Asceti, perversi e dementi nel mondo oscuro di Huysmans

Asceti, perversi e dementi nel mondo oscuro di Huysmans Una mostra a Parigi sull'autore di «A rebours»: dal satanismo a Dio Asceti, perversi e dementi nel mondo oscuro di Huysmans PARIGI - Oggi il nome di j oris-Karl Huysmans, scrittore di ascendenza olandese, molto in voga alla fine del secolo, evoca quasi unicamente «A rebours», vera Bibbia del decadentismo, che influenzò tutta una generazione: il suo eroe, Des Esseintes, fu il modello del Dorian Gray di Wìlde, del Phocas di Jean Lorrain, del Charlus di Proust, e la sua impronta è sensibile nello stile dannunziano e in certe «outrances» del Vittoriale. Di Huysmans il lettore medio conosce forse anche «Marta*, il più riuscito dei suoi romanzi naturalisti, e «Là-bas», che fece scandalo all'epoca per il suo «satanismo», ma probabilmente ignora i libri che seguono la sua conversione religiosa, nonché la sua attività di critico d'arte. Molto opportuna è la mostra ora a lui consacrata dalla biblioteca dell'arsenale, che ha beneficiato dell'importante donazione del libraio Pierre Lambert e del concorso della Bibliothèque Naàbnale, di vari musei, fra cui il Louvre, e di collezionisti privati Come indica il titolo, «Huysmans: dal naturalismo al satanismo, a Dio», la rassegna ci propone un riesame globale dell'opera di questo scrittore, seguendone l'itinerario sinuoso attraverso il complesso clima culturale del tempo. E' una mostra intelligente e ricca (449 documenti), ma austera. Nessuna concessione all'estetismo, per quanto sollecitante potesse apparire l'idea di ricostituire l'ambiente di «A rebours». Si sarebbe potuto, per esempio, ricreare lo studio di Des Esseintes, tutto fasciato in marocchino arancione, salvo gli zoccoli color indaco e l'apertura circolare del soffitto su uno sfondo di astri e serafini, ricamati in filo d'argento su un antico paramento liturgico. Vi si sarebbe potuto far deambulare un fac-simile della famosa tartaruga dal guscio laccato d'oro e incrostato di rubini e acquamarine. O spandere a profusione quelle piante tropicali — Falocasia metallica, l'amorpbophallus, il nidularium, l'echinopsis — elette da Des Esseintes per la loro presenza conturbante e mostruosa. O ancora sollecitare l'olfatto del visitatore con una di quelle sapienti misture — essenza di ambrosia, lavanda di Mitcham, un'infusione di tuberosa, di fior d'arancio e di mandorlo, più qualche goccia di stephanotis, di Cipro, di sarcanthus, e una lacrima di opoponax —, che il personaggio amava confezionare in un antico fonte battesimale, perché gli evocavano il sentore di femmine incipriate e sguaiatamente truccate. Bisogna invece accontentarsi di vedere in ima bacheca il manuale «degli odori, dei profumi e dei cosmetici» di Septimus Piesse, a cui Huysmans attinse la sua erudizione in materia. E accontentarsi di sognare quel che poteva essere la dimora segreta dell'eccentrico protagonista davanti a una fotografia ingiallita, che rappresenta uno dei salotti di Robert de Mon¬ tesquieu, il celebre dandy che fu, insieme, a Ludwig di Baviera, il principale modello di Des Esseintes: il suo appartamento era stato descritto a Huysmans, che se ne ispirò per il suo romanzo, dall'amico Mallarmé. In realtà l'autore era un piccolo borghese, d'apparenza dimessa, che in privato indulgeva facilmente a un linguaggio triviale. Non aveva nulla della raffinatezza di un Montesquieu: basta confrontare il ritratto di costui fatto da Boldini con una fotografia di Huysmans in palandrana nera e tubino, che sembra un impiegato delle pompe funebri (fu invece un modesto funzionario del ministero degli Interni) per misurare l'abisso che li separa. Le audacie del. romanziere sono esclusivamente