Siamo attori imprevedibili

Siamo attori imprevedibili 7/ comportamento sociale degli individui: un saggio di Croizer Siamo attori imprevedibili fischisi Croizer Erhard Friedberg ATTORE SOCIALE E SISTEMA SOCIOLOGIA DELL'AZIONE ORGANIZZATA Etas Libri, Milano 351 pagine, 8500 lire i L fare, l'agire, l'operare insieme, non sono affatto né un fenomeno naturale né un risultato spontaneo. Ce ne accorgiamo più che mai oggi. L'azione collettiva è un costrutto sociale le cui modalità sono «soluzioni sempre specifiche, create., inventate istituite da attori relativamente autonomi con le loro risorse e capacità particolari per risolvere i problemi fondamentali della cooperazione». Questo l'assunto fondamentale del presente lavoro di due sociologi, Croizer tra i più noti studiosi dell'organizzazione, e Friedberg studioso di problemi dell'amministrazione pubblica» francese e tedesca. Alla base di questo assunto stanno alcuni principi già da tempo affermati nella sociologia; per esempio, tra i più noti, il principio della «nazionalità limitata» di Herbert Simon e il principio, formulato a suo tempo da Robert King Merton, il quale raccomandava decenni fa che nello studio dell'agire sociale bisogna tenere nel debito conto non solo le conseguenze attese ma anche quelle inattese, inaspettate. L'agire collettivo andrebbe soggetto ad una sorta di magia nera consistente nel fatto che le faccende umane sono caratterizzate, per ragioni non sempre ovvie e chiare — e tutto questo libro rappresenta una complessa diagnosi di tali ragioni — da effetti contrari ad ogni previsione o «controintuitivi» e da effetti perversi. Tanto per fare qualche esempio classico: la caduta tendenziale del saggio di profitto (Marx), la legge ferrea dell'oligarchia (Michels), e gli effetti di certa pedagogia antiautoritaria attuale la quale scatena conseguenze autoritarie per eccellenza. Dall'assunto principale che l'uomo è attore nella azione collettiva, con un ruolo non tutto regolabile, discende la fondamentale osservazione contraria ad ogni illusione scientifica e tecnocratica che «non esistono sistemi sociali completamente controllati o regolati». Insomma, malgrado tutto l'uomo nell'azione collettiva non si riduce mai completamente a funzione astratta e disincarnata. Nell'agire collettivo l'uomo non è mai riducibile ad automa, a robot. Osservazione assolutamente confortante se non si dovesse purtroppo tenere anche conto che essa non rappresenta tanto una realtà quanto un criterio metodologico, legato appunto al principio simoniano della razionalità limitata e a quello mertoniano delle conseguenze inattese, inaspettate dell'agire sociale. La sociologia dell'azione organizzata che Croizer-Friedberg ci presentano è in sostanza una analisi dei margini di libertà dell'attore nei sistemi sociali I percorsi e quindi la lettura sono complessi e non facili ma questo lavoro rappresenta a mio giudizio una svolta, un punto di arrivo straordinariamente tempestivo. I casi che vengono ristudiati a titolo di verifica empirica sono tolti dall'esperienza organizzativa industriale, amministrativa, politica; ricostruiti come contesti organizzativi (visione passiva), costrutti orge lizzativi (visione attiva) e luoghi di potere. Vediamo così riconsiderato il caso dei reparti del Monopolio industriale (già studiato da Croizer nel noto lavoro sul Fenomeno burocratico) e le singo- le autonome strategie degli operai di produzione, capire- t~1-si nrukMf si* n a-»»+■e*— i an> ne. Non meno interessante il caso dei servizi ospedalieri di dialisi renale e le strategie d'azione delle relative unità operative: medici, paramedici e pazienti. Ed ancora: quale la razionalità funzionale delle deci-: sioni di Kennedy nella nota situazione della Baia dei Porci e dei missili a Cuba? Punti di approdo significativi dei due autori, la riconsiderazione di ciò che significa «mutamento sociale» e l'esistenza di una «analisi culturale». Il mu¬ tamento sociale non è un maestoso svolgimento nella storia della quale basta conoscere le leggi. Il mutamento è «apprendimento collettivo» e relativi processi. Le difficoltà e gli effetti perversi dell'azione collettiva impongono l'inizio di. una analisi sociale di tipo nuovo, ovvero dì una analisi culturale nella quale la cultura non è più gerarchia di valori ma «stru-' mento e capacità che gli individui acquisiscono, utilizzano e trasformano costruendo e vivendo i loro rapporti e i loro scambi con gli altri».' Filippo Barbano

Persone citate: Erhard Friedberg, Filippo Barbano, Friedberg, Herbert Simon, Kennedy, Marx, Michels, Robert King

Luoghi citati: Cuba, Milano