Il quartiere entra in classe di Luciano Genta

Il quartiere entra in classe L'esperienza di Modena Il quartiere entra in classe MODENA —Si calcola che in Italia le biblioteche scolastiche siano 40 mila: ma è una stima approssimativa, perché non esiste ancora alcuna indagine precisa. Esse assorbono in finanziamenti circa mezzo miliardo del bilancio statale, raccolgono complessivamente 50 milioni di libri ed hanno un'utenza potenziale di migliaia di giovani' ma spesso sono depositi disordinati, riempiti da donazioni di anticaglie, fondi di magazzino, opere i cui autori possono concorrere per filma con i capolavori preferiti da don Ferrante. Se questa è la regola, ripetuta a memoria in decine di convegni, esistono però sempre più numerose le eccezioni. Prendiamo il caso di Modena. Qui, ragionando sui dati piuttosto sconfortanti di un'inchiesta condotta nelle scuole nel '76-77, il Comune si è accorto che per le biblioteche delle elementari stanziava ogni anno soldi che finivano sprecati Si è posto quindi il problema di come «ottimizzare» la spesa, riorganizzando e riqualificando un servizio importante che rischiava di star lì ad ammuffire. L'obiettivo minimo iniziale è stato quello di procurare a tutte le scuole i «libri di base», scelti in rapporto a effettivi piani di lavoro didattico: per questo si è avviata una stretta collaborazione tra organi collegiali e biblioteche di quartiere. Nella città emiliana esiste infatti fin dal '68 un servizio decentrato di pubblica lettura, che si articola oggi in dodici biblioteche di quartiere: un patrimonio bibliografico di oltre 90 mila volumi, con un incremento costante degli iscritti (5000 in più ogni anno), che hanno superato nel '77Ì35 mila. I libri distribuiti in lettura sono stati finora circa 100 mila. Ogni biblioteca ha un'autonoma commissione di gestione, composta da cittadini eletti in pubbliche assemblee, e funziona come «centro di attività culturali, di educazione permanente e aggiornamento scientifico», organizzando dibattiti, mostre, cicli di film e spettacoli teatrali 3F* Nella sede del Coordinamento cittadino, uno sguardo agli ultimi manifesti pubblicitari dà subito l'idea di quanto siano varie queste iniziative: si va dalla storia della fotografia alla rassegna del teatro comico, dai film di montagna alla conferenza sulla Repubblica di Weimar. Di recente ha avuto un notevole successo una serie di incontri su «Donne e letteratura», con un seminario su Virginia Woolf. «Sono iniziative piccole, costruite lentamente, dal basso, spesso da gruppi autogestiti — osserva Maria Teresa Severini, una delle giovani e dinamiche operatrici del Coordinamento biblioteche — Le si organizza per mesi, con pazienza, raccogliendo documenta«. zione, bibliografìe, tracce di discussione. Quando si esce in pubblico, c'è alle spalle una faticosa preparazione». Irisultati costano, ma arrivano: e non conta tanto e solo la riuscita del dibattito, ma piuttosto questo lavoro preliminare, per cui i cittadini diventano operatori culturali, capaci di «animare» la vita del loro quartiere. Questa radicata tradizione di democrazia partecipata, di cui le biblioteche di quartiere sono un esempio, ha permesso al Comune di guadagnarsi sul campo la fiducia della scuola, di solito chiusa e diffidente verso il mondo esterno, più ancora verso l'ente locale, per timore di interferenze politiche. Soprattutto gli insegnanti hanno apprezzato la scelta del Comune di mettere a loro disposizione strumenti di lavoro autonomo: ad esempio La guida alla formazione di una biblioteca per ragazzi, pubblicata da Guaraldi nel '75 e poi aggiornata di anno in anno, in cui sono raccolte per età, settore e temi bibliografìe e schede di lettura dei libri che si possono trovare nelle bUioteche di quartiere, aperte per. le scuole anche ai mattino. «Insieme — nota con soddisfazióne l'assessore all'istruzione Liliano Famigli — abbiamo abbattuto il muro della separatezza, uno del peggiori mali della nostra scuola: abbiamo stabilito un rapporto che.valorizza le reciproche forze e competenze». • Cosi nel '76 si è realizzato a Modena il primo esempio di biblioteca scolastica aperta al pubblico. Sul ruolo sociale delle strutture scolastiche si discute da anni nei convegni e tra gli addetti ai lavori; il principio è stato in qualche modo recepito anche dalla legge 517 dell'agosto '77 quando afferma all'articolo 22 che «gh edifici e le attrezzature scolastiche possono essere utilizzati fuori dall'orario del servizio scolastico per attività che realizzino là funzione della scuola come centro di promozione culturale, sociale e civile». Ma è un principio quasi dappertutto sulla carta, spesso fonte di contenzioso. __ n liceo classico Muratori a Modena, prima ancora della legge, chiese