Carissima mamma quanto eri crudele

Carissima mamma quanto eri crudele Carissima mamma quanto eri crudele Sta per uscire anche in Italia la discussa biografia di Joan Crawford scritta dalla figlia core ai benpensanti persino un'infelice esperienza, in una pellicola «porno». Il matrimonio con Douglas Fairbanks, il successivo divorzio, una lunga e tempestosa relazione con Clark Gable, il secondo matrimonio con Franchot Tone l'avevano resa la regina delle cronache mondane. Vìveva in una specie di castello, a. Brentwood, con 22 camere, piscina, RollsRoyce, maggiordomo. Di carattere imperioso e irascibile, riusciva ad apparire in pubblico distesa e felice. L'impossibilità di aver figli era il suo grande cruccio. «Quando i ginecologi le comunicarono che era sterile — scrive Christina Crawford — non si fermò a pensare se sarebbe statao no una buona madre. Decise l'adozione». Christina, che è nata nel '38, entrò a Brentwood tra un matrimonio e l'altro. Per l'occasione, giornalisti e fotografi accorsero da ogni parte dell'America. I primissimi mesi della figlia adottiva di Joan Crawford furono dolci Qualcosa cambiò intorno ai 3 e 4 anni quando la bimba incominciò a rivelare una sua personalità, in casa entrò il marito numero tre, Phyt Terry, e la famiglia acquistò anche il piccolo Christopher. L'autrice della biografia sospetta che la madre, assillata dai problemi sentimentali, terrorizzata dalla prospettiva che le nuove leve di attrici la scalzassero dal trono, si desse al bere. E' un fatto che cambiò, come ha testimoniato Christopher. Alla minima contrarietà personale, o disobbedienza, prese a sfogarsi sui figli Una notte, Christina e Christopher furono svegliati da un cameriere. Corsero in giardino: la «stella», insoddisfatta del lavoro dei suoi dipendenti stava distruggendo un roseto. «Ci costrinse a portare via tutto — dice Christina — nel buio non vedevamo nulla, ci pungevamo e tagliavamo, eravamo sanguinanti. Non ci lasciò fermarelinché non finimmo». opprima, gli scoppi d'ira furono isolati Christina Crawford riferisce di un'altra notte «in cui fui destata da terribili rumori Aprii gli occhi e vidi mia madre accanirsi contro il mio armadio. In preda alla rabbia, gettava a terra i miei vestiti, li strappava, calpestava. Gridando, mi afferrò per i capelli e trascinò giù dal letto... Mi strattonava, "Non sono appesi, non sono appesi" ripeteva. Incominciò a schiaffeggiarmi con violenza sulle orec- chie.... Poi si scagliò cóntro il letto, strappò le lenzuola, fece cadere il materasso... "Metti in ordine" disse alla fine, sbattendo la porta». Ma più tardi la crudeltà di John Crawford contro i due figli adottivi diventò sistematica. Christopher, che era vivace, la notte veniva letteralmente legato al letto. «Mia madre aveva comprato quelle briglie par neonati che impediscono loro di cascare dalla culla. Le adattò a mio fra¬ tello, e gliele impose fino a 12 anni. Non poteva muoversi, la schiena gli faceva male. Per permettergli di andare al gabinetto, dovevo slegarlo di nascosto». La punizione esemplare di Christina che aveva paura del buio e un'irragionevole fobia che i topi venissero a mangiarla, consisteva nel rinchiuderla in un armadio ermeticamente sigillato sino a che non le mancava l'aria. L'unica volta che la bambina trovò il coraggio di ribellarsi Joan Crawford Vaggredi «Dissi . qualcosa che le causò come un trauma. Ebbe uno scoppio di odio, e mi balzò addosso, afferrandomi alla gola, come un cane feroce. Caddi battendo la testa contro lo spigolo di un mobile, e sentii un dolore atroce, eguale a quello che mi procuravano le sue mani. Aveva la bocca distorta e gli occhi infiammati, di un animale che vuole uccidere». L'incidente