Con Superman, fine dell'utopia

Con Superman, fine dell'utopia Un'analisi della fantascienza alla luce del comunismo Con Superman, fine dell'utopia Diego Gabutti FANTASCIENZA E COMUNISMO La Salamandra, Milano 271 pagine, 4800 lire IL titolo Fantascienza e comunismo parrebbe riallacciarsi alle polemiche che dì tanto in tanto ri-. corrono sulle nostrane riviste di science-fiction e che riguardano la caratterizzasione politica della fantascienza americana, ma chi cercasse queste polemiche nel saggio di Diego Gabutti rimarrebbe deluso: per Gabutti, le parole «fantascienza» e «comunismo» costituiscono soltanto il punto di partenza per esporre alcune tesi sulla cultura di massa e 'sul rapporto tra realtà e immaginazione. _ Per Gabutti, fantascienza e comunismo sono uniti in quanto prodotto di un medesimo fenomeno storico: il tentativo di sottomettere l'immaginazione alla ragione, iniziatosi con il romanzo utopico settecentesco e poitrasferitosi nel campo politico con gli scritti programmatici dei primi socialisti e di Marx. Anche la fantascienza nasce dalla spinta immaginativa che attraversa gli ultimi due secoli e che ha prò-, dotto l'utopia e il comunismo, ma a differenza di questi costituisce un momento di riflusso: l'immaginazione che la caratterizza si presenta come impoverita e chiusa su se stessa. Questa tesi ricorda quanto, già scriveva Zolla in Storia del fantasticare, e Gabutti vi giunge anche per un'altra via, esaminando il rapporto ,tra letteratura e pubblico. La constatazione iniziale è che ciò che per Don Chisciot" te e Madame Bovary costituiva errore e fonte di rovina, ossia la confusione tra il reale e l'immaginario (il primo cercava di vivere come l'eroe di un poema cavalleresco, la seconda come le protagoniste dei romanzi rosa), sia ormai un modo di vìvere consolidato. TI pubblico odierno reagiscecon unmo-f to di disappunto quando la realtà si dimostra inferiore alla fantasia; realtà e immaginazione vengono vissute come uguali, e la realtà diviene la periferia dell'immaginazione: si mostra scialba e sonnolenta, mentre l'immaginazione è vivace e illuminata come le strade del centro. Ma proprio nel momento in cui sembrerebbe sconfitto, il mondo reale si vendica di quello fantasticato.e gli impone i propri limiti e i propri metri; cosicché gli odierni protagonisti dei film e dei romanzi fantastici sono semplici caricature di quello stesso pubblico che si reca ad ..'applaudirli. Là fantascienza si presta particolarmente bene a essere interpretata nella chiave suggerita da quest'opera di 'Diego Gabutti: un tempo, ad esempio nei poemi classici, gli eroi della fantasia erano modelli di perfezione, ma oggi i loro equivalenti, ad esempio il «Superman» dei fumetti, irrimediabilmente precluso ad ogni slancio immaginativo, sono soltanto le copie del comportamento dell'uomo di tutti i giorni. La maggior parte dei romanzi di fantascienza soffre di questi limiti e di questi equivoci: promette le sfrenatezze dell immaginazione, ma alla resa dei conti non fa che ritrarre mediocri avventure di personaggi banali. Secondo Gabutti, l'unico autore che abbia usato in modo non banale le possibilità della fantascienza è William Burroughs: forse il solo che eviti il circolo vizioso di fornire al pubblico ciò che il pubblico si aspetta. Su un piano più limitato, a Burroughs si possono affiancare le figure di due scrittori americani specializzati in fantascienza: P. J. Farmer eP. K. Dick. TI primo mira a costruire nelle sue pagine una summa della letteratura e dell'avventura, presentando situazioni in cui i personaggi reali convivono con i protagonisti dei romanzi più/ • famosi; il secondo introduce nelle sue storie un dubbio fondamentale sull'effettiva consistenza della realtà: uick, si potrebbe dire, fa sorgere il dubbio che anche la realtà sia immaginaria. TI saggio di Gabutti è sti¬ molante e ricco di spunti dà approfondire; l'unico difetto che gli si può imputare è, quello di essere scritto in uno stile troppo personale, che richiede al lettore uno sforzo d'interpretazione forse eccessivo. Riccardo Valla

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