Sìmonov, poeta dell'attesa

Sìmonov, poeta dell'attesa Lo scrittore sovietico scomparso a 64 anni Sìmonov, poeta dell'attesa IL 28 agosto scorso, a Mosca, un collasso cardiaco ha stroncato la vita di Konstantìn Michàjlovic Sìmonov. A novembre lo scrittore avrebbe compiuto i 64 anni. Ketrogradeser- Sìmonov aveva trascorso l'infanzia e l'adolescenza in una vecchia città del basso Volga. Da studente fece anche il tornitore. Si laureò, nel 1938, all'Istituto Letterario «Gor^kij», dove si plasmavano gli «ingegneri dell'anima» sovietica. In letteratura aveva esordito come poeta verso la metà degli anni '30, quando ormai il vento del primo Congresso degli scrittori sovietici prosciugava le superstiti filacce della grande avanguardia russa. L'eroe delle sue liriche e dei suoi poemetti, lungo gli Anni 30, è — per riassumere con la solenne piattezza della Breve Enciclopedia Sovietica — un giovane «mosso dal bisogno di compiere grandi cose dal sentimento della solidarietà internazionale con i lavoratori di tutto il mondo». Ma il divampare della guerra trovò Sìmonov già impegnato a scrivere per il teatro: videro la luce, tra il '40 e il '41, Storia di un amore e Un ragazzo della nostra città. Lo scrittore percorse poi la guerra in lungo e in largo, come corrispondente del giornale Kràsnaja Zveztà, e da ultimo, in Jugoslavia, anche come partigiano. Fu un'esperienza determinante, definitiva, che seguitò a lievitargli dentro in «Distanza degli anni». Ne usci il poeta di Diario Lirico, Con Te e senza di Te, Versi dal fronte, (1942), Il drammaturgo di gente russa (1942), ma soprattutto il narratore dei racconti lunghi, dei folti romanzi: I giorni e le notti (1944), Compagni d'arme (1952), I vi¬ vi e i morti (1959), Soldati' non si nasce (1963-64), L'ultima estate(1970-71). Nel dopoguerra Sìmonov è stato direttore di Novyj mir e della Literaturnaja gazeta. Ha rivestito cariche politiche. Si è mosso con sagacia e con una discreta dose di ambiguità nell'establishment letterario dell'Urss diventandone un personaggio di rilievo e di prestigio, «liberale» per i «conservatori» più irriducibili, «conservatore» per i «liberali» meno accomodanti. Il grande pubblico sovieti¬ co lo ha amato e certo continuerà ad amarlo nelle pagine appassionate di alcuni suoi romanzi e reportages e nel delicato intimismo di una sua lirica del '41, che fu popolarissima ed è rimasta incisa nella memoria di molti: «Aspettami, e io ritornerò, I solo sappi aspettare: I aspetta quando insinuano tristezza I le gialle piogge, I aspetta quando sgombrano le nevi, I aspetta quando c'è afa, I aspetta quando non si aspetta più I dimenticando Vieri...». Remo Faccani Konstantìn Sìmonov con Carlo Levi

Persone citate: Carlo Levi, Faccani, Vieri

Luoghi citati: Jugoslavia, Mosca, Urss