«Collegare l'Università alle esigenze del lavoro»

«Collegare l'Università alle esigenze del lavoro» «Collegare l'Università alle esigenze del lavoro» Al senatore Giovanni Spadolini, ora segretario del partito repubblicano, abbiamo rivolto alcune domande sui problemi della scuola. . — Qua! è il problema più difficile che ha dovuto affrontare mentre era ministro della Pubblica Istruzione? «I drammi e le lacerazioni in cui si dibatte l'Università costituiscono un problema sconvolgente, in grado di corrompere e deformare il volto della società italiana per molti anni a venire. Il malessere e le frustraziini degli studenti si sommano alle ansie, talvolta giustificate, dei precari. Sono gli effetti perversi delle liberalizzazioni mdiscriminate decise alla fine degli anni '60. Nella mia breve esperienza governativa ho rimesso in moto il meccanismo dei concorsi, bloccati da anni, riaprendo sbocchi ai giovani capaci e meritevoli che intendono dedicarsi all'insegnamento universitario. H cammino della riforma universitaria è ancora lungo e irto di difficoltà». — C'è gente che critica a fondo l'Università, dice che è ormai nn organismo insanabile. Secondo lei, c'è una terapia efficace? E qua! è? «L'Università non è irrecuperabile. Ho trovato una classe docente responsabile e consapevole, che vive e lavora in condizioni di estrema incertezza. Basti pensare ai professori di Padova. Rammento ancora con commozione la mia visita in quella città martoriata. I problemi sono immensi e richiedono uno sforzo di tutte le forze politiche e sociali in ordine a precisi obiettivi. In primo luogo: raccordare l'Università alle esigenze del mondo del lavoro, secondo uno schema di program¬ mazione proprio di tutte le democrazie" .industriali. La disoccupazione giovanile di massa è il prodotto di troppi ritardi e di troppi rinvìi: una responsabilità dei partiti non meno che delle forze sindacali ». — In questi anni, insieme con la giusta istruzione di massa, si è costrutto un «mito della laurea», quasi fosse un obbligo per tutti conseguirla. E si è «valutato sempre di più il lavoro manuale. Lei che ne dice? , «L'istruzione di massa è una conquista, irrinunciabile della democrazia moderna.; Non abbiamo alcuna nostalgia per la vecchia società elitaria e censitaria. Ma il mito della laurea (una laurea oggi-dequalificata) non ha nulla da spartire con i. principi di un'istruzione moderna e aggiornata. La fuga dai lavori manuali, pur comprensibile, rischia di risolversi in un grave danno per gli stessi giovani, perché fornisce nuove reclute all'esercito dei disoccupati, o dei sottoccupati Alla schiera dei «mezzi dottori». — La fuga dei cervelli dai nostri Atenei si è accentuata in questi ultimi anni? «La fuga dei cervelli dalle università italiane è un problema reale. Le sue radici sono hello sfascio degli atenei, nello scadimento dei gabinetti scientifici, nelle aule sovraffollate, nelle minacce, nelle violenze, negli atti del terrorismo. H caso di Bruno Zevi è emblematico al riguardo. Ma è opportuno non generalizzare. Non dimentichiamo, come ammonisce Norberto Bobbio, quei docenti che restano al loro posto al prezzo di gravi sacrifici personali, custodendo per il domani la speranza di una scuola e di un'Università .migliori delle attuali». e. g.

Persone citate: Bruno Zevi, Giovanni Spadolini, Norberto Bobbio

Luoghi citati: Padova