Tramonta il sol dell'utopia

Tramonta il sol dell'utopia À colloquio con Enzensberger a Genova per il festival di poesìa Tramonta il sol dell'utopia «In Europa non ci sono più utopie. La scarsità è* un dato di fatto. Per molto tempo abbiamo goduto di un modello che ci dava dei privilegi e che adesso è arrivato ai suoi Hrtìiti. La condizione operaia è uguale a Minsk cpine a Detroit. L'Indocina ha dimostrato che non è possibile una politica basata sull'altruismo. Le'elezioni europee sono un bluff». GENOVA - Tra tensioni elettorali e arresti di presunti brigatisti, dal 21 al 27 maggio Genova diventa anche là città della poesia. L'anno voluto Edoardo Sanguineti e l'anmiinistrazione comunale, che hanno organizzato Poesia in pubblico: per una settimana poeti europei e americani recitano e discutono i loro testi per le vie e nelle scuole, al palazzo Ducale e nelle piazze. Così mentre a poche centinaia-di metri le autoblindo presidiano un comizio missino, nel freddo salone del palazzo Ducale scorrono le letture del francese Marcel in Pleynet, del viennese Gerald Bisinger. del rumeno Martin 5orescu. Ma l'atmosfera si intona perfettamente alle circostanze esterne, perché la maggior parte dei poeti presenti previlegia temi politici ed ideologici. Unica eccezione l'inglese Charles Tomlinson, con le sue camicie a scacchi e poesie private, che è venuto a Genova con la moglie e si sente prima di tutto in Riviera e poi a un convegno di poesia. Si trova infatti molto a syo agio se è seduto al porto a mangiare un gelato, fra le ragazze che qui sono cosi belle, asciutte, eleganti, così californiane. Alla sera però tutti i poeti si radunano attorno a rossi gamberetti al cognac, e si scambiano quaderni rilegati su cui lasciare qualche verso in dono. Edoardo Sanguineti è sempre presente, partecipa di tutto, fuma e mangia e butta giù la prima stesura italiana dj una poesia di Vasko Papa, e contemporaneamente telefona a casa è prende gli accordi per alcune interviste. Ma poi arriva questo ragazzo cinquantenne, di una raffi-/ nata eleganza bitta di morbide, giacche di lino e sciarpe blu: Hans Magnus Enzensberger. E allóra anche Sanguineti si ritaglia uno spazio di quiete, e si siede con noi Enzensberger è uno dei 'massimi poeti e uomini di cultura tedeschi. Le sue poesie e i suoi saggi politici sono stati tradotti in Italia da Fel- trinelli (Poesie per chi non legge la poesia; Questioni di dettaglio) e da Einaudi (Palaver: Mausoleuni). Dopo anni di produzione in prevalenza saggistica, ultimamente Enzensberger è tornato alla poesia, e parla volentieri anche di letteratura, dei nuovi autori tedeschi «Mi piace Peter Handke. Trova dei titoli molto belli per i suoi libri: Infelicità senza desideri. Breve lettera del lungo addio. Però in lui c'è un impoverimento progressivo della realtà, scarta un po' il mondo: nei suoi libri il momento della sensazione autentica si arresta troppo di fronte. a un oggetto». Nel suo testo poetico più recente, Mausoleum, Enzensberger Analizza in 37 ballate le folli illusioni di altrettanti personaggi, precursori del cosiddetto progresso o civiltà occidentale: c'è Campanella e Leibniz. Guevara e Reich, Fourier c Chopin. — Come mai ha messo an¬ che Chopin fra questi teorici della concezione del mondo come macchina perfetta? Non le sembra che in lui l'utopia fosse ingenua,-biologica? «Certamente, Chopin non sa dare i motivi profondi del suo programma, ha solo una mania di perfezionismo, non sa capire cosa compone, però è cugino di tutti gli altri utopisti, di quel Giovanni de' Dondi che à Padova costruì il grande orologio. Sono organismi dell'umanità che si danno senza rendersene conto, sono vittime delle cose che costruiscono». — Lei oggi è molto critico nei confronti dell'utopia, in cui credeva. Come mai è diventata un valore negativo? «Penso che oggi non ci siano in Europa programmi di utopia, non li vedo proprio. Oè forse un'utopia socialdemocratica riduttiva. L'ultimo grande tentativo che ricordo è quello di Erhardt, col suo cervello elettronico che doveva registrarci tutti su nastro». .