La pittura è slalom

La pittura è slalom Trentanni di arte italiana La pittura è slalom Barili! - Spadoni - Alinovi Serra Zanetti - Marescalchi - Daolio Marra - Belluzzi L'ARTE iN ITALIA NEL SECONDO DOPOGUERRA Il Mulino, Bologna 218 pagine, 108 illustrazioni, 10.080 lire QUESTO secondo «Quaderno di culturologia» edito da n Mulino, redatto da un gruppo di lavoro costituitosi nell'ambita dell'insegnamento di Storia dell'arte contemporanea dell'Università di Bologna, è dedicato «allo studio dei rapporti tra l'attività artìstica e i vari strati in cui si articola la vita culturale: strati del livello materiale (tecnologia, economia) e. del livello teorico (epistemologia, psicologia, linguistiet*** ecc.). Come si enuncia nel titolo, il tema, complesso, di questa nuova indagine è ristretto all'analisi degli ultimi trent'anni di arte italiana, che gli estensori dei saggi, preceduti da un'introduzione di Renato Barilli, hanno cercato di individuare nei punti di rottura, o «giri di boa» più salienti, dando ad ogni capitolo la connotazione di nodo problematico emergente. Nell'immediato dopoguerra, ad esempio, «l'uscita dall'autarchia» mediante l'esigenza di informazione e di aggiornamento, da tempo repressa, con le problematiche che stavano percorrendo Europa e America, è analizzata da Claudio Spadoni che sottolinea l'importanza dapprima della Scuola Romana e di Corrente, in contraddizione con il clima novecentista, che verrà quindi programmaticamente ripresa dal Pronte Nuovo delle Arti nel 1946. «Vedo (La decifrazione del mio campo visivo)» di G. Paolini n divorzio tra astrattismo e realismo; l'«astrattoconcreto» venturiano sperimentato dal Gruppo degli Otto, sono altrettante tappe di questa progressiva apertura, sfociata in parte nell'Informale: nel capitolo ad esso dedicato, e ancora redatto da Spadoni, viene analizzata la situazione conflittuale italiana nei primi Anni 50, fuori dalla tendenza realista, ma ancora condizionata da un legame alla tradizione rafforzato da un ventennio di «ordine» che aveva rimarginato la provocazione futurista e vanificato i frammentari rapporti con le altre avanguardie europee. Dell'Informale italiano, in ritardo sugli esiti americani ed europei, Spadoni sottolinea la morfologia ete. rogenea dei fenomeni e le motivazioni storico-culturali che li determinano. All'interno di questa poetica, ed alla sua psicologia di taglio per lo più esistenziaìefenomenologico, si verificano nei primi Anni 50 in Italia vivacissime iniziative —sottolineate da Francesca Alinovi nel capitolo successivo —imperniate sul superamento del limite del quadro, sia attraverso l'accettazione di prospettive tecnomorf e (Spazialismo e Fontana; Nuclearismo) sia con la messa in crisi dell'opera stessa (la «pittura industriale» di Gallizio e il Laboratorio Sperimentale di Alba). il 1960 rappresenta successivamente un grande «giro di boa» paragonabile per importanza solo a quello intorno al '68: da soggettivismo, legato ad una crisi dei valori storici che l'Informale aveva rivelato, si tende all'oggettivazione del fare artistico, inteso come processo operativo comunicazionale e comportamentistico di organizzazione dì tutta l'esperienza, anche sociale, dell'uomo. Conseguenzialmente scatta un atteggiamento di scoperta adesione alla tecnologia, come momento progettuale (ricerche programmate, cinetiche, gestaltiche, optical), analizzato nel testo da Paola Serra Zanetti; o di proiezioni del ruolo della tecnologia sulla poetica dell'oggetto, nella Pop Art italiana analizzata da Paola Marescalchi. Intorno al '68 si supera un'altra soglia, ovvero si apre la dimensione dell'arte attuale, in rapporto, dice Barilli, all'era elettronica: «Scompare l'angolo retto e i suoi derivati, tra cui la macchina; al loro posto subentrano gli schemi circolari, flessi, ondulati, o meglio si supera la dimensione graficc^rappresentativa». Si approda al concetto, al corpo, all'ambiente: tematica indagata nel libro da Roberto Daolio. Con completezza il discorso viene allargato a due settori, la fotografia e l'architettura, solitamente non compresi entro il nucleo ristretto delle arti visive, e condotti rispettivamente da Claudio Marra e Amedeo Belluzzi. I rapporti della fotografia con l'arte sono oggi una trama sottilissima di problemi, da Marra accentuati sul significato pragmatico della sua funzione artistica. Riguardo al percorso dell'architettura dal secondo dopoguerra a oggi, esso è segnato da un passaggio dal funzionalismo ad una critica serrata ai princìpi del Movimento Moderno, che giunge, come sottolinea Belluzzi, fino ad una: tangenza esplicita tra architetti ed operatori artistici concettuali,. Mirella Bandini ——— ' —■»

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