Amore e morte al sole di Roma

Amore e morte al sole di Roma Un nuovo romanzo di Tugnoli Amore e morte al sole di Roma Giuseppe Tugnoli AL SOLE DI SETTEMBRE Rizzoli, Milano 255 pagine, 7500 lire MEGLIO, indubbiamente, di «Adua», di cui l'anno scorso si parlò non poco. Diremmo soprattutto per virtù della scrittura. Nell'insieme, messo un romanzo vicino all'altro, sommate le virtù e i difetti, considerate le molte pagine (Tugnoli concepisce in grande, tira all'affresco non alla scena o al bozzetto), per cui un giudizio globale sembra potere scaturire legittimo —un giudizio sul peso specifico di uno scrittore nuovo nell'area della narrativa italiana contemporanea — diremmo che il Tugnoli, qualunque sia il suo vero nome, medico negli Stati Uniti da più di vent'anni, vicentino di genitori bolognesi, è un buon manierista. E da manierista leviga le strutture che i suoi maestri gli hanno tramandato: in questo caso il romanzo storico ottocentesco, o il romanzo ottocentesco semplicemente, con una spruzzatina di decadentismo, giù nei penetrali delle anime, dove balugina il nero di qualche abisso o si sperde il velo nebbioso della pura infelicità del vivere. Del marchese Monaldo Mazza Cerati, meno che trentenne, nobiltà nera romana, cocciuto a dare tutto se stesso e le sue sostanze alla causa perduta del Papa, mentre sprofonda nello sfinimento morale e fisico, qualcuno dice: «E' un povero infelice». E dileguerà, infatti in una misteriosa malattia, che è sua e forse di parte della sua classe, come avviene quando la Storia volta pagina e qualcuno ri- mane schiacciato per sua compiaciuta volontà o per sventura. n sole di settembre di Tugnoli è quello che intiepidiva Roma alla fine dell'estate del 1870. D nocciolo privato e storico della vicenda coincide con la breccia di Porta Pia. La vicenda che Tugnoli allestisce, chiamando sulla scena nomi ben noti dell'aristocrazia romana, della diplomazia internazionale (come avviene durante un ricevimento ad apertura di libro, con evidente analogia con grandi classici del romanzo del secolo passato) e a un certo punto nientemeno che il Papa, un Pio IX idropico e ipocondriaco, si regge su un paio di storie d'amore destinate a finire tristemente e sulla fine di due tra i protagonisti: Monaldo e Letizia, la giovane che è stata ingravidata da Cencio, un popolano amante di Virginia moglie di Monaldo, chiamato vilmente a entrare nelle file della decrepita aristocrazia, lui che era stato carezzato dal sogno della rivoluzione. Amore, morte, malattia, rivoluzione mancata, sullo sfondo del crollo del potere temporale della Chiesa, un sole crepuscolare dunque, radente sui colli e sulle terrazze di Roma, che chiarisce in modo sufficiente la sensibilità dell'autore, quello che una volta si diceva il sentimento della vita. Tutto questo nel giro temporale, di poche settimane, con palese volontà unificatrice, e con maliziosa infiltrazione epistolare, ricorrendo il romanzo in due occasioni a questo mezzo per spostare l'angolo visuale e chiamare in causa alcuni personaggi direttamente. Ora, il libro si legge bene, i personaggi hanno una loro fisionomia coerente, e i fatti posseggono un'evidente plausibilità storica; alcuni scorci hanno vigore (i delitti di quei banditi coi quali il giovane Monaldo si trovò mescolato prima del 70, per esempio) e la figura di Virginia, soprattutto, ha spicco. Quando si dice manierismo si intende dire che ci si trova sospinti indietro, verso un mondo già noto, benché ammantato di indiscutibile mestiere letterario. lì romanzo non è un corpo statico né morto, come non è morta e immobile la realtà. Nella sua lunga storia infiniti modelli sono stati consumati. Tugnoli sembra cresciuto in un'altra Italia, in un altro continente addirittura. Un emigrante rimasto fedele all'unico mondò conosciuto, un tempo, oltre il quale sia il vuoto. E' vero che c'è da noi un ritorno del romanzo storico, particolarmente medioevale: ma i casi sono riconducibili a una metafora del nostro presente: pretesti per sfogarsi magari meglio sulle necessità e sui mali d'oggi Tugnoli invéce ci sembra persegua finalità esistenziali ma retrodatate come il mondo storico che le accoglie. , C'è però — forse — editorialmente un motivo che giustifica l'apparizione dì uh romanzo come questo, s'è diffuso un eerto gusto non solo del passato storico ma dei capovolgimento delle sorti storiche ; si ama insomma metterei nei panni dei perdenti o del conservatori. Sarà forse una reazione all'immersione demagogica a eui ci hanno costretto la Vita politica e la cultura dominante. C'è SpeSSO Un Gattopardo in agguato e Tugnoli viene od affiancarsi a Cer- foly. Sono accostamenti in» ubbiomente arbitrari però la temperie esiste. Claudio Marablnl

Luoghi citati: Italia, Milano, Roma, Stati Uniti, Virginia