di prima pagina: terrorismo e sequestri - Ha preso lo spunto da un episodio del 1970, quando un gruppo di terroristi iraniani sequestrarono un quadro di Vermeer LRA—Lo scrivere, per Mary McCarthy, è centellinare. I suoi libri sono molto pensati. Ogni frase è elaborata, il vocabolo esatto è stato riesumato, non distrattamente, non attendendo che la musa si ricordasse di cosa voleva lei, la scrittrice, ricordando, ma cercando, consultando libri, dizionari, enciclopedie. Il libro è un oggetto sacro per Mary McCarthy, non si scrive in otto mesi, ma in otto anni: è un lavoro di cesello, di pazienza; il talento non basta, ci vuole la fatica. La lingua inglese si trova eccellentemente servita dalla signora McCarthy in questo suo ultimo romanzo Cannibals and missionaries («Cannibali e missionari», edito dalla Weidenfelei and Nicolson, sterline 5,95), un romanzo che esce otto anni dopo il suo Birds ofAmerica nel quale trattava i giovani e il '68; lo sfondo dell'azione in quel romanzo era Parigi. Come per Cannibals and missionaries anche per Birds of America le ricerche erano state tante; non solo le ricerche linguistiche, ma quelle oggettive, le visite di certi luoghi che il protagonista (un ragazzo americano che vive a Parigi) avrebbe visto e osservato. A volte le gite turistiche con la McCarthy hanno proprio questa motivazione: prendere note per il libro, per il dettaglio che deve essere esatto. Ma non sempre: l'appetito per l'estetica di Mary McCarthy è enorme e reso dotto dalla conoscenza, dall'esperienza, dalla lettura. La scrittrice ha una netta propensione verso il classicismo nella propria scelta e non solo letteraria ed è una naturale antiromantica: la matèria deve essere ordinata ed elaborata dall'uomo, che sia questa poesia, cibo, architettura, musica. La troviamo nelle Marche 0 nella Dordogna, nella Carinzia o nel Brabante alla ricerca di tele e chiese, di leggende e paesaggi. Conosce l'Italia bene — difetti compresi —, non ha i ciechi entusiasmi della turista a tutti 1 costi, è solo e sempre una viaggiatrice. Anzi, uno dei suoi racconti dettaglia la ricca turista americana con un gigione italiano in così fini e amari dettagli che è impossibile non riconoscere la protagonista e, con lei, un battaglione di simili dame. La McCarthy conosce, ricorda, è ordinata, classica. La fantasia è un elemento che bisogna tenere a freno — una frenetica creatura che può rovinare la linea di un disegno, di una ricetta; può soprattutto rovinare il disegno di un libro perché il romanzo, per lei, è l'opera contenuta di un intelletto attento, un affresco che comincia dalla navata sinistra e finisce con un trionfo nel catino centrale. Del resto, la vita di Mary McCarthy, le sue amicizie, i suoi rapporti sono sempre stati netti, regolati dalla tematica dell'osservazione fatta sotto la pelle e detta in fàccia, spesso con un bel sorriso. . L'osservazione è il suo donò, raffinato e perfezionato negli anni. Quando era giovane il suo tipo di osservà, zione era così crudele che il lettore sente ancora quel tipo di brivido che percorre la schiena quando l'unghia spezzata struscia il raion; oggi, in Mary McCarthy, c'è lo stesso tipo di minuziosa, penetrante osservazione, ma ingentilita con gli anni: non è più così perfida. Quel tipo di gelida e sardonica osservazione che fece di Memories of a catholic childhood un capolavoro lo ritroviamo in momenti di questo suo nuovissimo ro- manzo—il suo sesto fra trédici volumi pubblicati —- specie nella caratterizzazione di Aileen, la presidente americana di un collegio femminile. Aileen è una di quelle saccenti che dicono sempre tutto forte come i bambini con una tipica curiosità americana, spontanea e sgradevole. É nel senatore Jim Carey non si fa nessuna fatica a riconoscere il poco caritatevole ritratto del senatore Eugene McCarthy, quel politico americano amico della McCarthy e del poeta Robert Lowell, che quasi diventò candidato democratico contro Nixon. ★ ★ Nei suoi libri la McCarthy lancia una tematica, pone problemi, ma si guarda bene dal risolverli: la vita, dopotutto, non li risolve ma il conoscerli e riconoscerli già significa il superamento dell'intelletto sul disordine: il classicismo. 