Poesia: sussurri e grida

Poesia: sussurri e grida In anteprima il nuovo Almanacco dello Specchio Poesia: sussurri e grida IL numero otto dell'«Almanacco dello Specchio», a cura di Marco Forti con la collaborazione di Giuseppe Pontiggia, che esce in questi giorni (Mondadori), si presenta nell'editoriale come luogo di equilibrio tra lirica soggettiva e poesia di ispirazione civile e politica. Un numero di riflessione, dunque, che tende ad aprofondire il rapporto fra due polarità, le reciproche interazioni e sovrapposizioni, un almanacco che rievoca un anno già trascorso piuttosto che offrire prospettive per quello che comincia. La riflessione però non è mai scontata, e offre al proprio interno momenti di stupore, vociinsolite e da scoprire. L'apertura è classica, con Apollinaire: il suo saggio su l'«ésprit nouveau» e i poeti, e otto poesie tradotte da Vittorio Sereni. L'incontro Sereni-Apollinàire diventa subito un fatto di rottura rispetto al dato di partenza «classico»: la traduzione è tersa, limpidissima, come se la comunicazione fra i due avvenisse nell'aria dell'alta montagna. Le otto poesie sono tratte da Alcool, e comprendono anche La jolie rousse, che rappresenta insieme a L'esprit nouveau il duplice testamento letterario del poeta,. Scritti entrambi in quegli anni '17-18 che precedono immediatamente la sua morte (quest'anno ricorre invece il centenario della nascita), i due testi si risolvono per vie diverse in un appello, in uno sforzo di spiegare la poesia, di riavvicinarla al pubblico: come Platone nella sua Repubblica, anche le genti prima di rifiutare i giovani poeti si fermino almeno ad ascoltarli Un altro incontro raro è quello con Victor Segalen, un poeta bretone di cui si conosce il romanzo René Leys, pubblicato da Einaudi, ma la cui òpera poetica ha circolato finora soltanto in pochi esemplari preziosi. Tappe fondamentali della sua vita sono state Tahiti e la Cina. A Tahiti arriva nel 1903, tre mesi dopo la morte di Gauguin, proprio mentre mettono all'asta gli effetti personali del pittore. Segalen compra disegni e oggetti per pochi franchi, e attraverso Gauguin nasce in lui un'attrazione per una vita avventurosa che vada incontro a culture diverse, a paesi lontani Questo desiderio lo porta in Cina e dalla Cina riceverà le influenze più profonde e durature per la sua opera. «Almanacco» presenta tredici fra le sue Stele, curate da Lucia Sollazzo e pubblicate inizialmente in Francia comesi fa in Cina: un rotolo unico avvolto a fisarmonica. Molti furono tratti in inganno, e credettero che Segalen avesse tradotto dal cinese antiche cantiche. In realtà, il rigore di queste composizioni si può benissimo immaginare disceso da ideogrammi: termini corti, sintassi semplice, stretto legame alla forma, al volume fisico degli oggetti. Fedele al programma annunciato, l'antologia prosegue con poeti lontanissimi fra loro per poetica, epoca, nazionalità. C'è l'americano Wallace Stevens, che la critica attuale pone al medesimo livello di Pound, Eliot, Hopkins; Philip Larkin, che con dieci poesie da Finestre alte torna ancora una vòlta ai suoi temi poetici fissi: squallore, isolamento, solitudine, giovinezze sprecate e vecchiaie malate, incapacità e rifiuto di partecipare al godimento dei beni di consumo. Il terzo poeta di lingua inglese presente in questo «Almanacco» numero otto è Anne Sexton, un'americana che scopre la poesia a ventinove anni come alternativa e rinascita rispetto a una vita tormentata, funestata da malattie mentali e tentativi di suicidio: Nel 1958 partecipa, assieme a Sylvia Plath, al seminario di «scrittura creativa» tenuto alla Boston University da Robert Lowell, e nel '60 esce la sua prima raccolta di versi- To Bedlam and Part Way Back. Poeta «confessionale», come lo stesso Lowéll, Anne Sexton esplora dall'interno il tema della pazzia, che diventa senso di perdita, di estraniamento di fronte alle persone care, bisogno d'amore e ribellione al potere della «sanità». Anche Dio, il desiderio e l'impossibilità di una fede, tornano spesso nelle poesie di Anne Sexton: Cristo come essere umano che ha sofferto è continuamente ricercato dall'autrice, che però resta sempre un passo indietro, incapace comunque di abbandono. Gli altri autori di questo numero sono Maria Luisa Spaziani con dodici Fondali; Gunter Kunert con le sette poesie che formano il suo Viaggio verso Utopia; Giovanni Testori; Lucio Saffaro; tre poeti polacchi, Miron Bialoszewski, Zbigniew Herbert e Wislawa Szymborska; Sandro Sinigaglia con dieci poesie ironiche ed erotiche; Luca Canali con Versi da una clinica; un giovane poeta argentino, Juan Gelman, che è presentato per la prima volta ai lettori italiani; e altri sette poeti italiani contemporanei- Cesare Viviani, Gregorio Scalise, Mariella Bettarini, Walter Siti, Guido Costantini, Roberto Cantini, Giuseppe Sca- pucci. . Nico Orengo Anne Sexton Senza inganno Come al crocicchio il gesto che conforta la giusta via preserva dai falsi passi e dall'incaglio, questo annunci chiaro, amichevolmente, l'Oriente puro. Solleciti di lei, se i miei passi hanno così presto accompagnato i suoi passi; se afferrati da lei, i miei occhi hanno troppo spesso cercato lo scintillio o l'ombra dei -suoi occhi, Se la mia mano sfiorando la sua mano, se ogni cosa in me vicinissima a lei ha talora creato la forma del desiderio che implora, Non è affatto — ahimè, veramente — per l'amore ingiurioso e vano di me verso lei, ma per rispetto, per grazia, per amore Dell'amore che è in lei verso un altro, — lui Victor Segalen (traduzione di Lucia Sollazzo) Corni da caccia Nobile è la nostra storia e tragica Come la maschera di un tiranno Nessun dramma fortunoso o magico Nessun particolare indifferente Rende il nostro amore patetico E Thomas de Quincey nel bere L'oppio veleno dolce e casto La povera Anna andava sognando Passiamo passiamo poiché tutto passa Indietro io mi volterò sovente I ricordi sono corni da caccia II cui clamore smuore nel vento Guillaume Apollinaire (traduzione di Vittorio Sereni) Notte stellata La città non esiste se non dove un albero dalla chioma nera guizza su come una donna annegata nel cielo rovente. La città tace. La notte ribolle di undici stelle. Oh, stellata stellata notte! Ecco come voglio morire. Si muove. Son tutte vive. Anche la luna si gonfia nei suoi cerchi arancione per partorire bambini, come un dio, dal suo occhio. L'antico serpente invisibile ingoia le stelle. Oh, stellata stellata notte! Ecco come voglio morire: dentro quella belva irruente della notte, risucchiata da quel drago immenso, staccarmi dalla mia vita senza bandieta, né ventre, né grido. Anne Sexton (traduzione di Laura Coltelli) (da «Almanacco dello Specchio», n. 8, 1979. Per gentile concessione della casa editrice Mondadori).

Luoghi citati: Cina, Francia