Ora Burgess distrugge il mito di Hemingway di Anthony Burgess

Ora Burgess distrugge il mito di Hemingway Dopo Napoleone e Gesù, una biografia dell'autore di «Addio alle armi» Ora Burgess distrugge il mito di Hemingway PARIGI — Dopo Napoleone e Gesù, il romanziere inglese Anthony Burgess si attacca a Hemingway, uno dei miti letterari più resistenti del secolo, in un breve e mordente saggio, Hemingway e il suo mondo, edito in lingua inglese da Thames and Hudson e in versione francese da Fayard. Gli elementi della leggenda, che Hemingway si è adoperato tutta la sua vita a fabbricare, li ritroviamo nelle sue opere, sempre a sfondo autobiografico, nonché nelle innumerevoli testimonianze di parenti (a cominciare dai libri della moglie Mary e del fratello Leicester), amici e intellettuali, che hanno raccolto religiosamente le battute e le confidenze di cui il romanziere fu sempre prodigo. Dopo tutto quel che si è scritto su di lui — e basterebbe ricordare la monumentale biografia di Carlos Baker, docente di letteratura a Princeton, e la Reader's Guide to Ernest Hemingway di un altro erudito americano, Arthur Waldhorn — Burgess non poteva pretendere di rivelarci un Hemingway sconosciuto. Altro è infatti il suo scopo: egli ha estrapolato deliberatamente dalla massa di materiale biografico disponibile certi episodi della vita dello scrittore, certi particolari del suo carattere, che analizza — con quello spirito d'osservazione maligna ih cui ritroviamo l'autore dì Arancia meccanica — nell'intento dichiarato di dissacrare un personaggio leggendario. Se Burgess riconosce il talento di Hemingway, la «musica» e l'originalità del suo stile, ne rifiuta la tendenza a trasformarsi in «mito omerico», le pose, le menzogne, il modo di «trattar la vita come fosse un ro- matrrn» Il complesso di superiorità che Hemingway manifesta atteggiandosi a eroe, a «macho», nasconde secondo Burgess un complesso d'inferiorità, di cui soffri da piccolo e non riuscì mai a liberarsi completamente. Forse il male rìsale alla sua prima infanzia, quando la madre Grace, sentimentale e bigotta (che egli chiamerà poi «vecchia puttana») lo vestiva da bambina, con gon nel line rosa e cuffie tte a fiorì. Crebbe in un gineceo, fra quattro sorelle — Marc eli in a, Ursula, Maddalena e Carol — tutte belle, alte e floride, mentre egli era strabico e rimase, fino alla pubertà, basso di statura e mingherlino. Cercava allora dna compensazione,-vantandosi di prodezze immaginarie, come quando, a cinque anni, raccontò di aver domato un cavallo imbizzarrito, ai che il nonno materno profetizzò: «Con la sua fantasia questo ragazzo diventerà celebre, o finirà in prigione». Fattosi adulto, e forte come un toro, Hemingway si compiacerà oltre misura del suo fisico atletico, ostentando volentieri il petto villoso, invitando gli amici a tastare i suoi muscoli, sfidandoli a misurarsi con lui in un incontro di pugilato. Quest'ossessione della forza virile si riflette anche nei pseudonimi che s'inventava: Butch (macellaio), Porthos, vecchio bruto eccetera. Il personaggio mitico ha diversi volti. Anzitutto quello del Don Giovanni irresistibile. In materia di conquiste femminili Hemingway ha sempre fatto il gradasso. Si vantò per esempio, contro ogni verosimiglianza, di essere andato a letto con Mata Karl, la spia del secolo, o con Mae Marsh, la star di Nascita di una nazione, all'epoca in cui, a vent'anni, pare non avesse ancora conosciuto una donna (il suo primo amore per l'infermiera americana Agnes Von Kurowsfy, che divenne la Catherine Barkley di Addio alle armi, non fu consumato). Secondo Burgess, se Hemingway è ossessionato dal sesso, «una parte di luì rifiuta l'impegno sessuale» e nell'età matura soffrirà d'impotenza. Si spiega così.l'ambiguità dei rapporti quasi incestuosi che ebbe con le quattro mogli e con alcune celebri dive, fra cui Marlene Dietrich e Ava Gardner, che chiamava sue «figlie» e con cui giocava al «papà». - C'è- poi il mito di .Hemin-1 gway guerriero, che in realtà non sparò mai una pallottola in vita sua, se non durante le sue celebri battute di caccia. E* vero che a vent'anni era stato ferito a una gamba sul fronte italiano ma fu incidentalmente, mentre si recava agli avamposti come ausiliario della croce rossa americana per distribuire ai soldati cioccolata e sigarette. Ciò non di meno, fiero dei suo battesimo del fuoco, il reduce si pavoneggerà nei bar della nativa Oak Park, cantando vecchie canzoni d'alpino, con