I fiori innamorati

I fiori innamorati I fiori innamorati lauti e ricetti di implicazioni evolutive. I fiori hanno messo a punto una serie di schemi di attrazione atti a evocare, nel pronubo, delle risposte etologiche incentivanti la frequentazione della corolla e la presa di contatto con il polline che aderendo al corpo dell'animale viene da questi portato sugli altri organi floreali in seguito visitati Questi schemi di interazione si sono formati a poco a poco, attraverso una lunga storia evolutiva; apparati boccali dei pronubi — che possono essere insetti piccoli uccelli come i colibrì, e persino minuscoli pipistrelli — e morfologia fiorale, sistemi di percezione dell'animale e stimoli — profumi colori forme delle corolle floreali — si sono, per così dire, modellati gli uni sugli altri, dando origine a tutta una fitta rete di segnali e di risposte, instaurando un dialogo di reciproco consenso permanente tra vegetali e animali I fiori visitati dai coleotteri, insetti pronubi a valenza prevalentemente olfattiva, hanno privilegiato odori intensi spesso perfino sgradevoli per noi; i fiori che hanno «puntato» sugli imenotteri, pronubi che si orientano usando olfatto e vista, esibiscono corolle colorate e profumate a un tempo; i fiori «a colibrì» —negli uccelli l'olfatto è per lo più di poco momento — sono di un rosso vistoso; quelli al fine destinati ai pipistrelli si aprono solo di notte, hanno petali di colore pallido ed esalano grevi sentori di frutta fermentata. Simbiosi abbiamo detto. Perché, mentre il fiore beneficia del pronubo per diffondere il suo pòlline l'animale, dal canto suo, ricava dall'organo sessuale della pianta nettare,- un'ambrosia zuccherina secreta da speciali ghiandole e polline, ricco di materiale proteico. Non sempre, tuttavia. A volte il rapporto fiore/pronubo assume il carattere di una perversione sessuale, di un vero e proprio feticismo etologico. E' il caso delle orchidee del genere ophrys che hanno dei fiori, per dir così, «travestiti» da insetto. Le loro corolle, infatti, sono di una forma simile a quella della femmina dell'imenottero che ne veicola il polline. Succede così che i maschi della specie pronuba, che compaiono in natura prima delle femmine, attratti dal profumo e dalla forma così particolare del fiore, scambino l'orchidea per l'amato bene, si posino su di essa e, vieppiù sollecitati da una peluria floreale come formata ad hoc, copulino con questo fantasma vegetale della femmina, imbrattandosi per* bene, nei fremiti dell'amore, di polline che verrà così diffuso sugli altri fiori successivamente oggetto di tali perverse attenzioni. Il pronubo, in questo caso, non ricava dal suo simbionte altro che, forse, una soddisfazione sessuale feticistica Con le orchidee e i pronubi si chiude il capitolo degli amori dei fiori e si apre quello, ancora inesplorato, delle loro perversioni Giorgio Celli

Persone citate: Giorgio Celli