Bellissimo di notte di Ugo Buzzolan
Bellissimo di notte La farsa di un disoccupato che si dedica alla prostituzione Bellissimo di notte Antonio Amimi PIÙ' BELLO Dì COSI' Si MUORE Mondadori, Milano 214 pagine, 5000 lire IL tema non è consueto. Il sor Spartaco Meni coni, romano ventiduenne, è bellissimo: ha viso dolce e regolare, occhi azzurri sognanti, corpo flessuoso, belle gambe. E' già sposato, la moglie aspetta un bambino. Spartaco ama la consorte e tutte ìe sere compie il suo dovere coniugale. Crede di far chissà che cosa, e non sa che la moglie è da sempre delusa dalle sue effusioni brevi, egoistiche, senza fantasia. Ma i guai del ménage sono altri e ancor più gravi Spartaco è disoccupato e non riesce a guadagnare una lira neanche come comparsa a Cinecittà. La situazione è insostenibile. Il cognato, uomo concreto e di pochi scrupoli, gli propone allora — fascinoso com'è — di fare il travestito: ogni tanto attirerà un cliente, si farà dare i soldi in anticipo e troverà il modo dì squagliarsela senza concedere nulla. Dapprima sdegnato, quindi riluttante, Spartaco si fa convincere non solo dal cognato ma anche dalla moglie che lo induce a vestirsi da donna dandogli adeguati suggerimenti. E Spartaco si trasforma in una procace bionda ancheggiante e scopre che. dopo tutto, sui tacchi e con la gonna non si sta poi tanto male. Quasi subito, debuttando sul marciapiede con mille paure, fa un incontro decisivo: viene caricato a bordo di una potente Mercedes dal conte Nereo Manilio. Questo povero conte è ricchissimo, ma è angustiato da terribili difficoltà sessuali: ultraquarantenne, è praticamente vergine, si dedica a melanconiche pratiche solitarie e in più è complessato dal ricordo della madre, nobildonna di notevole opulenza, che durante la guerra, nel castello avito, era stata l'amante di un brutale ufficiale nazista, il maggiore Von Kussc-1. Nereo si innamora di schianto del disoccupato, non capisce che è un travestito e lo crede una splendida donna. Fra i due si instaurano rapporti platonici e affettuosi (con parecchi regali) sino a che, un giorno, il signor conte ha la rivelazione e scopre la vera natura maschile (ma è proprio quella vera?) di Meniconi Spartaco... Mi fermo qui. Non è che il romanzo sia un giallo, pe¬ rò rivelare i risvolti e le sorprese finali significherebbe togliere al libro una delle sue carte importanti e rendere un cattivo servizio ad Amurri che stavolta, più di altre, ha osato e rischiato grosso. E' chiaro che l'argomento del travestitismo è tale.per cui basta poco, in un racconto che vuole essere grottesco ed umoristico, a cascare o nell'osceno o nei ridanciano pesante. Di osceno non c'è traccia, e quanto alla dimensione di comicità colorita, facile e talora troppo facile, Amurri non ci rinuncia. Le sue origini di autore di riviste radiofoniche e televisive sono sempre evidenti e qui lo sono, direi, in forma accentuata, per il taglio delle scene, anzi delle scenette, per la girandola delle trovate e trovatine e — componente senz'altro positiva — per un linguaggio sciolto, scanzonato, con abbondanti immissioni di dialetto romanesco, pieno di battute ebarzellette. Si potrà, certo, rimpiangere U fatto che sull'ambiguità del sesso Amurri abbia lavorato più d'accettache di bulino. Ma bisogna riconoscere che ancora una volta egli ha scritto un librò divertente e di gradevole, consumo, e penso che que-" sto fosse il preciso scopo non solo suo ma di chi dirige la collana «Bum»: un libro dichiaratamente farsesco che tuttavia sul fondo, di tanto in tanto, ha un piccolo trasalimento drammatico, una quasi involontaria riflessione amara sul tormento di un sesso indeciso, sulla necessità per ciascuno di scegliere la propria via e la propria libertà. Ugo Buzzolan statua ai Arranco
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