Coleridge-Wordsworth quella strana coppia di Giorgio Manganelli

Coleridge-Wordsworth quella strana coppia Coleridge-Wordsworth quella strana coppia Wordsworth - Coleridge BALLATE LIRICHE A cura di Attilio Brilli Ed. Mondadori, Milano 298 pagine, 3500 lire VORREI segnalare all'attenzione di chi si occupa di letteratura, magari inglese, questo volumetto di apparenza modesta, se non depressa» ' Infatti queste «Ballate Uriche» di Wordsworth e Coleridge riproducono l'edizione del 1798, la prima, che comporta differenze non secondarie dalle successive Chi ha insegnato letteratura inglese, allo scopo penalmente non rilevante di guadagnarsi il pane, conosce il wordsworth-coleridge come una sorta di belva proteiforme, qualcosa che tendeva ad abitare i locali scolastici in modo stabile, ed infuriare specialmente sotto gli esami; la letteratura inglese conosce altre belve dal duplice nome, come il chesterbeUoc che rappresentò la rivolta estrosa e minoritaria dei cattolici Chesterton e Belloc; ma x due poeti del '98 sono ~dù stabili, difficili dà esorcizzare. Ho fatto l'esperimento, dòpo qualche anno di disintossicazione, di rileggere uno dei testi più petulanti e invadenti, un autentico vampiro letterario, quella Ballata del Vecchio Marinaio di Coleridge, che tutti gli studenti di inglese hanno almeno leggiucchiato, come un Davanti San Guido per anglisti E' un testo che sono giunto a detestare, a considerare una «patacca». Bene, riletto nella edizione del '98, mi è stato restituito come uno dei testi più bizzarri, stravaganti, assurdi dissennati ed eccitanti della poesia inglese. Una patacca? Ma certo, diomiq, ma quale patacca; scritta in una lingua non solo morta, ma semplicemente inesistente, inventata, finta, truccata, travestita Nelle edizioni successive, Coleridge cercò di temperare certi deliri linguistici o citazioni in finto medievale, a mìo avviso consumando appunto quella splendida frenesia che rende possibile e coerente una macchina narrativa e lirica che oscilla tra il ritrovamento in falso gotico e la scoperta di una nuova poesia, tutta da fare, a cominciare dal linguaggio. Coleridge, mente lucida e gran ciarlatano, è al suo meglio dove sbava e delira» anche se si mostrerà capace di fare il poeta in maniera più conversevolmente wordsworthiana La rilettura di questo libro, o meglio di alcune liriche-semaforo deUa letteratura inglese, in questa edizione, ci offre l'immagine di una poesia che andava, insieme, nascendo e fran tumandosi La poesia d'apertura è La ballata di Coleridge — più tardi verrà collocata in sede meno eminente — e quella di chiusura è Tintern Abbey di Wordsworth. Ora, il lirismo verticale, atroce criptico del primo testo (il prefatore Brilli parla • con esattezza di questo "pròtalamio" canto del "matrimonio dell'uomo moderno con la sterilità e con la morte'?) indica un * luogo inabitabile e tenebroso come sede della poesia, mentre il testo di Wordsworth appare in qualche modo orizzontale, un luogo che chiama a sé infiniti minuti esempi del nuovo poetico. , E tuttavia la compresenza dei due testi non è casuale, né insensata; gli abissi e la droga di Coleridge non sono alternativi alla visione ipnotica e terrestre di Wordsworth, imminente cantore della memoria;. entrambi cercano il nuovo luogo poetico, e sanno che quel luogo è irraggiungibile, aUucinatorio, conoscibile solo in quanto oggetto perduto, depositato nell'abisso, o accolto nelle pieghe di un passato insondabile. \Sia Coleridge che Wordsworth sono, poeti dell'enigma, anche se la loro capacità di perdersi risulterà diversa; entrambi capaci di «pietas», ma Coleridge toccato da delicati riflessi infernali e. Wordsworth intento ad un impossibile compromesso tra poesia e salvezza,. Questo libro iniziale, aurorale, ci consegna i documenti di una memorabile, definitiva invenzione nella sua forma più pura. Giorgio Manganelli

Persone citate: Attilio Brilli, Belloc, Wordsworth

Luoghi citati: Milano