L'io guarisce cercando gli altri di Augusto Romano

L'io guarisce cercando gli altri Psicologia relazionale: la salvezza dipende dai rapporti fra le persone L'io guarisce cercando gli altri Paul Watzlawick e John H. Weakland (a cura di) LA PROSPETTIVA RELAZIONALE Astrolabio, Roma 400 pagine, 12000 lire CON questa vasta silloge di ricerche e contributi teorici, il lettere italiano che già abbia letto Pragmatica della comunicazione umana e Change, di Watzlawick ed altri (entrambi editi in Italia da Astrolabio), può completare la conoscenza della teoria relazionale elaborata presso il Meritai Research Institute di Palo Alto (California) ed applicata soprattutto, ma non esclusivamente, nel campo della psicoterapia familiare. R modello relazionale ha un notevole interesse epistemologico perché, fondandosi sul concetto di comunicazione, si propone come un modo alternativo rispetto alla psicoanalisi di conce ttualizzare i problemi umani. Ridotta all'osso, la contrapposizione sta in ciò: mentre la psicoanalisi cerca di capire perché determinati atteggiamenti e comportamenti si siano sviluppati nel passato individuale, la terapia relazionale vuole intendere cosa sta accadendo qui e ora nei rapporti tra l'individuo e le altre persone. Per la prima il cambiamento (la guarigione) dipende da una indagine sulle cause, alla seconda interessa invece non il «perché accade» ma il «cosa accade». L'attenzione viene spostata dall'intrapsichico all'interpersonale e l'accento cade sulle relazioni tra le persone e sui meccanismi che le determinano. Ciò presenta svariate implicazioni: in particolare, che ogni realtà sociale viene considerata come un sistema governato da rególe. Per esempio, i membri di una famiglia si comportano tra loro in modo organizzalo: dall'esame dei reciproci messaggi si può risalire alle rególe, cioè definire degli schemi ripetitivi di comportamento. In questa prospettiva perdono interesse concetti classici quali motivazione, ruolo, valore e in genere ogni nozione che si riferisca all'individuo considerato per se stesso. Ciò che soltanto esiste è «l'individuo - in - questa - relazione - con - quest'altro». Di conseguenza, anche l'idea di una causalità lineare e unidirezionale (A produce B, B produce C, e così via) viene abbandonata a favore di una causalità circolare, di tipo retroattivo: il comportamento di una persona è funzione del comportamento dell'altra, ogni comportamento è stimolo per quello che lo segue e risposta per quello che lo precede. In altre parole, ognuno è causa ed effetto del comportamento dell'altro. Applicata all'analisi dei soggetti schizofrenici, l'ottica relazionale ha messo in evidenza una particolare «malattia» della comunica-, zione intrafamiliare, constatando che il soggettò schizofrenico è stato di solito sottoposto sin dall'infanzia a messaggi contraddittori tali che — qualunque cosa egli faccia — non potrà mai adempiere a ciò che gli viene richiesto (questa situazione viene definita come «doppio legame»). L'esempio più semplice e didattico di tali ingiunzioni paradossali è la frase: «Sii spontaneo!», la quale crea una situazione insostenibile, giacché la richiesta in\essa. contenuta rende impossibile proprio quello che è richiesto, cioè il comportamento spontaneo. Vista in questa prospettiva, la patologia non è più una proprietà di una persona «malata» ma un modo di funzionare del sistema familiare, che tende a perpetuarsi. Giacché un comportamento deviante è un aspetto di un sistema e ne riflette una disfunzione, la terapia consisterà nel provocare cambiamenti nel sistema stesso. L'approccio terapeutico della scuola relazionale è perciò di tipo direttivo e tende da un lato a far prendere coscienza al paziente delle regole implicite nelle sue relazioni affettive e dall'altro a modificare il suo comportamento. In questa azione la terapia relazionale dispiega una notevole ingegnosità, utilizzando spesso gli stessi meccanismi responsabili della nevrosi. Questo approccio, che presenta punti di contatto con altre terapie (transazionale, gestaltica, comportamentista), è caratterizzato dall'importanza fondamentale attribuita al modello cibernetico. E' probabile che possa dare buoni risultati in determinate situazioni, ma non va assolutizzato: è soltanto uno dei tanti modi per descrivere ed intervenire sulla cangiante ed elusiva realtà umana. Una estensione del metodo al sistema endopsichico mi parrebbe assai suggestiva: bisognerebbe provare a mettere in evidenza le regole comunicative esistenti tra Ilo e le altre istanze psichiche ed utilizzare questa conoscenza nel dialogo con le figure dell'inconscio, suggerito da altre scuole psicoterapiche, come quella junghiana. Ciò permetterebbe di gettare un ponte tra prospettiva relazionale e terapia analitica. Augusto Romano

Persone citate: John H. Weakland, Paul Watzlawick, Watzlawick

Luoghi citati: Astrolabio, California, Italia, Roma