indosso un cappotto militare sdrucito. Il secondo capitolo dell'epopea militare di Hemingway si svolge in Spagna, durante la guerra civile. Si guarda bene d all'impegnarsi, come Malraux, come tanti altri intellettuali, nelle Brigate Internazionali. E' meno rischioso fare il corrispondente di guerra comodamente alloggiato a Madrid all'hotel Florida, dove la sua principale occupazione consiste nel far l'amore con la giornalista Martha Geilhorn, che diventerà la sua terza moglie. Frequenta anche assiduamente il quartier generale russo, insediato all'hotel Gaylord, più per usufruire dei buffets, provvisti in abbondanza di vodka e di caviale, che non per convinzione ideologica (egli non sarà mai politicamente impegnato) o per raccogliere notizie. La caccia al¬ l'informazione è l'ultimo dei suoi pensieri. Nota Burgess che Hemingway fu un pessimo corrispondente di guerra. Non solo aveva profetizzato che mai e poi mai i franchisti sarebbero entrati nell'«inviolabile» Madrid, ma il suo talento di narratore egocentrico lo spingeva a inventare fatti e particolari, a concepire la guerra «come una specie di romanzo, di cui egli era l'immancabile protagonista». Conclusa in; tragedia la guerra di Spagna, egli rientra in patria deciso a sposare la compagna delle' sue notti madrilene, e perciò invoca cinicamente un pretesto moralistico per chiedere il divorzio dalla seconda moglie, Pauline, poiché essa non è più in grado di procreare per ragioni di salute. Il loro matrimonio non risponde più alle sue motivazioni religiose. Hemingway si è insediato da poco insieme a Martha a Cuba nella proprietà di Finca Vigia, con un «train de vie» sontuoso (tre giardinieri, un boy, un cuoco cinese, due fantesche e un uomo addetto ai suoi galli da combattimento) quando gli Stati Uniti entrano in guerra contro i nazifascisti. Lo scrittore dota il suo peschereccio «Pilar» di un lancia granate e riesce con un bluff a farlo registrare come «unità della marina da guerra camuffata», . sedicentemente destinata alla lotta contro i sommergibili tedeschi: e così si assicura la benzina per soddisfare la sua passione per la pesca. Ma Martha, che è una giornalista d'urto. Brucia di raggiungere il teatro delle operazioni, ed ecco i due Hemingway sbarcare in Normandia, al seguito degli alleati, come corrispondenti di guerra. Durante la campagna di Francia, l'estroso Ernest si improvvisa - agente di collegamento con i gruppi della resistenza, senza che nessuno l'abbia designato. Riceve e impartisce ordini all'Hotel du Grand Veneur di Rambouillet, noto per la sua ottima tavola, finché il generale Ledere (che tratterà da «povero scemo») lo richiama all'ordine. Voi,' mentre Martha segue coscienziosamente 1*82* Armata americana attraverso le Fiandre, lui conclude la sua avventura bellica a Parigi, al Ritz, dove si abbandona all'adulterio con Mary Welsh, la futura quarta moglie. L'immagine mitica che Hemingway ha voluto dare di sé non si esaurisce nel personaggi del Don Giovanni, dell'eroe soldato o della vedette sportiva grande pugile e grande cacciatore. Ha giocato anche, osserva Burgess, all'uomo misterioso e pericoloso, contrabbandiere d'alcool o trafficante di droga o allo scrittore povero, costretto a saltare i pasti e a battersi contro tutti per riuscire ad emergere. Quando poi è diventato famoso, ha assunto il volto del vecchio saggio pontificante, che si credeva autorizzato a criticare o a consigliare qualsiasi altro scrittore, a schernire coloro che l'avevano aiutato nei suoi esordi Come si spiega che un uomo tanto imbevuto di sé, un autore consacrato dal Nobel, ; venduto a milioni di esemplari, ricco, adulato, sia giunto a suicidarsi, contrariamente alla sua concezione del coraggio? Forse, dice Burgess, si uccise perché avvertiva «l'impossibilità crescente di identificarsi col proprio mito, o ancora più un'impotenza sessuale che lo affliggeva profondamente... Eórse anche avvertiva il disgusto di fronte alla propria incapacità di vivere all'altezza di un ideale giovanile e joyciano di consacrazione totale alla propria arte». Qualunque ne sia stata la motivazione, il gesto di autentica disperazione riscatta le smargiassate dello pseudo eroe. Il lavoro di Burgess contribuirà a ridimensionare la leggenda di Hemingway, ma l'autore de II vecchio e il mare o di certe limpide pagine di Festa mobile sopravviverà alPincrinamento del suo mito. Elena Guicciardi Anthony Burgess Ernest Hemingway con Giuseppe Cipriani a Torcetto