Qualche idea in più sul nostro cervello

Qualche idea in più sul nostro cervello Uno scienziato Premio Nobel ci guida tra i misteri della percezione Qualche idea in più sul nostro cervello Ragnar Granit LE FINALITÀ' DEL CERVELLO Boringhieri, Torino, 227 pagine,,3500 lire RAGNAR Granit ha fatto ricerche affascinanti sulla percezione e i suoi meccanismi. Ha preso il Nobel nel 1967 per le sue ricerche sulla fisiologia dell'occhio. Questo suo libro è importante per chiunque voglia capire la natura in generale e, in particolare, voglia avere almeno qualche idea su di un elemento così eccezionale e curioso come il cervello umano. Forse Granit ha cercato di fare troppe cose. Ha cercato di spiegare cosa si è capito dei meccanismi per mezzo dei quali il cervello riceve informazioni e genera comandi per vari organi del corpo. Ha cercato anche di raccontare quando e come le cose si sono capite, chi le ha capite bene e chi le ha solo intuite e chi ha preso il premio Nobel per le sue scoperte. E' riuscito sicuramente a comunicare ai non esperti alcuni concetti essenziali. H non esperto-non riesce ad afferrare del tutto le ragioni per cui certe situazioni sono interpretate in certi modi o certe proposizioni sono considerate come molto probabilmente vere. Però si capiscono parecchie descrizioni (anche aneddotiche) e si seguono parecchi ragionamenti interessanti. Fatalmente alcune conclusioni vengono accettate come plausibili sulla parola dell'autore — corroborata dalla sua chiara fama: anche quando paiono paradossali, si intuisce che ci sono solide ragioni per sostenerle. E' questo il caso della discussione sul finalismo, sul caso e sulla causalità. E' dubbio se le più ragionevoli risposte che si possono dare alle questioni sul perché l'evoluzione del sistema nervoso dalle forme più primitive si sia svolta in certi modi, rispecchino effettivamente adattamenti a fattori ambientali esistiti nel passato. Vale la pena, però, di formulare queste spiegazioni in termini di finalismo e di invenzioni della natura fatte per ottenere certi risultati. Granit spiega che questi non sono veri strumenti di lavoro — ma solo punti divista, che, però, servono appunto a vedere meglio le cose. Le cose che non si sanno sul cervello umano sono moltissime. Però sono molte anche quelle che qualcuno (come Granit e. altri • neurofisiologi) sa e che noi tutti dovremmo cominciare ad imparare. Granit ne spiega bene parecchie. Spiega come diversi tipi di motoneuroni possano specializzare qualunque muscolo a cui vengano collegati a funzionare come lento (e più forte) oppure co- ' me veloce e più facilmente affaticabile. Spiega quanto siamo ancora lontani dal capire le regole e la struttura della ridondanza delle funzioni e delle cellule nervose e cerebrali.' Abbiamo nell'occhio circa 5 milioni di coni e 125 milioni di bastoncelli. Nel nervo ottico ci sono .circa un milione di fibre nervose. Ogni fibra si connette a 5000 neuroni nell'area visiva primaria e ciascuno di questi neuroni è collegato a 4000 altri neuroni. Dato che il numero totale di neuroni è di 10 miliardi circa, si:vede bene che c'è una grossa ridondanza Come funzioni non si capisce ancora. Si capisce, però, che la creazione di gerarchie in questa ridondanza è una componente del processo evoluzionistico. Non.c'è dualismo fra anima e corpo: c'è un pluralismo fra i multiformi scopi e interpretazioni del sistema nervoso centrale. Granit spiega bene che le interpretazioni cibernetiche funzionano a posteriori, quando si è già capito bene come funzionano i fenomeni, ma servono poco come mezzi di indagine, perché le formule non sodo note o non lo sono i numeri da metterci dentro. 7 Ci sono molte altre idee, molti altri dati, molti altri spunti in questo libro -r- e bisogna ragionarseli spesso con calma rileggendo il testo più volte. Ne vale la pena. Noi capiamo il mondo in modi strani e spesso per similitudini: quindi abbiamo bisogno di tanti modelli anche solamente per pensarne dei dettagli. Per pensare dettagli complicati, abbiamo bisogno di aver conosciuto oggetti e processi complicati. A pagina 166 Granit nota che «senza i dati anatomici che ci porterebbero oltre i limiti di questo libro è impossibile andare oltre». Purtroppo ci va spesso oltre. Specialmente nella parte centrale del libro mi è successo spesso di capire poco, proprio per mancanza di conoscenze anatòmiche. Le cose di cui parla Granit sono così importanti e interessanti che per capirci qualcosa faremmo bene anche a imparare un po' di anatomia, perché non possiamo attenderci che lui ci insegni anche l'anatomia in poco più di 200 pagine. Roberto Vacca

Persone citate: Boringhieri, Nobel, Roberto Vacca

Luoghi citati: Torino