Una violenza chiamata vulcano

Una violenza chiamata vulcano Una violenza chiamata vulcano Fred M. Bullard il VULCANI DELLA TERRÀ Newton Compton, Roma 636 pagine, 6800 tire PIÙ' dei cicloni tropicali e più dei terremoti, le eruzioni ed esplosioni vulcaniche (i due aspetti dell'attività vulcanica vanno quasi sempre congiunti) sono forse i fenomeni più violenti e drammatici che fin dai primordi dei tempi storici abbiano colpito la fantasia dell'umanità per la spettacolarità dell'avvenimento (un monte che erutta fiamme) per l'imprevedibilità e la subitaneità del cataclisma, per la sua stessa relativa rarità, per lo sconvolgimento del suolo, il terrore e le vittime. Nei cicloni e nei terremoti l'energia è dispersa su un'area piuttosto vasta e i danni più gravi non sono concentrati in un punto solo; nei vulcani invece avviene il contrario, la violenza che si scatena dalla cuna o dal fianco ruggente d'una montagna ed esplode con ceneri, lava, lapilli e gas infuocato proiettati verso il cielo o rovesciantisi sui fianchi del cono vulcanico come una nube ardente, tutto concorre a concentrare il disastro in una zona ristretta, né si può arrestare (oggi tentano con dei bombardamenti aerei) l'avanzata inesorabile e distruggitrice della lava. In quella zona cambia persino la geografia e ogni cosa è distrutta. Basterà ricordare le più grandi eruzioni degli ultimi cento anni, una reaità che fa paura e che dimostra come la nostra terra sia sempre in piena attività. Nel 1883, l'esplosione del Kralatoa, una piccola isola fra Giàva e Sumatra, allorché vennero eruttati venti chilometri cubi di materiale igneo, il fra¬ gore che accompagnò l'esplosione venne avvertito alla distanza di tremila chilometri in linea d'aria, le ceneri proiettate in alto fecero più e più volte il giro della terra sino ad oscurare, in alcune località, l'orizzonte, talu: ne città della Sonda furono distrutte e morirono almeno 36 mila persone, molte delle ; quali per il successivo maremoto. Egualmente disastrosa, per l'alto numero di vittime .umane, l'eruzione del Monte Pelée che nel 1902 devastò l'isola di Martinica nelle piccole Antiile e quasi contemporaneamente l'esplosione di Saint Vincent, a duecento chilometri di distanza. E ancora l'eruzione del monte Katmai, in Alaska, che non provocò vittime soltanto perché la regione era disabitata ma che venne giudicata, dall'US. Geological Survey come «almeno altrettanto violenta di quella del K^rakatoa». E cosi via, da due a tremila eruzioni l'anno (contando naturalmente anche le eruzioni minori e i vulcani hi attività continua) con gli ultimi più gravi episodi nel 1943, quando nel Messico centrale sorse quasi dal nulla, da un dosso di terra appena rilevato, il vulcano Paricutìn — e il fenomeno della formazione di un nuovo vulcano potè essere seguito per la prima volta in ogni dettaglio —fino alla terrificante esplosione del Bezumyanni (il nome, in russo, vuol dire Innominato) che nel 1957 cambiò l'aspetto della penisola della Kamciatka. Negli ultimi dieci o dodici anni, con la nuova teoria della tettonica a zolla, siamo decisamente avviati a comprendere ciò che avviene all'interno della nostra terra, sotto la crosta sottile, là dove si manifestano quelle forze che si sprigionano in vulcani e terremoti. Le imprese astronautiche ci hanno confermato che una considerevole parte dei crateri lunari sono dovuti all'attività vulcanica (gli altri sono provocati dall'impatto di meteoriti), hi questi giorni la sonda spaziale americana Voyager ha rilevato eruzioni vulcaniche in atto su un satellite di Giove, Io. Di tutti questi problemi questo volume di Fred M Bullard offre una trattazione completa, sia pure sul piano divulgativo, avvincente, di gran lunga la migliore che a nostra conoscenza sia disponibile in Italia. E l'Italia, non dimentichiamolo, è uno dei Paesi più vulcanici del mondo: Etna, Stromboli, Vesuvio, isole Lipari, campi Flegrei, Ischia, la nostra penisola e le nostre isole giacciono su un mare di fuoco, e anche i terremoti lo dimostrano. n Bullard ha dedicato l'intera vita alle ricerche vulcanologiche, è stato sulle falde dell'Etna e all'osservatorio vesuviano, nelle Hawaii, nell'America centrale, nell'Islanda, nel Giappone, in Indonesia, ha esplorato tutte le aree «calde» della Terra. Vulcani e terremoti non sono che le fasi più appariscenti di una continua incessante attività che si svolge nel cuore del nostro pianeta, quella stessa attività che fa sorgere e poi cancella le montagne. D libro offre una lettura affascinante, assolutamente indimenticabile per il profano e per lo specialista un utile strumento di consultazione, corredato anche di una esauriente bibliografia aggiornata all'anno scorso. Umberto Oddone

Persone citate: Bullard, Newton, Stromboli, Umberto Oddone, Vesuvio