Parabola rivoluzionaria

Parabola rivoluzionaria Parabola rivoluzionaria L9 UNDICESIMO volume di Freud-Opere conclude la grande opera freudiana di Boringhieri: ciò merita sia specialmente salutato, anche in piazza vorrei dire, dato che anche datisi viene sul divano, non quello disegnato da Le Corbusier ma quello ribattezzato da Freud. A presentare il volume, Tuttolibri ha scelto il breve e letterariamente magnifico saggio del 1931, L'acquisizione del fuoco: a ragione, penso, e non solo perché breve, ma per imotivi che seguono. Il X volume delle stesse Opere si chiude — come si dice: attendere la prossima puntata — con II disagio della civiltà, 1929. Da un suo passo prende le mosse Freud per questo nuovo saggio. Ma già prima, 1914 — anticipazione freudiana che anticipo sulle righe che seguono, per mostrare subito che questi pensieri freudiani hanno radici lontane — Freud scriveva in Per la storia del movimento psico-analitico, 1914: «l'umanità, oppressa dal giogo delle proprie esigenze sessuali, è pronta ad accettare tutto, purché le si faccia balenare il miraggio del "superamento della sessualità"». Centrale è, nelle poche pagine di una straordinaria ricchezza de L'acquisizione del fuoco, il tema, quanto misconosciuto, del «voluttuoso agone con un altro fallo» (ivi), o, in Disagio della civiltà, vol.X, p. 581, del •dilettarsi della potenza virile in voluttuoso agone con un altro fallo». E'giusto chiedersi dove è stato relegato il Freud che scrive queste cose. Tema che ritorna illustrato in uno dei pochi veri grandi film di quest'anno, Eagle's Wing di Anthony Harvey, tradotto da noi con Io, grande cacciatore. Tema che segnalo, ma che qui lascerò in negativo, come già ho fatto in un mio scritto su questo saggio di Freud, in cui parlo di un Freud «pensatore delle istituzioni». Tale è Freud, inseparabilmente dal Freud clinico e teorico della «psicopatologia». In poche righe proverò a spremere il succo. Freud è divenuto noto come colui che ha trattato come attuale, cioè non come mito, il mito greco di Edipo (e, a rimorchio di questo, altri miti greci, in particolare quelli della saga tebana). Ebbene: in questo saggio Freud analizza un altro mito, parimenti attuale cioè attivo, che è poi un'altra famiglia di miti, quello di Prometeo, da considerarsi come l'altra faccia di quello edipico. Ambedue appartengono alla Kultur, alla «Civiltà». Chiunque legga queste pagine di Freud si ' trova di fronte ad un rovesciamento, come ad un colossale colpo di scena: l'eroe-della-civiltà, il liberatore, Prometeo, continuato e perfezionato dal secondo eroe-della-civiltà, Ercole, è peggio che destituito da Freud: questi, come in una Rivoluzione Culturale, smaschera e degrada l'eroe della storie a «traditore del popolo». Si pensi, sólo per farsi un'idea della portata di questa «rivoluzione» freudiana, al posto che hanno nella nostra lingua così come nelle piti opposte ideologie, aggettivi come «prometeico», «titanico», «eroico», ecc. Prometeo «liberatore»?, «donatore»?, «benefattore»?. Niente affatto, risponde Freud: «Chi è qui la parte lesa, il truffato? Sono gli dèi i truffati!». Ma chi sono gli dèi? «La vita pulsionale, ITSs, è il dio truffato. Nella leggenda una voglia umana è commutata in un privilegio divino». E poi: la truffa è stata troppo scoperta oltre che grave, e Inumanità pulsionale» rischia di reagire violentemente? Ebbene, conclude Freud, ecco la funzione «culturale» o «civile» del secondo «eroe»: «è come se l'azione di un eroe fosse portata à buon termine dall'altro», «Prometeo aveva vietata l'estinzione del fuoco, Eracle l'ha liberalizzata contro il pericolo di minaccioso incendio», «reazione di un tempo più maturo della civiltà». Penso che questo saggio la dica lunga sul pensiero civile (cioè sulla «Civiltà») di Freud: tanto che più d'una volta non ho potuto proibirmi nel leggerlo di pensare a Leo Strauss in Persecution and the Art of writing sostenitore, a proposito degli scrittori del '600, di una stretta correlazione fra Art of writing .dissimulatoria, e persecuzione minacciata dall'autore. Ma quale «persecuzione» poteva toccare Freud? Certo, quella che in forme diverse e in ogni tempo colpisce sempre l'innovatore o il rivoluzionario, e tanto più nell'antisemitismo mitteleuropeo. Ma non penso che la «persecuzione» che induceva Freud alla sua. Art of writing fosse anzitutto questa, ma piuttosto quella che egli stesso ha individuato come resistenza, e come resistenza alla psico-analisi come tale. Freud vuole «aggirarla». Ecco perché penso che la particolare Art di Freud in questo saggio, fra le diverse sue Arts di scrittura, sia quella della parabola. E non solo in questo saggio: in cui egli porta sì alla luce il «contenuto latente» del mito, ma per lasciarne, in alito modo, in altra Art, latente la verità. Tutto ciò mi fa anche dire: consideriamo pure Freud «grande», ma nient'affatto «prometeico» né «titanico». Della ricchezza condensata in questo straordinario scritto, ha valorizzato in altra sede altri aspetti, correlati al precedente, e particolarmente quelli, ricorrenti in Freud e in modo coerente, della Kultur della libertà, del diritto. E anche dell'etica, da non confondere col diritto, distinzione che Freud sa operare. Solo una parola su questo punto. Si noti: in queste pagine di Freud non c'è donna, il che sembrerebbe andare a favore delle note idi non sempre immotivate proteste femminili circa le propensioni mascolino-falliche di Freud; come pure, spira vento di privilegiamento dell'omosessualità maschile che, oltre a confermare le precedenti, farebbe aggrottare altri, anche fra gli analisti. Ma c'è un altro aspetto che non va trascurato: qui non si tratta tanto di considerare che non c'è donna, — né, come nel film sunnominato, che c'è equivalenza di principio donna-denaro-cavallo, beni uno dei quali verrà prescelto ad libitum dagli antagonisti —, ma che ciò che scompare è la superiorità ontólo-. gica di un «bene» o un «oggetto» su un altro. Con una conseguenza: che la lotta fra antagonisti non è lotta à morte. L'epica desumibile da Freud non è che non c'è bene ma che non c'è sommo bene: neppure sessuale. Giacomo Contri Sigmund Freud con la figlia Anna al suo arrivo a Londra

Luoghi citati: Londra