Tutti contro Boell

Tutti contro Boell Soltanto stroncature per il romanzo «Assedio preventivo» Tutti contro Boell BONN — Anche questa piovosa estate, com'è ormai tradizione, ha avuto il suo caso letterario: è stato Heinrich Boell a provocare con l'ultimo romanzo, Assedio preventivo, un'ondata di lamenti da parte della critica ufficiale e degli osservatori occasionali. Mai il libro di un grosso scrittore — e Boell ha avuto il Nobel per la letteratura — era stato accolto con tanta asprezza da giustificare da parte di Der Spiegel la pubblicazione di un'antologia di stroncature. Era stato proprio l'editore del settimanale, Rudolf Augstein, ad aprire la serie delle recensioni con un saggio implacabile, nel quale aveva vivisezionato i personaggi e l'ambiente cattolico renano descritto da Boell. Marcel Reichranicki, l'autorevolissimo recensore della Frankfurter Allgemeine aveva confessato d^i aver sofferto, «mio Dio, e quanto!», alla lettura del romanzo che, secondo lui, riduceva la lingua tedesca a un livello immeritatamente misero. Per Wolfram Schutte, della. Frankfurter Rundschau I'opera era «pseudo poetica, non vera, una catastrofe, un disastro». Solo Joachim Kaiser, della Sueddeutsche Zeitung ha tentato, con maggiore distacco, un bilancio meno negativo. Durante quindici giorni, mentre la pioggia continuava a bagnare incessante i boschi i prati e i tetti delle case editrici, chi era rimasto in Germania, o era già rientrato dopo aver preso una boccata di sole altrove, discuteva del romazo di Boell e si chiedeva cosa fosse successo. Era davvero un libro così brutto? E' stato lo stesso Boell a cercare una spiegazione parlando di getto nel corso di un ricevimento offerto a Colonia dal suo editore, Neven Du Mont. dellaKiepenheuer&Witsch. «La parola carino, ha detto, è come il colore rosa». Può infatti esprimere molte cose, fra il kitsch e il vero. «Ci sono stati, per esempio, nazisti carini. Ci sono assassini carini...». La tesi di Boell, abbastanza evidente nel romanzo, è che gli uomini, in sostanza, sono tutti, o quasi tutti, carini (l'aggettivo «nett» ricorre regolarmente nel testo, come una nota fissa), ma che l'esser carini non serve a niente, al di fuori dell'ambito personale. Appena si entra in quello sociale, la componente «carina» del personaggio è stritolata dalla macchina, se vogliamo dal «sistema». Incontriamo cosi, in Assedio preventivo, l'editore di un giornale ben allineato, diventato ricco attraverso il processo di concentrazione in atto nella stampa tedesca, il quale ha divorato, anche se controvoglia, tutte le testate della provincia e teme adesso di esser divorato egli stesso dal pesce più grosso. L'editore, eletto presidente di un'associazione di industriali, si chiama Fritz Tolm ed è un vecchio signore carino: col-, tivato, generoso, comprensivo, tanto comprensivo da sentirsi — e con lui la moglie — vicino ai figli, approdati tutti, in un modo o neU'altro, nell'area del dissenso, se non addirittura in quella del terrorismo. Que¬ sti figli, anch'essi carini anzi, molto carini — sembrano non avere scelta: o restano incapsulati nel mondo dei padri, carico di violenze che non si possono evitare neppure se si è «nett», o entrano in un mondo dove la violenza è più esplicita, diretta, teoricizzata. Incendiano auto come i loro amici, finiscono nei campi di addestramento del Medio Oriente o, più semplicemente, à coltivar patate. In ogni caso chiusi nel loro cerchio. I tentativi di rapporto fra personaggi che fanno parte di cerchie diverse possono essere di qualche frutto per i sentimenti, ma restano sterili nell'ambito sociale, della «res publica». Messaggio disperato, quello dell'ultimo Boell: la macchina ha il predominio sull'uomo. Lo Stato si difende — o, come appare alla lettura del romanzo — difende i privilegi di una casta, con la sorveglianza totale, ed è difficile distinguere fino a che punto giunga la protezione e dove cominci invece il controllo. La complicata famiglia dei Tolm, formata di «protetti» e di «controllati», vuole essere la dimostrazione di questa schizofrenia. I poliziotti, in borghese o in uniforme, sorvegliano, i figli per proteggere i padri, anche se, nei gioco delle rivalità e dei poteri, può risultare molto utile aver tenuto sott'occhio gli uni e gli altri. Inutile dire che anche i sorveglianti sono «nett»:* uno, Hendler. lo è tanto da far innamorare la figlia di Tolm, . metterla incinta mentre la.protegge (o la sorveglia?) e strapparla al ricco marito, l'unico personaggio del romanzo che, avendo accettato senza spirito critico la società consumistica, appare soddisfatto nel suo ruolo di manager ed è perciò ridicolo, meno carino degli altri. Una costruzione di questo tipo, che tenta dì descrivere, attraverso il metodo del campione (la famiglia Tolm) un mondo che si evolve che, cioè, non è ancora così per tutti, corre il rischiò di non essere equilibrata nelle sue parti e nel linguaggio, di non aggiustarsi nel tono, in bilico fra la satira e il drammatico. U rosa, come ha detto Boell facendo l'autocritica, non è un colore facile, e può servire per dipingere un tramonto o un porcellino di marzapane. Lela Gatteschi

Luoghi citati: Bonn, Germania, Medio Oriente