Sinisgalli: la poesia come scienza

Sinisgalli: la poesia come scienza Sinisgalli: la poesia come scienza ROMA — «Scrivo giorno e notte (come mia madre faceva la calza) nei momenti e nei posti più, impensati; dice Leonardo Sinisgalli. E* appena tornato in libreria il suo «Bettiboschi», a pochi mesi dall'uscita dell'ultimo volume di poesie, «Dimenticatoio». * Quale poesia scriverà ancora? •Somiglierà all'ultìma che ho scritto ieri La poesia non fa salti Cambia con noi che somigliamo a noi stessi diventando irriconoscibili». Ma a settantanni Sinisgalli non può cambiare pelle. Per fortuna è ancora riconoscibile, grazie proprio alla poesia e a quegli umori beffardi, a quella grinta innocente o perversa che gli consente di scegliere spesso la via del paradosso per manifestare l'esaltazione che gli dà la parola risillabata, rivisitata, alla fine, inventata, Con lui c'è da lottare, su qualsiasi punto di vista. Raramente è incerto, rifiuta la malinconia del dubbio che assai di frequente («per posa», dice) tormenta l'intellettuale. Eppure, quando parla di Montemurro, il paese lucano dov'è nato e dove torna almeno una volta l'anno, lo assale la paura della smemoratezza. Anche lui ha dunque le sue perplessità i suoi dubbi Nella casa romana di via ' Sassof errato il poeta lucano ha piantato da anni i picchetti per circoscrivere il suo regno, la sua riserva, «Io non ho più bisogno di allontanarmi dalla scrivania Vedo il filo a piombo dello spigolo della casa dei Buscagliene in via Monte Parioli a duecento metri di distanza la linea retta del mio davanzale, il fusto sotti- le della palma che oscilla come un pendolo alla rovescia dosanti all'Ambasciata della Bulgaria in via Rubens, il fico contorto a ridosso del muro di cinta dell'Ambasciata polacca..». Una mappa ben definita nella quale immerge i crucci del momento, le remote paure, come quando, vinto dai «furore matematico», si piegava su un calcolo infinitesimale. Una condizione desiderata, condotta fino al limite della sofisticazione poetica questo rapporto di Sinisgalli con la matematica; un rapporto antico col quale il poeta ha sempre cercato di pulire il cervello dalle scorie impressioniste, sentimentali E' stata la scienza madre che ha smosso il suo cuore? «Per me — insorge — la scienza madre è la poesia,* perché la poesia è invenzione, è speculazione, è, anche, gratuità. Nella mia cultura la matematica ha sostituito il greco che non ho potuto studiare da ragazzo e che vado studiando, adesso, a settant'anni con l'aiuto di mio figlio Filippo e dei libri di traduzione. Della matematica, della stessa geometria oggi mi affascina la cadenza esatta del linguaggio, mi toccano gli accostamenti In "Dimenticatoio" ci sono composizioni che possono somigliare ai trapezi più che ai rettangoli ai rombi più che ai quadrati, ai triangoli scaleni più che ai triangoli isosceli o equilateri, paragonandoli ' un calcolo degli infinitesiì.^. Oggi sono pieno di vizi, di manie, di debolez¬ ze, difetti che non hanno nulla a che vedere con la precisione matematica. •E' vero che la matematica deve fare da contravveleno alla natura che ci porterebbe al letargo con i suoi filtri, le sue droghe: ma finiamola una buona volta di pensare a Sinisgalli come a un triangolo equilatero, a un teorema, a una operazione algebrica! Tra poesia e geometria il nesso sta nel rifiuto della ridondanza Tuttavia, la poesia è una scienza che brucia i suoi alambicchi Non lascia traccia se non nella scrittura nell'opera finita che, tutto sommato, non può insegnare niente, nemmeno all'autore E' la scienza del momento, la scienza dell'inesistente». Si contraddice? E' probabile, ma difficilmente lo ammetterebbe. E intanto comincia a scoprire qualche carta. Ha abbandonato il clima delle astuzie, degli atteggiamenti dispettosi, torna all'improvviso indietro, a Montemurro —il racconto si carica di nostalgie — a Domenico, il netturbino comunale autorizzato al trasporto dei rifiuti con un furgone tappezzato di fotografie pornografiche. Tutte le mattine durante l'ultima estate lo invitava a sabre con lui sull'altipiano per vedere il sole sul monte Pollino, le spighe di un campo di grano. «Devi prenderle senza spezzarle, devi prenderle in piedi — diceva Domenico —non più di tre, una per Cristo, una per il diavolo, l'altra per Berlinguer». E in quel tre, sul quale il poeta si sofferma per una delle sue tante invenzioni, torna con pignolerìa l'idea dell'esatto, la persecuzione della matematica. Mario Trufelli Incisione di Sinisgalli, da «Dimenticatoio», del Labirinto, Matera

Persone citate: Berlinguer, Leonardo Sinisgalli, Mario Trufelli Incisione, Pollino, Sinisgalli

Luoghi citati: Ambasciata, Bulgaria, Matera, Montemurro, Roma