L'ayatollah è contro tutti ebrei, cristiani, materialisti

L'ayatollah è contro tutti ebrei, cristiani, materialisti Pubblicati in Francia i «Principii politici, sociali e religiosi» di Khomeinì L'ayatollah è contro tutti ebrei, cristiani, materialisti Nei suoi scritti predica la «guerra santa» fino alla vittoria finale - L'Europa è un «insieme di dittature piene di ingiustizie», qualsiasi potere laico è «opera di Satana»: l'unica soluzione — dice tutti i governi che non si fondino su puri principii islamici anche la musica che «genera l'immoralità» e la «maledetta medicina europea» - Minuziosi precetti sui rapporti sessuali - e rovesciare Vanno combattute PARIGI — «La guerra santa significa la conquista dei territori non musulmani. Potrà essere dichiarata, dopo la formazione di un governo islamico degno di questo nome, sotto la direzione dell'imam o per ordine suo. Allora tutti gli uomini validi e maggiorenni avranno il dovere di presentarsi volontari per partecipare a questa guerra di conquista, il cui scopo finale è di far regnare la legge coranica da un capo all'altro della terra». Chi parla è l'ayatollah Khomeini. La citazione è desunta dai suoi 'principii politici, filosofici, sociali e religiosi», appena usciti presso le edizioni libere Hallier, in attesa della traduzione di un t altro testo, «Per un governo islamico», annunciato dall'editore Fayolle. Questi «Principii» sono stati selezionati e tradotti dal persiano da Jean-Maris Xavière, a partire da tre lavori dell'ayatollah — «Il regno del dotto», «Le chiavi dei misteri» e «La spiegazione dei problemi» — che erano stati messi all'indice dallo scià e sono oggi diffusi nell'Iran a decine di migliaia di esemplari. Nei primi due sono raccolte le sue considerazioni politiche e, se si può dire, filosofiche sulla repubblica islamica integrale e la guerra santa, nel ; terzo, i precetti dettagliati e singolari che dovrebbero regolare la vita quotidiana dei fedeli sciiti. Il testo reca la firma e il sigillo di Khomeini, presentato dall'editore come «il valoroso combattente, il capo supremo, la guida sublime, il Mose della nostra epoca, colui che spezza gli idoli e stermina i tiranni, il liberatore dell'umanità» (il culto della personalità non è riservato a Stalin o a Mao!). Come non avrebbero dovuto sussistere dubbi sulla vera natura e i propositi di Hitler dopo la lettura di «Mein Kampf», così, dopo aver scorso questo compendio dottrinale, non sembra più possibile illudersi sulla follia megalomane, la grettezza, il fanatismo xenofobo del pericoloso dittatore che si è dato l'Iran. Del resto le illusioni cominciano a cadere anche nel mondo musulmano («Preferirei diventare ateo, piuttosto di abbracciare l'Islam di Khomeini», ha dichiarato alla tv francese Hassan il, discéndente del profeta e capo spirituale dei fedeli niarocchini, mentre un eminente studioso dell'Islam, Si Hamza Bubaker, che dirige la moschea di Parigi, condanna gli eccessi, l'intolleranza, la giustizia sommaria del santone). L'ayatollah predica dunque la «guerra santa» contro gli imperialisti, i governi traditori e tirannicC gli ebrei, i cristiani, i materialisti. Gli ebrei («che Dio li sprofondi») sono i nemici più pericolósi, perché aspirano a «distruggere l'Islam ed instaurare un governo universale ebraico» e sono abbastanza «furbi e attivi» per poter giungere ai loro fini. Ma l'Europa, «insieme di dittature piene di ingiustizie», * rappresenta una minaccia quasi altrettanto grave, per cui «l'umanità intera deve colpirla con pugno di ferro». L'argomentazione di Khomeini procede a forza di sillogismi: qualsiasi potere laico è necessariamente ateo, «opera di Satana*, il potere satanico non può che generare corruzione, ergo va distrutto senza pietà. Ma come? «JVon c'è altra soluzione se non quella di rovesciare tutti i govemiche non si fondino sui puri principii islamici... e di smantellare i sistemi amministrativi fedifraghi, marci, tirannici e ingiusti che li servono». Tutti i musulmani, e non solo quelli dell'Iran, sono chiamati a mobilitarsi per la rivoluzione islamica «fino alla vittoria finale». Per cominciare occorre smascherare le quinte colonne dell'imperialismo, cioè gli studiosi orientalisti, che deformano le verità islamiche, e i missionari, che si adoperano in tutto il mondo musulmano a pervertire i giovani, gli uni e gli altri avendo trovato dei complici in seno a certe università e centri culturali musulmani. In secondo luogo, bisogna costringere i governi dei Paesi islamici a rompere, secondo i casi, le relazioni diplomatiche, politiche o commerciali con gli Stati stranieri la cui influenza sia nefasta, e qualora dei capi di Stato o dei parlamentari vi si oppongano occorrerà «castigare questi individui con qualsiasi mezzo». Va combattuta anche l'insidiosa influenza culturale straniera, e Khomeini diffida i giovani dali'orientarsi verso le scienze e soprattutto «la maledetta medicina europea». La musica, che «genera l'immoralità, la lussuria e soffoca il coraggio, la bravura e lo spirito cavalleresco» è un'altra delle sue fobie: musiche e canzoni vanno bandite dai program¬ mi radiotelevisivi. Il rullìo del