cerebrali Per il piacere dei bibliofili, gli organizzatori della mostra hanno però riunito in una vetrinetta alcune perle dell'eclettica biblioteca di Des Esseintes: c'è l'edizione Princeps di Apuleio del 1469, un «Satyricon» del 1585, il «Malleus maleficarum», trattato quattrocentesco di stregoneria dell'inquisitore renano Jacob Sprenger, infine, un prezioso esemplare del «Pomeriggio d'un fauno» di Mallarmé, che suscitava «capziose delizie» in Des Esseintes, quando ne carezzava la copertina in feltro giapponese color latte cagliato, chiusa da due cordoncini, uno in seta nera, l'altro rosa di Cina. A questa bìbliotechina fa seguito il museo immaginario di «A rebours», e qui campeggia anzitutto una Salomé di Gustave Moreau, «deità simbolica dell'indistruttibile lussuria, dea della mortale isteria, bellezza maledetta». La descrizione che Huysmans fa nel romanzo della sua danza lasciva e ieratica insieme ha contribuito molto a consolidare la fama del solitario Moreau e il mito di Erodiade, che ispirò tanti poeti, da Mallarmé, a Wilde, a Laforgue. Seguono, in una progressione nel raccapricciante, due illustrazioni di Odilon Redon per «La tentazione di Sant'Antonio^ di Flaubert, due macabre litografie di Rodolphe. Bresdin, un'incisione dei «Capricci» di Goya (una stre- _ ga ignuda che marca a fuoco una vittima destinata al diavolo, prefigurazione delle messe nere di «Là-bas»), una stampa raffigurante una delle sette piaghe d'Egitto di Jan Luyken, incisore olandese del '600, ossessionato dal tema delle atrocità bibliche. Huysmans non fu soltanto esegeta d'arre nei suoi roman- zi Esercitò anche, come Baudelaire, Zola, Mallarmé, un'attività continuativa di critico d'arte in varie riviste, esordendo a diciannove anni L'esposizione lo ricorda opportunamente attraverso alcune tele di pittori che egli contribuì a lanciare, o invece stroncò senza pietà. I suoi gusti, come si può constatare dalle sue critiche riunite in due volumetti, «L'arte moderna» e «Alcuni», sono abbastanza eterocliti, poiché esalta nello stesso tono ditirambico un Degas o un Moreau e un pittore mediocre di paesaggi suburbani, quale Raffaeli i, o ancora un artista vivace, ma minore, quale Forain, celebre per i suoi schizzi di cortigiane, del quale la mostra presenta un buon ri-' tratto di Huysmans e due incisioni per «Marta». Se Huysmans detestava il pompierismo dei pittori ufficiali e la sua bestia nera era Bouguereau — di cui paragona le veneri e nereidi a «palloni mal gonfiati», «souffles» mal riusciti o alla «polpa flaccida di un polipo» — egli ha soprattutto il merito di aver fra i ' primi scoperto e difeso gli impressionisti Talvolta l'analisi di un'opera d'arte gli fornisce un semplice pretesto per sviluppare certe digressioni sulla vita e la morte, la tentazione o la redenzione. E' il caso in particolare di uno studio consacrato a Felicien Rops, grande ai suoi occhi perché «ha restituito alla lussuria così stupidamente confinata nell'aneddoto, così bassamente materializzata da certuni, la sua misteriosa onnipotenza: l'ha religiosamente reinserita nel quadro infernale in cui si muove... In una parola ha celebrato quello spiritualismo della lussuria che è il satanismo». In questo soggetto troviamo l'anello di congiunzione fra «A rebours» e «Là-bas», il romanzo del suo periodo satanista, che va dal 1889, quando, tramite un'amica di Remy de Goncourt, egli si inizia all'occultismo, prima del suo ritiro alla trappa di Nostra Signora di Igny e della sua conversione, nel 1892 In quegli anni turbolenti, si era legato in particolare con un teologo istrione, l'abate Boullan, e con una sua protetta, che poi si prese in casa, Julie Thi- bault (il modello di Madame Vaoìi), visionaria poco