A pietra e a pane

A pietra e a pane A pietra e a pane IL Partito Socialista trionfava nella maniera più gioiosa ed io ero attaccato con altre centinaia di compagni Non si dormiva la notte per l'attaccamento al socialismo. Nei primi mesi dèi 1912 uscì la legge del suffragio universale, perché prima poteva votare solo chi sapeva leggere e scrivere, i ricchi e pochi artigiani i contadini nessuno. Con. questa legge il socialismo prese posizione accanitamente come propaganda e come attività di partito. Maturate le elezioni amministrative comunali e subito fatti gli elenchi dei candidati al comune, avemmo la maggioranza assoluta e furono eletti: Enrico Sacco, perito elettrotecnico, sindaco; Pietro Accadrà, assessore di campagna; Domenico Troiano, assessore; Antonio Chiaromonte, assessore; Costantino Serrali, vice sindaco e poi tutti i dirigenti nominarono inostri compagni alle altre cariche. Gli avversari data )'incapacità dì questa massa, faceva conto che l'ammini-, strazione dovesse durare poco e metteva sempre il bastone fra le ruote e se poteva mandava in galera i compagni che sbagliavano. La nuova amministrazione doveva prendere possesso al Comune, non ricordo la data. Preparato il popolo per la giornata del possesso del Comune, alla manifestazione non mancava nessuno: la massa totale del paese, uomini donne, ragazzi una cosa meravigliosa. I socialisti avevano preparato la bandiera rossa per esporla al balcone del Comune. I capitalisti e il delegato Matteo Bevere non volevano che sul balcone del Comune si esponesse la bandiera rossa e insistettero per non farla mettere. Giuseppe Bonetti, uno dei valorosi compagni, pieno di coraggio, se ne andò a casa. Prese la bandiera, se la mise avvolta alla sua vita, si rivesti e si avvicinò al portone dei Comune, approfittando del momento per poter entrare. Salì sopra, prese la mazza della scopa, che faceva la pulizia una donna tutti i giorni tolse la scopa dal manico e la bandiera intorno alla sua vita e la sventolò al balcone del Comune. L'entusiasmo della popolazione fu una cosa meravigliosa. Il delegato principalmente rimase stordito, tanto vero che quel che non fece a S. Marco in Lamis il 14 ottobre, lui e il commissario lo fecero a S. Giovanni Rotondo. Ci fu un macello, si ebbero 14 morti e 80 feriti. Così preso possesso al Comune, Enrico Sacco, uomo onesto e valoroso su tutti, si affiatò col segretario comunale Pietro Scarpiera, anche lui brava persona, e si andava avanti cominciando a cambiare tante cose. Si filava onestamente nel- l'amministrazione comunale senza un er- ; rore uguale a quelli che si facevano prima. Enrico Sacco cominciò a far venire pezzi grossi socialisti dall'Emilia o da Bologna, non ricordo. Fece venire Gemizio Bentini a fare un comizio alla massa completa del paese; un altro dirigente delle cooperative di Bologna, compagno Samoggia. Dopo questa venuta di Samoggia Sacco creò a S. Marco, il 1913, una cooperativa di produzione e lavoro fra contadini di cui volle che io fossi il presidente e lo fui fino al 1925, quando il fascismo ne creò un'altra contro la nostra chiamata «Tricolore»,presidente Nicola Totta, geometra, e il dottor Cicerale, a cui non c'era iscrìtto nessun lavoratore. Era stata creata per lottare contro la nostra cooperativa di contadini, tanto vero che, andato al potere il fascismo, ci bloccarono tutti i crediti e non andammo più avanti Con l'ammini strazione Enrico Sacco andavamo avanti bene. Avevamo cambiato molte cose in paese, certo nei limiti del potere con cui si poteva operare, e la campagna diventò un blocco forte del socialismo, n Comune si mosse a cambiare molte cose, cioè mettere i carri-botte per raccogliere le feci tutte le mattine; accomodare le vie dì campagna; proporre e costruire la strada S. Marco in Lamis - S. Nicandro Garganico. Primo ad iniziare con il piccone in mano fu il nostro caro Michele Maitilasso, nostro candidato provinciale. Antonio Salvato (per gentile concessione della casa editrice Quaderni del Sud) Antonio Salvato

Luoghi citati: Bologna, Emilia