Orfeo si perde a Manhattan di Giovanni Tesio

Orfeo si perde a Manhattan Le poesie di Ernesto Calzavara Orfeo si perde a Manhattan L Ernesto Calzavara ANALFABETO Società di poesia Guanda, Milano, 134 pagine, 4000 lire A poesia italiana del Novecento deve al dialetto alcune delle sue voci più significative. Basti pensare a poeti come Di Giacomo, Noventa, Tessa, Marin, Giotti, Pasolini, che sono riusciti a superare in modi diversi il ricatto dei sentimenti, la facile cantabilità, la pigrizia inventiva e hanno raggiunto esiti assoluti di originalità e di vigore. Ernesto Calzavara è ben degno di appartenere al gruppetto. La sua ultima raccolta, Analfabeto, stampata di fresco per iniziativa dell'editore Guanda, pone il lettore di fronte a un poeta maturo, capace di dominare il suo mondo, di imprimergli il marchio di un'espressione sicura, personale. Nato a Treviso nel 1907, Calzavara si è trasferito presto a Milano per esercitarvi la professione di avvocato. Nel '46 ha stampato la sua prima raccolta poetica, Il tempo non passa, in italiano. In lingua sono anche le raccolte successive: / fiori di carta (1947) e II nuovo mondo (1948). La scoperta di un poemetto veneto trecentesco, El pianto de la Verzene Maria di Fra Énselmino di Montebelluna, di cui cura l'edizione (1950) segna una nuova fase di ricerca. Nel '60 pubblica le sue prime Poesie dialettali. Sviluppa a poco a poco l'esigenza di approfondire la sua ricerca espressiva, di riflettere sul senso del suo mestiere di poeta, di sperimentare. Nasce così l'innesto della sua poesia sul tronco della poesia moderna europea e americana. Molto si ispira a Delio Tessa; scavalca le angustie della molta poesia dialettale d'evasione per un più problematico incontro di culture. Pubblica di tanto in tanto esili plaquettes nelle edizioni preziose di Vanni Scheiwiller: E. Parole.mate, parole povare (1967), Come se. Infralogie (1974) e, un po' a parte, Cembalo scrivano (1977), un ingegnoso libretto di acuti ideogrammi. Analfabeto costituisce l'esito ultimo e più impegnativo della poesia di Calzavara. Completa il processo di decantazione dei richiami ancestrali, delle suggestioni della «Marca» che segnavano profondamente i primi passi. Il gioco epigrammatico e ironico dei contrasti, degli accostamenti sperimentali, dei reperti dissociativi e fonosimbolici si affina, tocca vertici espressivi. Niente sgorga all'impronta in questa poesia che diventa calcolo matematico. L'impasto linguistico si scaltrisce, è alta la frequenza di termini scientifici e settoriali. Sembra fatta per piacere a Contini. Le cadenze del dialetto fungono da cassa armonica, stendono un velo di dolcezza pungente sulle filosofeggianti considerazioni del poeta. Ne vien fuori uno sperimentalismo giocoso, vivacissimo. Nel mondo poetico di Calzavara, anche i miti si aggiornano. E' bellissimo il suo Orfeo a Manhattan, che con l'elettrohra si sforza di dare un poco di ambigua serenità a questo mondo invasato e parossistico. Giovanni Tesio

Luoghi citati: Milano, Montebelluna, Treviso