l'intervento del Comune per riorganizzare e far funzionare la sua biblioteca: oltre 6500 volumi di discipline umanistiche (saggistica italiana, lettere classiche, storia e filosofia), con un nucleo di circa 700 opere rare e preziose del Cinquecento, Seicento e Settecento, ereditate dall'originario collegio dei gesuiti in cui la scuola aveva sede. Il Comune accettò di mettere a disposizione del liceo proprio personale, ponendo una sola condizione: che la biblioteca fosse aperta anche al pubblico esternò. Dalla collaborazione nella gestione della biblioteca si sviluppò la proposta di cicli di conferenze che, pur, legate ai programmi scolastici e finalizzate all'aggiornamento professionale dei docenti, presentassero un interesse generale,.coinvolgendo studenti e cittadini II programma delle attività '78-79 si è incentrato sulla cultura del '900: le avanguardie artistiche, le correnti filosofiche, lo sviluppo scientifico, l'evoluzione e la crisi della democrazia tra le due guerre. Negli anni precedenti si è parlato di linguistica, estetica, letteratura greca e latina. 'Ogni incontro, preparato con'schede bibliografiche dalla commissione di gestione della biblioteca, vede in media la partecipazione di duecentocinquanta persone; il testo delle conferenze, svolte in genere da docenti universitari di Bologna e Modena, viene ciclostilato e venduto e costituisce un nuovo materiale didattico. Il modo di far scuola cambia: la biblioteca diventa il perno attorno al quale ruota la didattica della ricerca. Sembra superata ogni manichea battaglia contro il libro di testo; dato per scontato che «I. libri sono tenti e più se ne legge meglio si impara», insegnanti e allievi trovano proprio nella biblioteca gli strumenti del loro lavoro. Il preside Carlo Balsamo conferma che c'è stato un «netto miglioramento» del lavoro didattico proprio grazie al nuovo uso della biblioteca. L'esempio del Muratori ha avuto un effetto moltiplicatore: quando si è constatato che tutto poteva funzionare con reciproco vantaggio, altre scuole hanno richiesto l'aiuto del Comune. Così, nel febbraio di quest'anno, è stata firmata una convenzione con l'istituto magistrale Sigonio, dove si è costituito, accanto alla biblioteca scolastica vera e propria con 8000 volumi, un centro di documentazione suite scienze dell'educazione: 3000 saggi, riviste, documenti di psicologia, pedagogia, didattica, a disposizione di insegnanti, studenti, cittadini del distretto. Intanto l'istituto tecnico e a liceo scientifico si sono messi in coda per esperienze analoghe. Nella scuola dell'obbligo, sempre da febbraio, funziona alla Simonazzi una biblioteca ragazzi, dalla materna alla media, collegata per gestione e iniziative al quartiere. Anche qui all'apertura della biblioteca sono seguite attività culturali, programmate in base alle specifiche caratteristiche ed esigenze dell'utenza, in particolare dei genitori. «E' una macchia d'olio che non si può allargare indefinitamente — dice Rossella Corradi che ha seguito le diverse esperienze come responsabile del Coordinamento biblioteche — il Comune non può certo offrire questo servizio a tutte le scuole e non solo per ragioni finanziarie. Conta forse di più il principio politico: la scuola deve camminare da sé, con le proprie gambe. A noi compete di coordinare e integrare col sociale le sue iniziative». Per questo si punta soprattutto sull'aggiornamento degli insegnanti, n Comune ha presentato al distretto alcuni progetti il primo, in collaborazione con la Biblioteca Estense e l'istituto di biblioteconomia dell'università di Parma, riguarderà proprio la storia del libro, il ruolo delle biblioteche, le diverse tecniche di informazione e catalogazione bibliografica, perché gli insegnanti siano messi in grado anche tecnicamente di usare e far usare la biblioteca. C'è già chi avanza il timore di una colonizzazione culturale della scuola, rivendica l'autonomia e la libertà della funzione docente. L'assessore Famigli sembra corazzato contro le «solite obiezioni» sulla egemonia soffocante della giunta di sinistra: «Siamo accusati di interventismo, di coprire tutti gli spazi, di voler far coincidere Comune e città. Ma al di là di ogni critica ideologica non ci vengono mosse critiche nel me? rito delle singole iniziative; e ciò perché cerchiamo di decidere tutto non in conciliaboli tra partiti ma discutendo sempre con la gente». E conclude: «Quel che facciamo a Modena si potrebbe fare in qualsiasi altra città». In apparenza è una ricetta semplice; senz'altro è una sfida da raccogliere. Luciano Genta

Persone citate: Carlo Balsamo, Famigli, Guaraldi, Liliano Famigli, Maria Teresa Severini, Rossella Corradi, Simonazzi, Virginia Woolf

Luoghi citati: Bologna, Italia, Modena, Weimar