Una «vedette» televisiva tra gli immortali di Maurice Duverger
Una «vedette» televisiva tra gli immortali L'Accademia di Francia ha accolto tra i suoi membri lo storico Alain Decaux Una «vedette» televisiva tra gli immortali PARIGI — Due elezioni nuove, e poco contrastate, all'Académie Francàise. Gli «immortali di Francia» hanno votata, al secondo scrutinio, l'ammissione del filosofo Henri Gouhier, che subentra a Etienne GUson, e dello storico Alain Decaux, che siede al posto di Jean Guéhenno. Gouhier, nato a Auxerre il 5 dicembre 1898, è filosofo fi-, nova noto a una ristretta, cerchia di studiosi Profondo conoscitore del pensiero di Pascal, Cartesio, Malebranche, Rousseau, Bergson, ha applicato spesso il metodo filosofico allo studio di problemi letterari e teatrali specie alla figura di Antonin Artaud, sul quale ha scritto un saggio che molti definiscono fondamentale per la comprensione della molteplice natura di un drammaturgo che sommava in sé diverse esperienze teatrali Ma soprattutto su Alain Decaux si è appuntato l'interesse dei francesi Cinquantatreenne, «vedette» di «Antenne 2», egli ha conquistato una vasta popolarità intrattenendo il pubblico su avvenimenti e ritratti storici, Abilissimo divulgatore; Decaux è convinto che «la sto-, ria non è soltanto una scienza ma anche un genere letr terario. Bisogna saper creare immagini, evocare momenti importanti non rìfuggendo dalla precisione. Non scrivo i miei testi. Preparo una scaletta minuziosa (di una decina di pagine) che consegno al regista e a tutti i collaboratori del mio programma». Decaux ha anche scritto i libri che somigliano moltissimo, nel linguaggio e nel taglio, alla trasmissione «Alain Decaux raconte». Ha pubblicato circa venticinque volumi e tuttavia qualcuno gli nega la qualifica di storico. Il neo accademico si difende con forza, si definisce impegnato a rendere concreti i risultati delle ricerche compiute dagli eruditi, a visualizzare in una sorta di teatro storico, con tanto di scene e dialoghi, con una particolare attenzione all'aneddoto. Ha dichiarato una volta in un'intervista: «Per far capire le grandi correnti politiche ed economiche che, come sappiamo, fanno la storia, bisogna farle passare attraverso gli aneddoti». COME tutte le istituzioni plurisecolari, l'Académie Francàise fonda il suo prestigio sull'intransigente fedeltà alla tradizione e garantisce la propria sopravvivenza con cauti e marginali sussulti di modernità. Un'assemblea di quaranta personalità che si "riunisce un'ora alla settimana per redigere un vocabolario (alla stesura della grammatica ha rinunciato da tempo) o per dar vita, con feluca e spadino, a sevère cerimonie culturalnv^ndané sembrerebbe troppo anacronistica anche ai francesi se di tanto in tanto non si rivitalizzasse con «scandalose» innovazioni. Scandalose perché tardive, ma, se la prudenza è segno di saggezza, benefiche per 1 istituzione che in questo modo si cautela dall'accusa di immobilismo e continua a restare so-1 stanzialmente identica a quella che Richelieu aveva concepito nel 1635, e più benefiche ancora per chi può accoglierle come solenni consacrazioni di immortalità. Da qualche tempo però l'accelerazione delle mode sembra avere contagiato anche l'austero consesso: i giuristi,! diplomatici, i mili¬ tari, gli ecclesiastici, gli aristocratici, gli scrittori ufficiali che ne hanno sempre costituito l'ossatura e che nel secolo scorso tardavano de-' cenni ad accogliere gli scrittori in odore di romanticismo e ancora nel 1884 disertavano polemicamente una celebrazione di George ;,Sand, nel 1955 accoglievano l'invecchiato ma' 'non domo enfant terrible Jean Cocteau,- nel; 1960 aprivano le porte a un cineasta con qualche trascorso dadaista come René Clair, nel '71 accettavano la candidatura di Juli.en Gree-ne senza ottenere la sua rinuncia alla cittadinanza americana e due anni dopo consacravano con Lévi-Strauss la rinnovata antropologia e il tanto paventato strutturalismo. Ora è la volta dei mass-media, della radio e della televisione: il neo-eletto Alain Decaux, glaneur e divulgatore di storia francese, è soprattutto l'autore e il conduttore di fortunate trasmissioni radiofoniche e televisive su personaggi e vicende del passato, ima sorta di professor Cutolo di lontana memoria che, a differenza del suo omologo italiano, ha trovato un pubblico assetato di aneddoti e di medaglioni storici. Stavolta, come nei casi precedenti, ci sarà" chi si straccerà le vesti e chi invece plaudirà a questo riconoscimento ufficiale del nuovo aspetto della cultura II clamore servirà a dimenticare che l'Académie non ha ancora cassato una sua risoluzione del 1911 che sancisce ufficialmente il veto di elezione per le donne e che il gradimento preventivo della candidatura che Luigi XIII si era voluto riservare continua ad essere in vigore anche nella Quinta Repubblica, anche se sono passati quasi vent'anni da quando De Gaulle se ne servì per bloccare l'elezione di Paul Morand. E soprattutto servirà a dimenticare che l'immortalità a cui allude il sigillo dell'Accademia è soltanto un-generoso augurio che la storia di più di tre secoli sembra accanirsi ad esaudire soprattutto per gii esclusi. Giovanni Bogitolo SEnl " Alain Decaux (a destra) con Maurice Duverger
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