I mille perché dell'infanzia

I mille perché dell'infanzia Come dialogare con i bambini I mille perché dell'infanzia Joan Tough PARLIAMO COI BAMBINI La Nuova Italia, Firenze 141 pagine, 3200 lire «L E parole hanno una vita così breve che spesso si perdono prima che si abbia il tempo di esaminarle fino in fondo». Così l'inglese Joan Tough, insegnante e formatrice di educatori, affronta uno dei problemi che sono oggi al centro dell'interesse di psicologi e pedagogisti, affermando l'importanza e la necessità di «parlare». con i bambini e di «ascoltare» i bambini. Ma in che modo genitori e insegnanti devono affrontare questo costante e continuo dialogo, il solo che permetta al bambino di sviluppare il suo potenziale linguistico? E' innanzi tutto indispensabile la consapevolezza delle funzioni che il linguaggio assolve nello sviluppo infantile, che vanno da quelle eminentemente sociali (sviluppare la cooperazione, coordinare l'azione, ecc.) a, quelle più propriamente mentali (è per mezzo del linguaggio che il bambino impara ad analizzare, esaminare, scegliere, discriminare). n libro si snoda con molta agilità, non è appesantito da riferimenti teorici e bibliografici, si avvale di un'esposizione semplice e lineare, corredata da molti esempi tratti dalla vita di tutti i giorni. Anche se non è difficile cogliervi il riferimento a teorie consolidate e ad autori ben noti; basti pensare a quanto la Tough dice a proposito del bambino che parla con se stesso o ai rapporti tra pensiero e linguaggio perché si faccia immediato riferimento ad autori come Piaget o Vygotskij. Un altro pregio di questo piccolo libro è quello di non fornire ricette, ma di volersi semplicemente porre come uno stimolo affinché l'adulto rifletta sull'importanza che ha da un lato il suo parlare con i bambini e dall'altro la sua osservazione del linguaggio infantile.; Sembra anzi che, per l'autrice, ascoltare sia più impoi tante che parlare, poiché attraverso l'ascolto attento e discreto l'insegnante potrà conoscere le eventuali difficoltà in cui si dibatte il bambino e trovare il modo di aiutarlo. Pur mancando ricette precise, vengono tuttavia proposte all'insegnante diverse strategie che hsnno come obiettivo la stimolazióne verbale del bambino. Come quando si sostiene la maggiore efficacia delle domande indirette rispetto a quelle dirette, in quanto le prime evitano il pericolo di frustrazioni e danno al-piccolo l'impressione che un eventuale rifiuto di rispondere non sia nulla di disastroso. Oppure quando si analizzano con particolare acume i possìbili tipi di risposta che gli adulti forniscono ai «perché» dei bambini, con la raccomandazione di evitare affermazioni del tipo «perché lo dico io» o «perché sì», che non dicono nulla e non aiutano il barn- \ bino ad approfondire le cau- \ se dei fenomeni ^ Fon2,

Persone citate: Joan Tough, Piaget

Luoghi citati: Firenze, Italia