I discepoli di Epicuro

I discepoli di Epicuro Frammenti filosofici tramandati da antichi papiri I discepoli di Epicuro Polistrato SUL DISPREZZO IRRAZIONALE DELLE OPINIONI POPOLARI 208 pagine, 10.000 lire Philodemus ON METHODS ° OFINFERENCE 232 pagine, 18.000 lire Bibliopolis, Napoli A NCHE i papiri muoiono. Voci d'allarme si levano spesso per monumenti insigni insidiati dal tempo, dall'incuria, dall'inquinamento. Ma anche altri segni dell'uomo, per quanto umbratili meritano vigilanza, perché durino, finché è possibile. Tali i testi dei papiri d'Ercolano. Ma alla lunga non c'è cautela che possa stornare dai tenui fogli le fredde ali del tempo. Ogni tanto i rotoli carbonizzati perdono significanti particelle. Cadono lettere, sillabe, parole. Crescono peri filologi gli enigmi Occorre dunque trarne, prima che sia tardi apografi; pubblicare i testi in edizioni critiche sempre meglio fondate. E' uno scopo del Centro internazionale per lo studio dei papiri ercolanesi, che in Napoli s'avvale dell'opera del suo segretario, Marcello Gigante, e d'un gruppo di ricercatori. I risultati della meritoria attività si riflettono, fra l'altro, nel periodico «Cronache ercolanesi». E ora cominciano a concretarsi anche nella collana «La scuola di Epicuro», diretta dallo stesso Gigante. La inaugurano i due volumi che segnaliamo qui I testi epicurei sono fra i più importanti che i papiri tramandino. E non è certo casuale che si trovino in papiri d'Ercolano. Proprio in Campania, si sa, visse una florida stagione, nel I secolo a. C, l'epicureismo da cui l'antiepicureo Cicerone, allarmato, diceva occupata l'Italia intera. La statura d'Epicuro è cresciuta a misura che gli studi moderni, progredendo, la liberavano dalla caligine d'incomprensioni e di polemiche settarie. Epicuro, dunque, sì; ma che valgono i suoi seguaci? Non sono essi poco più die esangui riflessi del Maestro, dominatore, nei secoli d'una scuola pedissequa? Ma, quand'anche tale valutazione (che si richiama a testimoni come Seneca) resti immutata nella sostanza, resta pure innegabile il valore dei testi degli scolari, non foss'altro perché chiariscono e integrano i testi del Maestro, giunti, si sa, solo in parte e spesso lacunosi. Sono inoltre utili per lo studio di Lucrezio. Polistrato (III secolo a. C.) è vicino al Maèstro. Succedette come scolarca a Ermarco, che di Epicuro fu successore immediato. Era poco più che un incorporeo nome prima che questo suo scritto fosse restituito dal papiro ereólanese 336/1150. Qui egli non sostiene, è ovvio, che si debbano accettare le opinioni popolari (cosa che contrasterebbe con l'«illuminismo» epicureo), bensì critica chi le colpi¬ sce d'un disprezzo irrazionale, non ben motivato, né suffragato dalla condotta pratica; per altro, era proprio dell'epicureismo il ravvisare in certe opinioni popolari nuclei di verità obnubilati da false illazioni e credenze La polemica di Polistrato è diretta contro lo scetticismo. Oltre agli Scettici appaiono presi di mira Cinici, Stoici Megarici. Dal 1905, quando uscì l'edizione lipsiense del Wilke, è questa la prima volta che Polistrato fruisce d'impegnate cure editoriali. Gliele dedica un giovane studioso, che s'è prefisso di determinare il posto che gli spetta nella storia dell'epicureismo e, più in generale, della filosofia antica, e di renderlo accessibile a un maggior numero di lettori U testo è costituito sulla base d'una nuova autopsia del papiro, che oggi, purtroppo, è qua e là meno leggibile che ai tempi di Wilke. Poche, rispetto a questo, le divergenze testuali; le consonanze son frequenti anche nell'interpretazione. L'apporto maggiore dell'Indelli sta nell'introduzione, nella traduzione (il greco di questi testi epicurei non è dei più facili), nel commento. Un insieme accurato e utile. Con Filodemo si passa a una figura rappresentativa della diffusione dell'epicureismo nella Roma del I secolo a. C. Dei suoi legami con l'ambiente riflessi notevoli in Cicerone. iVeZZ'Antologia Palatina, sue poesiole, leggere, talora leggiadre. La sua attività più cospicua, quella di filosofo, è testimoniata dai papiri ercolanesi con testi più o meno frammentari. Solo la parte finale ci danno del De signis (un usuale titolo latino dello scritto che c'interessa qui). Esso è uno dei pochi testi superstiti di logica antica, e in particolare di logica epicurea Filodemo dà una sorta di Organon, ove è elaborato il metodo empirico, di contro al razionalismo degli Stoici, e sono anche tracciate la teoria della percezione e l'epistemologia epicuree. Più specificamente, egli intende mostrare che con le dovute precauzioni sono possibili inferenze intorno a cose non evidenti. Sul De signis hanno a lungo e utilmente lavorato i due studiosi americani cui si deve la nuova edizione, Essa corona i loro studi costituendo quasi una pregevole summa. Oltre al testo critico, ci sono un indice dei termini filosofici greci e (in inglese) una prefazione, un'introduzione, la traduzione del testo, cinque saggi supplementari: su Filodemo, il De signis, l'empirismo epicureo, le controversie fra Stoici Epicurei e Scettici. Ma c'è di più. La costituzione del testo critico è stata migliorata rispetto all'edizione che i De Lacy pubblicarono nel '41, proseguendo sulla via di contributi eccellenti, quali quelli dati da Gomperz e da Philippson, Imiglioramenti si basano su una nuova autopsia del papiro ercolanese 1065, eseguita da Gigante con Francesca Longo Auricchia e Adele Tepedini Guerra, Mediante un microscopio binoculare sono stati recuperati elementi del testo che fino ad oggi non erano stati tratti alla luce. Francesco GiancottJ

Persone citate: Adele Tepedini Guerra, Cicerone, Francesca Longo, Gigante, Lacy, Marcello Gigante, Philippson, Seneca

Luoghi citati: Campania, Italia, Napoli