tamburo non deve accompagnare le competizioni sportive, né la fanfara le cerimonie militari. Quanto al commercio di strumenti musicali, grandi e piccoli, deve esser proibito. Questa parte del programma oscurantista dell'ayatollah è già in corso di esecuzione, come lo è — e lo si constata ogni giorno — per quanto riguarda l'amministrazione di una giustizia sommaria. «Bisogna applicare la legge del taglione — proclama Khomeini —, tagliar la mano al ladro, uccidere l'assassino e non metterlo in prigione, flagellare gli adulteri. Gli scrupoli umanitari sono puerili». Applicando le leggi punitive islamiche «basterà un anno per sradicare tutte le ingiustizie e le immoralità devastatrici*. Chiunque può essere giudice e abilitato a giudicare qualsiasi caso, purché riunisca sette condizioni: esser giunto alla pubertà, esser credente, conoscere per- fettamente le leggi coraniche, esser giusto, non soffrire di amnesia, non essere bastardo, né di sesso femminile. Un solo giudice islamico, accompagnato da due subalterni, può sbrigare in un giorno venti processi e render le sentenze esecutive, là dove la giustizìajoccidentalé impiegherebbe vent'anni. Passiamo ora ai precetti che ogni buon musulmano dovrebbe seguire nella vita quotidiana. Sono divisi in capitoli riguardanti i riti religiosi (abluzioni, preghiere, digiuno, cerimonie funebri ecc.), le regole da osservare per la caccia, la pesca, il macello degli animali, le norme di buona creanza (modo di bere, di mangiare, ma anche di soddisfare i più bassi bisogni), i rapporti sessuali e coniugali. Alcuni sono francamente razzisti. Khomeini afferma, per esempio, che i non-musulmani, compresi i bambini impuberi, Sono impuri «alla stessa stregua dell'urina, gli escrementi, lo sperma, le ossa, il sangue, il cane, il porco, il vino, la birra e il sudore del cammello». Perciò non si devono mangiare gli avanzi del loro cibo e, anche se si convertono al_ rislam, gli indumenti venuti a contatto prima della conversione còl loro corpo sudato, resteranno impuri. Altri precetti rivelano una vera ossessione scatologica e, almeno per un lettore occidentale, producono un effetto esilarante. U vegliardo insegna che «é proibito urinare e defecare nei vicoli e nelle proprietà altrui» (salvo col permesso degli abitanti o del proprietario), come pure «net luoghi di culto e sulle tombe dei fedeli» (a meno che si voglia offendere i morti). Che non è permesso mangiare gli escrementi di animali o le loro secrezioni nasali «se non in infima quantità, mescolati ad altri alimenti», che «se un versetto del Corano, o un foglio sul quale sia scritto il nome di Dio, del prof età di un imam, cade in un gabinetto, è assolutamente necessario estrarlo, anche se ciò implichi delle spese», oppure rinunciare al gabinetto. Quando si prega, bisogna coprirsi il sesso e il posteriore, in mancanza d'altro con erbe e foglie. La preghiera non è più valida «se si salta in aria o si battono le mani», ma lo è «se si rutta rumorósamente». Parimenti, è consentito di «ruttare e petare» durante le abluzioni rituali... Si direbbe anche che il vecchio ayatollah sia un maniaco sessuale; tanto minuziosi, e spesso stravaganti, sono i suoi dettami inerenti ai rapporti sessuali in riferimento alla pratica religiosa. Citiamo a caso, fra decine di esempi: «Se un uomo è eccitato da una donna che non sia la sua, ma copula con la propria moglie, è meglio che non preghi se è sudato, ma se copula prima con la moglie legittima e poi con un'altra donna, allora può pregare anche se è sudato». O ancora: «Il coito rende nullo il digiuno, anche se il membro è penetrato solo fino all'anello della circoncisione, ma se è penetrato meno profondamente nella vagina il digiuno resta valido». Un intero capitolo è dedicato alle mestmiazioni. Sorvoliamo per decenza sulle descrizioni particolareggiate .(colore, bruciori, consistenza) del flusso mestruale, per notare che, nonostante il suo rigore, Khomeini ammette la possibilità di transazioni con il cielo. Infatti, benché un buon musulmano non dovrebbe giacere con la donna quando è impura, se lo fa può riscattarsi versando un obolo di 18 nokhod, pari a 3 grammi d'oro, qualora il coito sia avvenuto durante i primi due giorni delle mestruazioni, di 10 nokhod per il terzo e quarto giorno e di 4 e mezzo per il quinto e il sesto. Il forfait resta fissato a 31 nokhod e mezzo se copula per l'intera durata del periodo. Sè però sodomizza una donna in quelle condizioni, non avrà nulla da pagare. Come si vede, l'ayatollah interpreta il Corano nel senso più rozzamente materialista. Ma c'è dà stupirsene? In fatto di cultura generale è più ignorante di un ragazzino delle medie. Sostiene impavido che Empedocle «visse sotto ilregno di Davide, da cui apprese la filosofia», che Pitagora fu un discepolo di Re Salomone, e Socrate un eremita «rifugiatosi in una grotta di montagna per consacrarsi interamente al dio unico», ragion per cui «il popolo reclamò al sultano (al re) la sua morte, e questi fu costretto a farlo avvelenare». Elena Guicciardi L'ayatollah Khoneini (Foto di David Burnett, Ag. Grazia Neri) ^

Luoghi citati: Europa, Francia, Iran, Parigi