II giorno che Nicò si mise a volare

II giorno che Nicò si mise a volare «H Nazareno» favola grottesca di Miscia II giorno che Nicò si mise a volare Eraldo Miscia v IL NAZARENO Rusconi, Milano 170 pagine, 4000 lire MISCIA è uno scrittore abruzzese che si è ritagliato un suo 'spazio nel contesto più recente della nostra letteratura. Costruisce storie un po' ilari e un po' folli, estratte da un mondo paesano che ha il sapore .dell'arcaico e del naif. i Con questo suo terzo romanzo, conclude una trilogia narrativa felicemente iniziata con II Gran Custode delle Terre Grasse^ (1915) e proseguita con Rosaria e il Bambino (1977). Anche qui, la vicenda è ambientata nel paese Immaginario di Marciano, forse una deformazione lessicale della nativa Lanciano, una terra corposa e antica, immobile nel tempo e scolpita nei suoi riti esemplari Nicò del Fiume, un giovane contadino che per non lavorare nei campi ha scelto il mestiere di impagliatore di sedie, si mette a volare come un angelo nella chiesa del convento di San Francesco. Tutti gridano al miracolo,, specialmente quando scoprono in lui altri poteri soprannaturali, come quello di guarire i paralitici e lo chiamano il Nazareno. La sua fama di guaritore, di santo popolare, che lascia disorientato e perplesso lo stesso Nicò, coinvolge l'intero paese e in modo particolare don Vitaliano, un parroco fantasticante e opportunista che pensa di trarre profitto dal¬ l'ingenua credulità dei suoi parrocchiani. li Nazareno rivela subito il suo esuberante vitalismo adocchiando una soda contadina, Giuditta, che fa sua in una stalla con furenti amplessi amorosi La sposa e ne, ha una figlia, chiamata Fiora e promessa al Signore. Altre figure stralunate e biz- . zarre popolano la vicenda, tutta punteggiata di gravidanza non desiderate, di passioni che covano nell'ombra, di avventure sensuali e divertenti. C'è il Pocaterra, un agiato possidente appassionato di archeologia e grande stallone, che mette incinte le figlie del Nazareno, e le ragazze dei dintorni; c'è Candore, un'innocente ragazza che secondo la voce popolare è stata ingravidata dallo Spirito Santo. Il romanzo ha una struttura circolare, nel senso che l'ultima sequenza coincide con la prima: durante una festa, religiosa, incitato dai compaesani che affollano la chiesa, il Nazareno sale sulla cantoria e animato da una sacra follia spicca il salto. Invece di volare si schianta sui marmi del pavimento. Non c'è il miracolo, ma una parodia della levitazione. La favola grottesca sfuma nel surreale e la follia esplode da un realismo aneddotico non sempre equilibrato. I personaggi sembrano figure di un teatrino dove il burattinaio muove i fili troppo velocemente e s'ingarbuglia nella fretta, senza distinguere più il materiale dall'immaginario, il favoloso 'dal picaresco. Massimo Romano

Persone citate: Eraldo Miscia, Fiora, Marciano, Massimo Romano, Miscia Ii, Nazareno Rusconi, Pocaterra, Spirito Santo

Luoghi citati: Fiume, Milano