11 romanzo è una finzione della vita, non una riproduzione (come un quadro, come un Vermeer, un Giorgione). Mi ricordo un avvertimento suo quando seppe che stavo scrivendo il mio primo romanzo (quindici anni fa!), mi disse: «Attenzione al dialogo! Non si scrive come si parla». Il romanzo, mi spiegò, non copia la vita. Occhi chiari celtici (la sua origine è irlandese, nel New. England ha il suo ceppo), Mary McCarthy vive oggi apparentemente la vita di chi è appagato, il cui talento è istato riconosciuto, di chi ha una vita matrimoniale felice, di chi, dopo anni di stenti, può non negarsi quasi nulla. Eppure trova la vita faticosa, i suoi anni le pesano, ha perso, dice, quella serenità quasi distaccata che aveva trovato quando aveva compiuto sessantanni; oggi la fatica, il corpo rallentato, il dolore fisico, le energie diminuite la irritano. E la irrita la morte dei suoi amici, di chi le era più vicino come Hannah Arendt che per lei è stata una madre intellettuale. «Sempre di più come invecchio ho la sensazione che nella mia testa, tutte queste persone, la mia nonna, i miei compagni di scuola, i miei amici, possano sopravvivere. Sto portando le vite di tutta questa gente in giro nel mio teschio, e non sono morte fino a quando riesco a ricordarle. Naturalmente, molti dei miei amici sono morti: le due persone la cui opinione rispettavo più di ogni altra non vivono più e, in un certo senso, non ho più nessuno con cui parlare. E queste morti, più di quanto pensassi prima, hanno pesato. «Odio assolutamente essere vecchia. Raggiunsi un felicissimo periodo sei o sette anni fa (oh Dio!, ho già sessantasette anni, non è orrìbile?). Mi sentivo felice. Stavo bene fisicamente, mi sentivo saggia, serena, sentivo come se avessi imparato qualche cosa, non rimpiangevo la mia gioventù perché allora non avevo questo senso di saggezza. Ma tutto questo è andato; la saggezza è anda- ta, la tranquillità è andata». Sempre di più, cuce, realizza quanto importante sia la fisiologia sulle proprie emozioni, quanto irritabile sia diventata una cosa che, nel passato, era riuscita a controllare molto bene. Vive a Parigi con il quarto marito, il diplomatico James West, un uomo pieno di sense of humour dagli occhi chiarissimi. Si incontrarono nel '59 a Varsavia dove lei stava dando una serie di conferenze e dove lui lavorava come diplomatico; erano tutti e due altrimenti sposati, ma due anni e due divorzi più tardi si sposavano — forse il primo vero matrimonio della McCarthy: negli altri tre non c'era la stessa base d'amore maturo. La Polonia, Varsavia, è rimasto un paese amato, i West ci tornano, hanno amici, ricordi, legami. E la Polonia £ un paese piccolo, un paese-vittima, schiacciato e più volte offeso, e a Mary McCarthy piace automaticamente il debole, prende subito le sue parti, gli è simpatico, politicamente e umanamente. Vive a Parigi in un appartamento nel Quartiere Latino costruito con gli oggetti messi assieme dai loro viaggi e dai loro reciproci regali: quadri scelti assieme, oggetti comprati in Sicilia, figure di un presepe napoletano, i graziosi oggetti di pietra semipreziosa, le stoffe a fiorellini, i mobili comodi, funzionali, ma eleganti e un po' severi. In cucina regna l'ordine e i commestibili sono tutti comprati con cura, mai nel self service all'angolo o in fretta. Il pollo, al mercatino, è ruspante. Le mostarde sono squisite, le marmellate fatte artigianalmente, il pane fatto in casa, la verdura e i formaggi sono freschissimi: fare la spesa per Mary McCarthy è un rito, parte del bagaglio culturale, una mansione che bisogna fare bene, non in fretta. E quando Mary McCarthy fa la cucina — spesso, libro aperto da una .j>arte, ingredienti dall'altra, Bilancia, utensili allineati — anche quello è un lavorio esatto, una struttura