Gli indiani? Sono più americani degli americani

Gli indiani? Sono più americani degli americani Intervista con Momaday, scrittore cherokee Gli indiani? Sono più americani degli americani MONDELLO — Navarre Scott Momaday è a Mondello di Palermo; riceve il premio internazionale di. narrativa per il romanzo Casa fatta di alba, n libro è davanti a noi sul tavolo, nella elegante legatura di Guanda. Sullo sfondo il mare blu del golfo. Nell'entroterra un denso caligo, che si direbbe padano. Con noi è Franco Meli, traduttore del romanzo. Momaday è un uomo alto e massiccio, di circa 45 anni. Ha la corporatura di un boxeur. E' forse oggi il più noto scrittore di origine indiana. Con questo romanzo, che usci negli Stati Uniti nel '68, vinse l'anno successivo il premio Pulitzer. Da quel momento, dice Meli, anche la critica si mosse. Accadrà forse la stessa cosa da noi, dopo questo premio siciliano? Finora, dice Meli, l'unica recensione è comparsa su Tuttolibri, firmata da Masolino D'Amico. Il vero nome di Momaday è, o fu, Mammedati. Suo padre apparteneva alla tribù dei Kiowa, la madre a quella dei Cherokee. I genitori si sono convertiti al cattolicesimo. La madre è insegnante; il padre ha fatto vari mestieri, ed è anche pittore. Le note biografiche su Momaday informano che è nato ad Anadarko (Oklahoma) nel" '34, non lontano dal luogo dove si arrese Geronimo, e che segui i genitori nel Nuovo Messico, dove crebbe in riserve abitate da Navajo e Apache. Ha frequentato l'università ad Albuquerque e ha insegnato nella riserva degli Apache di Jicarilla. Ha insegnato quindi a Santa Barbara e a Berkeley. Ora è all'università di Standf ord. Chiedo a Momaday quali scrittori hanno avuto influenza su di lui. Un nome, dice, svetta sopra tutti: Emily Dickinson. Immediatamente dopo viene Hart Crane. Occorre precisare — insiste Momaday—che lui è anche poeta ed è affezionato lettore di poesia. Ha pubblicato un libro di poesie dal titolo Gourd Dance; che proviene dal nome di una organizzazione tribale, una sorta di «società» di cui fa parte e che raggiunge oggi circa 150 membri. Di queste poesie i temi principali nascono dalla cultura tradizionale indiana. Sul versante dei romanzi, tra i maestri emerge un nome, Melville, seguito da Faulkner ed Hemingway, quest'ultimo a notevole distanza. — Perché Melville? chiedo. «Perché le sue pagine, soprattutto in Moby Dick, solo in apparenza sono pagine di prosa. In realtà si tratta di vera e propria poesia». Dalla letteratura europea, quali letture particolari? Si stacca com'è naturale, l'area inglese. Ma, stranamente; Momaday fa un solo nome, quello di Isak Dinesen, autore, intorno al '30, di Out of Africa. Insisto sui maestri, o sulle letture preferite, passando all'area italiana. Con sorpresa Momaday mi fa il nome di Ignazio Silone. Dice di aver letto Pane e Vino e Fontamara, e. si Dichiara molto dispiaciuto della morte dello scrittore abruzzese. Aggiunge che ama Silone per il sentimento che lo lega alla sua terra. Conclude che uno scrittore il quale non sappia esprimere lo spirito dei luoghi in cui è nato, è fatalmente superficiale. — Altri italiani? Mi pronuncia il nome di Montale. Mi risponde che conosce appena i suoi titoli Sappiamo che è professore a Standf ord. Gli chiedo che cosa insegna. Risponde che insegna letteratura americana e cultura indiana. La cultura indiana si estende, linguisticamente, su qualcosa come un centinaio di dialetti. Queste lingue sono ricche di storie, canti, poesie, leggende. La tradizione che esprimono, naturalmente, è orale. Far conoscere questa materia è uno dei suoi compiti Cominciò a Berkeley con una settantina di studenti. Ora il corso a Standf ord è stabilizzato sul centinaio. Le sue opere? A fianco di questo romanzo si allineano un volume di «folk-tales», di carattere epico-popolare, dal titolo The way to Rainy Claudio Marabini (Continua a pagina 8) Navarra Scott Momaday

Luoghi citati: Africa, Albuquerque, Anadarko, Berkeley, Messico, Montale, Oklahoma, Stati Uniti