indusse l'attrice a mandare la figlia adottiva in collegio. Christina non voleva separarsi dal fratello e dalle sorelle Ma avvertiva confusamente di non poter restare in casa. La «stella» davanti a cui Hollywood s'inchinava, e per cui deliravano milioni di americani era una nemica. La distanza non alleviò le sofferenze della bambina. Joan Crawford si prese materialmente cura di lei, ma ottenne dalle suore che non vedesse nessuno e non fosse mai lasciata in libertà. In «Carissima mamma» gli anni del collegio risultano così i più duri e tormentosi. L'odissea di Christopher è analoga. Appena maggiorenni, entrambi lasciano la casa. Christina Crawford rimane vicina al mondo del cinema e delle lettere (il teatro, i copioni dei film) nonostante le prime nozze siano sbagliate. Il fratello se ne distacca per sempre: va a Long Island, vicino à New York, a fare l'operaio, dopo avere sprecato anni in collegio e all'università. Le altre due figlie adottive, Cynthia, ma soprattutto Cathy, che è la maggior beneficiaria dell'eredità della «diva», contestano il ritratto della madre di «Moramie Dearest». Tra di loro e Christina e Christopher è in corso un'azione legale: ècontestato il testamento, che Joan Crawford avrebbe scritto «sotto l'influenza dell'alcool, e stravolta dal cancro che la stava uccidendo». «Mia madre — dice Cathy — non fu affatto un mostro. Aveva con me un rapporto migliore che coi miei fratelli, è vero. Ma non era una squilibrata. Soprattutto, non era sadica». Ammette soltanto che l'attrice «lavorava molto, non poteva prestare sempre attenzione a tutto». «Anche negli ultimi anni di vita, dopo il matrimonio con il presidente della Pepsi Cola, Al Steele, che la lasciò presto vedova, era occupatissima: si rivelò anzi una grande dirigente d'azienda». Come s'è ricordato, «Carissima mamma.» ha sconvolto Hollywood. I vecchi colleghi hanno rifiutato commenti, o hanno detto semplicemente: «Non ci crédiamo». Bette Davis, che lavorò spesso con lei e fu sua rivale, ha asserito che «potè non essere una buona madre, ma non si sarebbe mai macchiata di queste crudeltà». Gli ex mariti ancora in vita, tacciono: sono stati delle -parentesi*, non si sono mai avvicinati ai bambini, e forse sono stati colpevoli di gravi negligenze nei loro confronti. Ma nell'infanzia della stessa Joan Crawford esistevano, secondo altri biografi, i semi della violenza e dell'abnormità. Nata in una famiglia di teatranti dell'Oklahoma, era stata costretta a mettersi a lavorare a 11 anni, quando il padre se\ n'era andato di casa. La madre e il fratello maggiore l'avevano sottoposta a continui maltrattamenti, fino a farla fuggire a Hollywood, in cerca di fortuna. Là, «si era aperta una strada con le unghie e coi denti», imparando a combattere più che ad amare. Quanti sono rimasti a disagio, o disgustati, da «Mommie Dearest» affermano che il libro inaugura una specie nuova di biografie, quella denigratoria, destinata a fiorire a Hollywood. Altre infatti, che sanno di «regolamento di conti» postumo o quasi, stanno vedendo la luce. Una su.\ Tyrone Power, ad esempio, che svela l'omosessualità «dell'attore più bello del mondo», considerato a suo tempo un dongiovanni. Un'altra su Marion Brando, della sua prima moglie Anna Khafki, che ridicolizza i suoi attributi maschili e lo definisce «un amante con la finezza di una ghigUottina». Una terza, ritardata da querele e contro querele, è stata scrìtta da uno dei numerosi consorti di Elizabeth Taylor, il cantante Eddie Fisher, oggi tramontato. E' una classificazione ingiusta, perché il libro di Christina Crawford sa di autentico dolore. Ennio Carette

Luoghi citati: America, Brentwood, Hollywood, Italia, New York, Oklahoma