Che età ha la cultura dei giovani

Che età ha la cultura dei giovani Che età ha la cultura dei giovani SONO passati solo tre o quattro anni da quando la generazione postsessantottesca ha cominciato a farsi sentire come creatrice di cultura, e forse è davvero troppo presto per fermarsi a riflettere su quello che è stato fatto. I risultati non possono che essere acerbi, le linee di tendenza provvisorie e continuamente smentite, gli stessi protagonisti di questo risveglio culturale non possono essere ancora buoni produttori dei loro progetti, del loro linguaggio e della loro tecnica Ma la curiosità è forte, la voglia di scoprire che cosa preparano per gli Anni 80 questi ragazzi proteiformi che accolgono con mansuetudine i cantautori e con ferocia i poeti, che la sera ballano coperti di lustrini e al mattino meditano sul Buddha, Un tentativo di capire che età ha la cultura giovanile, e in quale direzione si muove è stato fatto in Nuovo, difficile, la proposta bibliografica per il '79 delle librerie Feltrinelli, a cura di Luigi Manconi. Teatro e cinema, satira e romanzo, arti e inchieste, musica e fotografia, nuove riviste e piccola editoria, poesia e radio libere sono i campi d'azione esaminati da quelli che possono essere considerati i •fratelli maggiori» di questa generazione: Goffredo Fofi e Giaime Pintor, Tatti Sanguinea e Paolo 11 Cii lAI . Dalle loro indicazioni bibliografiche l'impressione di trovarsi in una fase ancora molto iniziale esce confermata: solo la produzione nel campo delle «inchieste» è vasta e significativa, ma d'altra parte questa è stata forse l'unica forma di produzione letteraria praticata dai giovani anche negli anni immediatamente posteriori al'68. Difficile è invece identificare con sicurezza temi ed autori di punta nel cinema, nel teatro, nella letteratura, che non siano fenomeni tutto sommato isolati e mediatori come Nanni Moretti o Lidia Ravera. I pochi punti di riferimento sicuri per i nuovi ragazzi sembrano appartenere tutti al passato, e sono sempre quelli: Totò, Marilyn e Bogart che trionfano nei Cineclub, Rimbaud rivisitato da Patti Smith, Werther secondo Boccalone Giustamente Manconi rammenta che i figli del '68 sono nati «senza memoria», perché quell'anno emblematico ha aperto un vero baratro rispetto alla cultura del trentennio precedente. Forse per questo il primo impulso di un giovane che oggi voglia leggere o scrivere girare un film o incidere un disco è quello di costruirsi un ponte su questo baratro, e reinventarsi una memoria Ma in questa memoria, in questa ricerca del vecchio per avere qualcosa di nuovo, più che ai nomi, agli antenati, si guarda agli aggettivi, chi significa comico, chi tenero, chi fragile chi violento, eccetera: definizioni per la qualità della vita. I romanzieri e i poeti e i pittori che oggi hanno venti, venticinque anni li conosceremo presto, ma non subito. Intanto, contemporaneamente a questo processo di maturazione, il movimento ha dato origine a un'espansione «orizzontale» della creatività. Sono espressioni effimere come l'Immaginazione Indiana sui muri di Bologna '77 o solide conquiste come la nuova realtà femminile sono interessi nuovi che potrebbero scomparire domani o darci dei capolavori: la curiosità per le religioni, la riscoperta della botanica e della biologia, l'inasprirsi della satira, la diffusione della fotografia, sono alcuni dei sentieri da tenere d'occhio se si vogliono veder accadere ancora idee ^-,co Orango, Sul tema della cultura giovanile oggi in Italia abbiamo chiesto cinque interventi: a Carlo Tullio Altan, antropologo culturale e autore di una «Indagine sulla gioventù degli Anni Settanta», Beniamino Placido,.Marco Boato, Gianni B ago t-Bozzo, Manuela Fraire.

Luoghi citati: Bologna, Indiana, Italia