più che analfabeta, sulla quale la mostra presenta alcuni curiosi documenti; fra gli altri un tabernacolo con false ostie, destinato alla celebrazione di eretici riti propiziatori Per Huysmans il satanismo rappresenta una transizione necessaria per trovare la fede che inconsciamente cercava da anni, e «Là-bas», nono- stante il suo carattere «sceUe- rato e sensuale» e la sua «de- menza cerebrale», segna una tappa importante nella sua lotta «per la Chiesa, contro il demonio». Così sostiene Fau- tote nella prefazione a una riedizione di «A rebours», scritta nel 1903, cioè a dician- nove anni di distanza dalla prima pubblicazione del suo capolavoro, tre anni dopo l'inizio del suo noviziato di oblato, quattro anni prima di morire. Si tratta di un testo essenziale in quanto spiega, nella prospettiva del conver¬ tito, la coerenza profonda di un'opera all'apparenza di- scontinua attraverso Fazione della grazia, prima sotterra' nea, poi combattuta, infine trionfante. Un misterioso disegno divi- no presiedeva forse già alla scelta dei temi licenziosi trat- tati nei suoi cinque prinn ro- • manzi (à?X~«Drageofr aux épi- ces» a «En ménage», del pe- riodo detto naturalista, che in realtà fu per lui proto-simbo- lista, come nota Paul Valéry) : non sarebbero che variazioni di una meditazione sulla lus- suria, «il più accessibile dei sette peccati capitali», in fatto d'arte, il terreno previlegiato dal diavolo per intrappolare l'uomo. Si spiegherebbe così la misoginia fondamentale di Huysmans, di cui si conoscono poche avventure e un solo amore, per Anne Meunier, artista del varietà, modello di Marta. Per lui la donna è infatti, secondo Finterpretazio- ne biblica, l'eterna tentatrice, l'autentico portavoce del ma Ugno. E si spiegherebbe an che la perversità di Des Es seintes come il rovescio di una castità volontaria (nessu no è più osceno dell'uomo che la continenza spinge a esaltarsi mentalmente fino al delirio orgiastico, scrive Hu ysmans nel saggio su Rops), il suo ascetismo di lusso (si è fatto costruire un falso letto da cenobita, ma in ferro bat tuto prezioso), la sua altera ricerca di solitudine (nella sua dimora ovattata conduce quasi l'esistenza di un religioso, con tutti i vantaggi della clausura, senza gli inconve- nienti della promiscuità'), la sua predilezione per la lette- ratura teologica e l'arte religiosa, perché a partir dal Medioevo «l'arte non esiste se non attraverso la Chiesa e nel suo seno». Infine, il grido sor prendente dell'ateo, che pro rompe alla fine del romanzo: «Abbi pietà, Signore, del cri stiano che dubita, dell'incre dulo che vorrebbe credere». Tutte le opere successive erano già in germe in «A re bours», prosegue l'autore nel la citata prefazione: «Là bas», che ha contribuito a smascherare «gli adescamenti del maligno», «En mute», e «L'oblato», in cui Huysmans approfondisce in chiave liturgica il capitolo sulla letteratura latina della decadenza, «La cattedrale», in cui l'attrazione di Des Esseintes per la flora esotica, per i profumi se' trova una nuova espressio ne mistica attraverso la simbologia deUe piante, degli aromi, delle gemme strumentalizzati dal culto cattolico. La mostra si chiude con le immagini della cattedrale di Chartres, dell'abbazia di So- lesmes, di Nostra Signora di leggerlo o a rileggerlo con oc- chi nuovi, superando il fastidio di una c^a ridondanza Ligugé, dove approda Finquieta ricerca religiosa di questo scrittore decadente. Costituisce un incentivo a verbale, ora che le sue opere tornano a diventare accessibili anche in edizione tascabile. Elena Guicciardi Acquaforte di Forain per ii frontespizio di «Marta» Huysmans nella caricatura da Coli-Toc.

Luoghi citati: Cina, Cipro, Egitto, Parigi, Sant'antonio