Quel cartone è un carabiniere

Quel cartone è un carabiniere ^ Torna di moda nei libri per ragazzi il giocattolo «povero» Quel cartone è un carabiniere Elve Fortis de Hieronymis COSI' PER GIOCO... Einaudi, Torino 164 pagine, 4000 lire Joseph e Lenore Scott PROVA LA TUA INTELLIGENZA GIOCANDO Sur Rizzoli, milano 136 pagine, 1800 lire HO sotto gli occhi alcuni libri di giochi: ne sono usciti diversi in questi ultimi mesi, per adulti e per ragazzi: sono degli antistress o degli svianti? Si è forse scoperto che si può giocare, inventare, senza il sussidio della televisione? Che è il caso di «riprendersi», per usare un verbo consumato dagli sloganisti, i dopocena, i pomeriggi delle do-i meniche? A questi libri, probabilmente seguiranno manuali per giocare correttamente a tressette, a scopone, a dama, ad asso-pigliatutto. Per i ragazzi, via i giocattoli da grande magazzino, basta con lo spendere soldi in ingombranti futilità fatte in serie, bambole e pupazzi col frivolo nome imposto dalla ditta: i giocattoli si costruiscono in casa. Usando la carta ondulata dei biscotti all'uovo, la carta stagnola e la carta crespata delle recite scolastiche primo-novecento e quella carta velina che foderava gli album dei «ricordi» delle nostre nonne. E i contenitori dei detersivi, gli scatoloni dei frigoriferi, dei servizi di bicchieri, che sono di cartone: quél cartonacelo gonfio e leggero che si vede abbandonato agli angoli delle strade in prossimità dei negozi di casalinghi. Con forbici, pennarelli, e spago e nastro adesivo, si può trasformare quei cartonacci in teatrini, il barattolo del sapone liquido in carabiniere, la busta del pane in gatto o in fiore. Non è certo' una novità quella che propone Elve Fortis de Hieronymis in «Così per gioco...» edito da Einaudi negli Struzzi: sono giocattoli che i genitori di coloro che erano bambini poco prima degli Anni Sessanta, dello scoppio incontrollato e spaccone del consumismo, hanno sempre inventato e che in paesi dove si aspira all'ingegnosità più che all'ostentazione sono sempre stati preferiti. Alcuni anni fa, in un kibbuz israeliano poco distante da Kaifa mi è capitato di vedevo nr> .narcn crino Vii npr narri- * w i . • ■ ; ' «- — - . - -.- ri------ — ( - — bini» dove non c'erano scivoli o giostrine, ma semplicemente un mucchio di oggetti, i più disparati, che, una volta resi inservibili dal loro lungo abituale uso, venivano lasciati nel parco perché i bambini se ne impossessassero e da quei comuni relitti ricavassero splendide fantasie (un paio di ragazzini avevano costruito oggetti degni deU'ammirazione di Picabia con un orologio da tavolo, una ghiacciaia e pezzi di sedie sfasciate). Nel libro di Elve Fortis de ffieronymis si insegna con un tono preciso e gentile: qui il taglio cuneiforme, li ritagliare con l'apposito seghetto: forate gli occhi, ritagliate i baffi i nasi e i capelli, incollate testoline, confezionate il vestito. Quanti attoniti burattini, saltimbanchi a scatti, coccodrilli e ippopotami, costruiti con quelle bernoccolute scatole da sei uova che si pensava non dovessero servire proprio a niente, dovrebbero riempire i tavoli riservati a queste allegre creazioni! Ma le nostre nonne sapevano già tutto: ecco perché durante un trasloco ci è più volte capitato di trovare scatolette e matassine, bottoni solitari, clips zoppe, fazzoletti di seta che racchiudevano confetti, ritagli che non potevano certo servire a mettere toppe, anelloni da tenda e f ildif erro colorato: un bric-à-brac in attesa di trasformarsi quasi nel modo che suggerisce chi ha preparato questo volumetto. Siccome anche gli adulti, devono giocare, per loro ci sono rompicapi e problemini: in viaggio, recentemente, ho notato che negli scompartimenti del treno su tre gialli che occupano il posto ci sono almeno sette o otto riviste di enigmistica e quiz. I problemi del libro «Prova la tua intelligenza giocando» di Joseph e Lenore Scott (Rizzoli Bur) sono un po' impervi (per fortuna, alla fine del libro ci sono tutte le soluzioni). Vi dominano monete, cubi e triangoli, un'ossessiva geometria in bianco e nero; e tante caselle vuote e prepotenti. Ci sono tutti quei problemi che qualche com-' pagno di scuola molto bravo e dispettoso lanciava senza riuscire a ottener risposta. Sono stata colpita da un «solitario dei doppietti». Dice: «Sapreste passare da gatto a secca mediante una serie di parole intermedie, ognuna delle quali differisce dalla precedente per una so¬ la lettera?». E si avverte il numero dei passaggi e si impone che i nomi propri non debbano essere incasellati e che le parole siano rigorosamente comuni (gazebo o sterlizia non potrebbero mai figurare nel gioco). Al reparto soluzioni si apprende che la giusta risposta è questa: gatto patto petto pesto pesco pesca pecca zecca. C'è chi ha fatto e fa poesia col gatto e la zecca: pensando dunque a questi verseggiatori, non si può non regalare una fresca lode a chi invece ne ha fatto un onesto giochetto verbale. Rossana Ombres

Persone citate: Einaudi, Lenore Scott, Picabia, Rizzoli, Rossana Ombres

Luoghi citati: Torino