— Eia situazione italiana rispetto alla Germania qual è? Può ricordare qualcosa successo quarantanni fa? . «E' un paragone facile, ma in realtà la situazione è molto diversa: una de come quella di Strauss alla de italiana non interessa, e poi Strauss non sarà ,mai cancelliere da noi, né Almirante al governo da voi. In Italia i sindacati hanno un peso». — Italia e Germania hanno in comune il terrorismo. Lei pensa che finisca sempre col fare il gioco del capitalismo? «Storicamente no. Durante, (fi guerra di Spagna è stato un'espressione di classe, un fatto interno al proletariato spagnolo, che aveva delegato tal terrorismo la propria guerra civile. Oggi casomai il terrorismo si arroga una delega che il proletariato non gli ha mai affidato*. Sanguineti ascolta e interviene, contrario alla liquidatone di tutte le utopie professate da Enzensberger. Gli rammenta che anche in Marx c'è utopia. «Sì. l'utopia dell'abbondanza realizzata — gli ribatte Enzensberger — Marx sperava che potesse diventare reale con un salto storico. Ma la storia ha falsato il progetto, e oggi la scarsità è un dato di fatto, basta vedere la mancanza di energia. Per molto tempo abbiamo goduto di un modello che ci dava dei privilegi, è che adesso è arrivato ai suoi limiti. Una volta c'era spazio, c'èrano risorse. Adesso abbiamo conquistato tutto*. Sanguineti non è convinto: — Dobbiamo credere ai salti energetici passare dal petrolio ad altre fonti di energia. Fare un salto qualitativo. «Oggi tutte le società vanno verso lo spreco. Anche laOna, ormai. Per l'energia nucleare il discorso è lo stesso, ci dicono: non preoccupatevi, bisogna tirare avanti, arrivare al massimo punto di crescita. La logica è sempre quella, vale nella fabbrica sovietica come in quella americana, e anche la classe operaia se ne è resa conto. Minsk e Detroit sono organizzate allo stesso modo, i rapporti di produzione non cambiano, i rumori in fabbrica sono gli stessi, uguali i processi di degradazione per l'operaio*. . — Bisogna superare la catena di montaggio, per questo accettare anche una fase di taylorismo, ma pensare sempre di più in termini di storia universale.. «Sei un idealista. E' il capitalismo che riesce a superarsi, ad abolire la catena di montaggio, è ancora una volta l'Occidente: in Svezia fanno le VolvO coi robot, naturalmente per motivi di profitto.. In Russia sono indietro, comprano macchinari europei*. — In Russia c'è un ritardo storico di partenza-. Ma tu pensi che in America Latina, in India, in Afghanistan i pro¬ blemi siano risolvibili col capitalismo? «No. L'intellettuale afghano dovrà pagare lo stesso prezzo che. altre civiltà hanno già pagato. La storia non è delicata, non regala. E l'Indocina ha dimostrato che non è possibile praticare una politica basata sull'altruismo. Sia il sistema capitalista che quello socialista non hanno altra scelta che praticarsi propri interessi. Solo che ci sono interessi a breve o a lungo termine. Lo spreco è a breve termine, e io vedo catastrofi per tutti e due i sistemi. Prendiamo l'ecologia. Io non sono un ecologo, ma è un problema enorme, e il socialismo per ragioni politiche si rifiuta di fare i conti con un problema come questo. C'è una natura interna e una esterna all'uomo. Questa è una scoperta post-marxiana*. — Fuori del marxismo non esiste programma globale.. «No. è vero, non lo vedo. Ma vedo il germe di qualcosa che mi convince in quelli che vogliono imparare le cose utili ma non sono anti-industriali. Come mia figlfa, che si rende conto che manca l'energia, ma si rende anche conto che dobbiamo continuare a produrre ciò che'mangeremo. E allora fa l'agricoltura, e la fa come va fatta oggi, con le- macchine*. La discussione fra questi due poeti e politici, prima di interrompersi di fronte alla notte, arriva all'Europa. Sanguineti chiede a Enzesberger se insieme a lui e al poeta jugoslavo Vasko Pqpa vuol par-, tecipare ad un comizio sul tema Europa e cultura. «Per me le elezioni europee sono un vero e proprio bluff. Mi sembra controproducente venire a dire questo ad un comizio del pei, non ti pare?*. Ma Sanguineti non si smonta facilmente e con una delicatezza verbale implacabile gli risponde che potrà di-, re tutto quello che vuole, ne discuteranno insieme. Nico Orango.