A passeggio nei segreti di Roma

A passeggio nei segreti di Roma A passeggio nei segreti di Roma Una guida non turistica della capitale per conoscere storia e cultura aei noni Luciano Zeppegno I RIONI DI ROMA Newton Compton Editori 1098 pagine, 24.000 lire S TJLLA scia dei più famosi resoconti di viaggio dei grandi scrittori dell'Ottocento, da Passeggiate romane del Gregorovius e di Stendhal a Viaggio in Italia di De Brosses, da Goethe a Gogol, da Maurice Sande allo Story, Luciano Zeppegno divide questo suo appassionato e minuzioso itinerario romano attraverso i quattordici rioni tradizionali e gli otto moderni, in affascinanti «passeggiate», facendoci da spigliata e meticolosa guida alla scoperta degli angoli più riposti di una Roma un po' misteriosa e inedita. Già nella sua Guida ai misteri e segreti di Roma Zeppegno aveva preso per mano il lettore facendogli scoprire lati e aspetti inconsueti o po¬co noti della città. Qui, none per rione, lo conduce alla scoperta di ogni angolo riposto, dei recessi più gelosi e intimi di questa Roma carica di storia e traboccante fascino, mai abbastanza esplorata, sempre nuova e ricca di imprevisti. Perché andare alla scoperta di una città come Roma richiede entusiasmo e metodo: Roma bisogna saperla prendere per il suo verso, abbordarla con passione, sentirla fin nelle sue più recondite armonie, e sempre ci riserva una sorpresa, una ghiotta curiosità, un singolare e dimenticato fatto di cronaca, un agghiacciante «fattaccio», un simpatico aneddoto. Zeppegno, lungi dal presentarci una ovvia Roma turistica, la Roma dei grandi monumenti illustrati in ogni guida, la Roma delle chièse imponenti, dei ruderi romani più famosi nel mondo, ama invece guidarci attraverso i piccoli segreti più riposti di una Roma negletta, trascurata, quella che il turista frettoloso non sogna nemmeno che esista. Questo I rioni di Roma di Zeppegno, a differenza dell'omonimo I rioni di Roma di Giuseppe Baracconi (il paragone non si poteva evitare) non è una rassegna storico-urbanistica della città, vista nel suo crescere dalle antiche «regiones» augustane ai moderni rioni sconvolti e sventrati dal piccone rinnovatore. Zeppegno non è uno storico, né un topo di biblioteca, tipo Gregorovius, alla ricerca di documenti rari e. testimonianze inedite, ma, vuole semplicemente far conoscere ai romani e no la nostra Roma (non «sua», perché lui si dichiara nordico, anzi mittel-europeo), una Roma non ufficiale, in sedicesimo, una Roma perlustrata con il lanternino dell'esploratore curioso, ma anche con l'occhio critico dell'uomo di cultura, che inveisce calorosamente contro gh scempi urbanistici della -Terza Roma. In queste sue «visite guidate», Zeppegno tratta con salomonica imparzialità i rioni di Roma, che divide ciascuno in diverse «passeggiate», con un occhio di riguardo, però, per il Rione Monti, evidentemente suo preferito, tanto che gh destina ben otto passeggiate. Chissà come la prenderanno i «trasteverini», eterni rivali dei «monticiani», con i quali hanno ingaggiato per secoli, fra i ruderi di Campo Vaccino (il Foro Romano), furibonde e sanguinose «sassaiolate». Zeppegno è una guida con una vasta gamma di interessi, che vanno dalla storia dell'arte al costume, dalla storia civile e religiosa alla musica, dall'architettura all'urbanistica, dalla botanica alla gastronomia. Ogni rione è esplorato e illustrato con cura minuziosa, alla ricerca delle mille curiosità e personaggi e aneddoti. Questo Ubro ponderoso Zeppegno, cosi ci confessa, lo deve alla sua pigrizia: non avendo nessuna vogUa di lavorare, lui se ne andava a zonzo per Roma, con l'occhio incantato del curioso in ozio, con la lente d'ingrandimento del detective che cerca le vestigia e le tracce di antichi fatti, di storie passate, di personaggi divenuti fantasmi. Fissava tutto nella sua mente, per poi ritornare, dopo dieci anni, sul luogo che l'aveva colpito, per fissarlo, questa volto, sulla carta, con l'aiuto però del figlio segretario-stenografo, meno pigro di lui E così ritornava a vedere quel balconcino dei Frangipane sulla scalinata di San Pietro in Vincoli, o quel campanile del '700, a forma di calice di fiore, neUa piazzetta di Santa Caterina della Rota, a fianco di San Girolamo deUa Carità, o la «Torre della scimmia», con il suo bravo aneddoto della scimmia improvvisatasi balia, che ninnava il bambino, in bilico sulla vecchia torre medioevale. Bartolomeo Rossetti