Vico nostro contemporaneo

Vico nostro contemporaneo Le relazioni al convegno veneziano sul filosofo settecentesco Vico nostro contemporaneo A. Battistini, E. Garivi, D. Ph. Verene, E. Grassi VICO OGGI Armando, Roma, 148 pagine, 4000 lire E5> difficile, per chi si accinga a presentare questo libro, sottarsi alla tentazione di parlare anzitutto di Giorgio Tagliacozzo, direttore della collana «Nuovi studi vichiani», nella quale esce appunto questo volume con una sua Presentazione. Tagliacozzo è uno di quegli studiosi che nonostante la nequizia dei tempi sanno ancora testimoniare, con disarmante e trascinante candore, le proprie passioni intellettuali. Nel caso specifico, queste passioni hanno un solo volto e rispondono a un solo nome: il volto e il nome di Giambattista Vico. Promettente studioso di storia delle dottrine economiche settecentesche, negli ultimi Anni 30 Tagliacozzo è costretto dalle leggi razziali ad abbandonare l'Italia fascista ed a cercare rifugio negli Stati Uniti. Dopo avere svolto le più diverse attività, approda alla redazione della «Voce dell'America», dove lavora fino al ritiro per raggiunti limiti d'età. Crediamo che mai pensionamento giunse più gradito... Come rinato a nuova vita, Tagliacozzo getta la maschera di un mestiere non certo esaltante e si presenta per quello che è: il profeta di Vico in America. Ancora negli Anni 60 la figura dell'autore della Scienza Nuova non era molto po-. polare nell'area culturale anglo-americana. Ma la frenetica attività di Tagliacozzo —che qualche amico definirà affettuosamente «o vichian monomania» — cambia le cose. Tagliacozzo propaga in più mòdi le opere di Vico negli Stati Uniti, entra in contatto con tutti gli studiosi del «suo» autore sparsi nel mondo intero, e soprattutto organizza alcuni simposi internazionali di studio. I temi di questi incontri sono talora un po' vaghi, i contributi non sono sempre adeguatamente vagliati, la smania tagliacozziana di vedere e mettere Vico dappertutto è guardata da molti con qualche scetticismo. Ma i simposi funzionano, riscuotono un vivissimo successo; e i volumi contenenti gli atti risultano nonostante tutto ricchi di ihdicaziohi "stimolanti. Dell'ultimo, in ordine di tempo, di questi simposi il presente volume offre, quale (speriamo) anticipo di una più copiosa silloge dei lavori e delle discussioni, le quattro relazioni principali tenute in altrettante sedute plenarie. Espressione della nuova dimensione internazionale delle iniziative di Tagliacozzo, il nuovo convegno si è svolto non più negli Stati Uniti ma in Italia, e piùprecisamerite a Venezia. «Vico/ Venezia» —proprio così, con questa grafia — è stata appunto la denominazione di un simposio che ha raccolto una folla di studiosi di provenienza e interessi diversi. Al titolo, òUciamo la verità, un po' ruffiano ha corrisposto uri programma piuttosto disuguale ed eterogeneo. Ogni studioso ha preferito, in fondo giustamente, parlare delle cose che sapeva. Così hanno fatto, in particolare, i relatori Eugenio Garin ha firmato un saggio su un tema che gli è caro — «Vico e l'eredità del pensiero del Rinascimento» —, e che ha sviluppato non senza alcuni riferimenti critici a interpretazioni a suo avviso troppo modernizzanti o, al contrario, ingiustamente limitative della grandezza del filosofo napoletano. D. Ph. Verene ha trattato invece «L'originalità filosofica di Vico», e l'ha fatto con equilibrio, anche se a tratti il discorso appare un po' scolastico e scontato. Più personale e stimolante — anche se altrettanto opinabile nel taglio e nelle conclusioni — la relazione del filosofo Ernesto Grassi («La facoltà ingegnosa e il problema dell'inconscio. Ripensamento e attualità di Vico»), dove si spazia con molta libertà da Vico a Freud a Heidegger, e dalla filosofia alla semiotica e all'antropologia. Assai utile, -invece, l'amplissimo contributo di Andrea Battistini, che ha analizzato con efficacia «Le tendenze attuali degli studi vichiani». In conclusione, il volume che Tagliacozzo ha ricavato da «Vico/Venezia» risulta per più versi prezioso e ricco di motivi e provocazioni che non dovrebbero passare inosservati né presso gli specialisti né presso gli amanti in genere del pensiero vicinano. Sergio Moravia