Le stelle sono bugiarde?

Le stelle sono bugiarde? Processo all'astrologia: chi la difende e chi l'attacca Le stelle sono bugiarde? " Jean Mais L'ASTROLOGIA ALLA SBARRA Mursia, Milano, pagina 220, lira 7500 Ugo Volli RETORICA DELLE STELLE Editoriale L'Espresso, Milano, 147 pagine, 3000 lire DUE libri di recente pubblicazione mi inducono a riprendere un discorso già svolto, e non solo sulle pagine di questo giornale. Si tratta di due libri di astrologia, opposti nelle tesi e negli intendimenti, che confermano le reazioni viscerali che la disciplina suscita nei sostenitori come negli oppositori. Poiché scetticismo, distacco è dissacrazione sono gli atteggiamenti più comuni del costume critico contemporaneo, questa dicotomia di amore-odio risulta così insolita da suscitare curiosità e interesse. I due libri in questione: «L'Astrologia alla sbarra» di Jean Mais e «Retorica delle Stelle» di Ugo Volli non potrebbero, essere più diversi II primo, nonostante il tìtolo provocatorio, è una appassionata, a volte enfatica, a volte dotta difesa dell'astrologia. Mars, che fa il punto delle costanti storiche che legano l'astrologia alle discipline esoteriche, giunge a sostenere che: «l'Astrologia è un metodo, un timone per imparare a dirigere ìe-noitreAfite{...) è vocabolario e grammatica (...) la più efficace scuola dell'Ego, che mai sia stata a disposizione di chi voglia studiarla per servirsene». Di ben diversa opinione è Ugo Volli, che affronta l'argomento con il dòtto piglio dello studioso di semiotica. Pur non avendo rinunciato alla tentazione di autorecensirsi sulYEspresso (n. 39) e di agganciare il suo seriosissimo testo alla polemica di piazza che sull'astrologia da tempo imperversa, il Volli si presenta con delle credenziali di tutto rispetto. Nel libro infatti dichiara di non voler immischiarsi in questioni che riguardano la validità del sistema astrologico, né tanto meno la verità (o la falsità) delle predizioni che ne costituiscono l'applicazione pratica, bensì di propor- re, e per la prima volta, una «analisi semiotica della macchina astrologica*. In parole più semplici Volli, constatato che «l'astrologia prevede male o non prevede affatto, riesce però a vendersi ottimamente perché come apparato persuasivo funziona ottimamente», si preoccupa di studiarla come «oggetto culturale» nei suoi meccanismi interni e nella sua collocazione tra le branche del Sapere Contemporàneo. Il proposito, che-ove fosse stato suffragato da un'oggettiva disanima sarebbe stato lodevolissimo, appare piuttosto viziato da giudizi e pregiudizi aprioristici. Per citarne qualcuno basta soffermarsi sulla definizione, su cui si basa tutta la susseguente analisi del Volli, per cui l'astrologia sarebbe «ima macchina per produrre testi divinatori». Tale definizione sta all'astrologia come una caricatura sta al soggetto che rappresenta. Dai suoi lontanissimi primordi l'astrologia è stata ed è una cosmogonia, cioè una concezione dell'Universo, e tale viene considerata da tutti gli studiosi che se ne sono occupati in tempi antichi o recenti Basti ricordare ciò che ne ha detto Ernest Cassirer, un non oscuro filosofo tedesco: «L'astrologia è uno dei più grandiosi tentativi che mai siano stati usati dallo spirito umano per dare una rappresentazione globale del mondo» («Be- grifsformen des mytischen Denken», Lipsia 1922). In secondo luogo Volli si preoccupa di avvertirci che l'astrologia non è scienza, cosa che, oltre a essere evidente per la natura stessa della disciplina, la quale si basa su valori qualitativi e non quantitativi (propri appunto della scienza), è stata ripetutamente affermata in ogni testo astrologico di qualche risonanza (Eugenio Garin; Aby Warburg; Dane Rudhyar; John Addey, ecc.). Li terzo luogo nella «Retorica delle Stelle» si apprende che le statistiche, compiute dagli astrologi per confermare il corpo empirico di cui dispone la disciplina millenaria, non sono reperibili, o non attendibili, o inesatte. Stupisce che uno studioso del livello del Volli, con la sua dimestichezza a esaminare le fonti, liquidi in una nota a pie pagina, colma di inesattezze, le statistiche compiute da Michel Gauguelin (su 30.000 e non su 3000 casi) integralmente pubblicate, verificate e confermate dalla Sorbona ed altre Università equipollenti. Infine, benché l'autore riconosca che «la macchina astrologica è assai ben calibrata, vive di un equilibrio unico fra precisione geometrica e analogia universale, ha una "carrozzeria" sintattita rigidissima e un "motore" semantico estremamente elastico», si affretta ad aggiungere che «l'oroscopo» è un guazzabuglio che contiene tutto e il contrario di tutto si sarebbe tentati di chiedergli come mai da una sana premessa derivi tanto disastro; e anche, perché in un testo di tanta sottigliezza non si siano analizzati dei temi natali (oroscopi) confrontandoli con le personalità dei soggetti per cui sono stati eretti. Se l'applicazione pratica dell'astrologia (che interessa ai più) fosse davvero così arbitraria, «la forza persuasiva» dell'astrologia sarebbe cessata da un pezzo. Quanto all'aspetto teorico vorremmo ripetere con Garin che «l'astrologia è luogo esemplare di incontro, e di scontro, tra logica e magia,-fra matematica e mitologia, fra Atene e Alessandria. Senonché salvare Atene, da Alessandria non è compito facile, perché non facile è vedere dove finisce Atene qdove comincia Alessandria». Serena Foglia

Luoghi citati: Alessandria, Atene, Milano