Comunicare il silenzio
Comunicare il silenzio Cagnone, poeta oltre l'avanguardia Comunicare il silenzio Nanni Cagnone ANDATURA Società di Poesia Milano 69 pagine, 3500 lire ANDATURA di Nanni Cagnone, edito fra i primi libri della recente Società di Poesia, non sembra potersi concepire senza quella messa in crisi del segno poetico che, una quindicina di anni fa, suscitarono da noi gli scrittori della Neoavanguardia. Cagnone, infatti, degli scrittori di Neoavanguardia, ha il piglio sperimentale di stampo, diciamo, scientistico, che gli impedisce ogni tipo di fascinazione melodica, fosse pure quella dissonante dei ^suoi più lontani antenati delle Avanguardie Storiche: da Pound, alla Stein, al russo Chlebnikov. Gli è ugualmente impedita l'instaurazione di un corretto rapporto comunicativo fra significato e significante nella sua poesia; mentre sviluppa un rigoroso procedimento di non significazione, o di sviamento del senso del suo discorso da ogni pur prevedibile significato. Alle origini del suo lavoro — secondo l'utile indicazione del risvolto del libro — si direbbe che siano le tre note proprosizioni sofistiche di Gorgia da Lentini: «...nulla esiste; se anche qualcosa esistesse non sarebbe comprensibile; se anche qualcosa fosse comprensibile non sarebbe comunicabile...». Ne viene un'operazione che si fa tutta rigorosamente (vogliamo dire rigoristicamente?) sul negativo della pelle poetica. All'opposto e sul contrario di ogni possibile processo ontologico o conoscitivo del linguaggio, fino a dare il senso di un'inderogabile virtualità; la delimitazione verbale di un vuoto che, in altri, si era risolto nella dimensione ludica o dell'atto poetico gratuito e, in Cagnone, diviene progetto di assoluta e ricercata coincidenza fra dettato in verso e enunciato di poetica, fra la cosa detta e il segno che la pronuncia, fra effabilità e silenzio. Le migliori chiavi di lettura di un testo caratterizzato da una così intenta virtualità di comunicazione, o di comunicazione virtuale, si potranno allora trovare negli stessi enunciati dell'ultima sezione del suo libro, «Prima e poi», che in brevi schegge aforistiche, possono approssimarne in altro modo il tracciato: «Restare sulla soglia, né parlare né tacere: è il silenzio. Parlare e tacere costa meno» (n. 3); «La pretesa di vedere attraverso il testo è inefficace, perché il testo è opaco, non serve a vedere, può solo essere visto» (n. 5); «Poesia di una virtualità, presentimento della cosa do-, po la cosa» (n. 19). Mai parafrasi di un testo poetico è parsa da prendere così alla lettera. I versi delle precedenti sezioni del libro nascono proprio dallo stupore di chi, affrontando come nuovo il proprio materiale linguistico, lo organizza secondo rigorosi criteri di non significazione, di divieto di ogni rispecchiamento del mondo. Lo fa viceversa rispecchiarsi in sé mediante precisi e, spesso, essenziali procedimenti di retorica riduttiva, di aggregazione sintattico-grammaticale, fonica, metrica, attraverso ellissi, scorci, metafore speculari di un dettato uguale a sé, privo di referenti se non svianti del senso e anche del non senso. E' un dettato che, contrariamente a quello canonico dei surrealisti, non «dà a vedere» niente, ma «si vede» ; di fronte a cui le cose non dette sono inesistenti, la cui massima connotabilità è un processo di straniamento che si teorizza svolgendosi. Marco Forti
Persone citate: Cagnone, Chlebnikov, Marco Forti, Nanni Cagnone, Pound, Stein
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