nella domesticità un esperimento: non abbassarsi a mangiare il pasto tanto per nutrirsi, il cibo e la preparazione del cibo deve essere un piacere: e così anche la tavola lo sarà: le tovaglie ricamate vengono da Torcello o da Cracovia, dal mercatino del porcellino, tutte ben piegate e tenute in ordine perfetto. In quell'appartamento, James e Mary West hanno vissuto dal '62. Ogni anno, per due mesi, tornano in America, nel Maine, una regione bellissima, vicino al Canada, dove hanno una bella casa elegante a Castine, dove una volta viveva anche Robert Lowell ma dove è rimasta Elizabeth Hardwick, la saggista, e il poeta Philip Booth: Castine è situata in uno dei golfi più belli del Nord, gli uccelli, le foreste, le foche sono nel primo capitolo di «Birds of America». E dopo la fine di quest'anno, quando James West andrà in pensione, nel Maine potranno andare più spesso. Anche se non è che la McCarthy bruci di voglia di tornare negli Stati Uniti. .Dice, anzi, che ormai dell'America non sa niente, che non riesce a riprodurre il linguaggio dei giovani americani e i loro problemi, perché li ignora. E di Castine dice che non è America. Nel Maine la scrittrice prepara i breakfast con frittelle di mirtilli, omelettes con le verdure fresche coltivate nell'orto e non c'è contrasto tra la donna del Maine e l'intellettuale, la cosmopolita: il pasto, il breakfast diventa un rito intellettuale perfetto: dai tovaglioli al vasellame. Anche gli aranci spremuti nei bei bicchieri di cristallo rivendicano la loro natura, privilegiata, la loro origine classicheggiante. Questo suo Cannibals and missionaries che ha finito a Roma all'Accademia americana dove ha passato due mesi, ha una bella copertina, scelta con oculatezza, un vasto piatto panorama olandése di Philips Koninck: l'arte, l'Olanda, sono protagonisti. L'azione ha luogo nel 1975 e racconta la storia di un gruppo di otto liberali (nel senso anglosassone, non parlamentare italiano) tra i quali sei sono americani, uno inglese e uno olandese. D gruppo è suila via dell'Iran per investigare la tortura della Savak, la polizia segreta dello Scià, quando l'aereo viene dirottato da un gruppo misto di terroristi. E' un giallo? «Non so. Certo è pieno di suspense», dice la scrittrice. Quando i terroristi sono riusciti a far atterrare l'aereo all'aeroporto di Schiphol, capiscono che oltre al comitato dei liberali, l'aereo contiene un altro carico ben più prezioso: ricchi americani collezionisti di opere d'arte, che stanno andando a visitare l'Iran. Questo Cannibals and missionaries che la McCarthy ha iniziato a scrivere nel novembre del '74 è stato ispirato da un bizzarro caso che accadde nei primi anni del '70 quando i terroristi dell'Iran sequestrarono un quadro di Vermeer nel museo londinese di Kenwood e tagliarono delle striscioline del quadro mandandole — una dopo l'altra — ad un giornale e minacciando di «uccidere» il capolavoro a meno che non fossero liberati due prigionieri politici, il quadro fu poi misteriosamente ritrovato in un chiosco e non ci fu nessun arresto. «72 pubblico era affascinato, preso. Ci fu il panico, più che per l'orecchio di Paul Getty o per Patty Hearst perché quel quadro non era rimpiazsabile». Ma neanche l'orecchio di Paul Getty era rimpiazzabile, poveretto. Difatti, uno dei temi del libro (il cui titolo deriva dal nome di un gioco che i prigionieri fanno per ammazzare il tempo — un gioco che desta ulteriore ambiguità sul ruolo dei prigionieri e dei carcerieri) è proprio quello: l'etica. Un'opera d'arte ha maggior valore della vita umana? «Tutti i miei libri, in qualche modo, trattano la politica, ma suppongo che questo sia il primo che parla direttamente di quanto si potrebbe definire materiale da prima pagina, terrorismo, sequestri e così via. Ho incontrato una sola persona che è stata veramente sequestrata ma, naturalmente, quando cominciò il sequestro politico — non più aerei che salta- Gaia Servadio (Continua a pag. 4) «Lettera d'amore» di Jan Vermeer