Caro collega, parliamo di relatività

Caro collega, parliamo di relatività Caro collega, parliamo di relatività Riportiamo alcuni brani dei carteggio Einstein-Levi Civita. Questa corrispondenza, praticamente inedita, verrà esposta a Torino, all'Unione Culturale, durante le manifestazioni per il centenario della nascita di Einstein, organizzate dall'associazione torinese. La corrispondenza sottolinea il contributo essenziale dato dal matematico italiano alla formulazione della teoria della relatività generale. Mancavano ad Einstein gli indispensabili strumenti matematici per passare dalla relatività ristretta alla relatività generale, ai moti cioè non uniformi e rettilinei. Era necessario l'uso del «calcolo tensoriale» allora praticamente sconosciuto ai fisici. M. drossmaim segnalò ad Einstein i lavori di Riemann, Christoffel, Ricci Curbastro e specialmente di Levi-Civita grazie ai quali Einstein riuscì a superare.le difficoltà matematiche che avevano fermato il suo lavoro. Non è ovviamente possibile riportare il completo discorso scientifico svolto nella corrispondenza tra i due scienziati per H complesso apparato matematico che viene richiamato. Anche solo I pochi brani riportati sono comunque indicativi dei rapporto che si era stabilito tra Einstein ed il grande matematico italiano. 5 maggio 1915 . Egregio e caro collega, penso anch'io che abbiamo esaurito il nostro argomento entro i limiti concessi dall'attuale grado di' conoscenza in proposito. La mia prova è incompleta nei limiti in cui la libera possibilità di scelta del (...) non è dimostrata. La sua formula (...) non può risolvere il problema nel senso della relatività del movimento. Se q> è costante per un sistema di coordinate, allora è costante per tutti. Allora non esiste per alcuno dei sistemi di coordinate in movimento presi in considerazione un campo gravitazionale, cosa che è impossibile. Ora la ringrazio di cuore per la sua grande pazienza e aggiungo il desiderio che sia presto possibUe, e in tempi migliori, conoscerci personalmente. Cordiali saluti, il suo devotissimo ^ A-Einstein (I puntini di sospensione corrispondono alle formule matematiche che si possono rispettare sull'originale tedesco che pubblichiamo in àito^ 4 - . 5marz*Pl915 Egregio collega, ii fatto che lei si occupi così a fondo del mio lavoro mi ha procurato una grande gioia. Non può immaginare quanto raramente questo argomento sia studiato da qualcuno che sia in grado di essere un interlocutore autonomo e critico. Non posso poi fare a meno di ammirare la sicurezza con la quale lei fa uso di una lingua straniera. Quando ho veduto che lei rivolgeva il suo attacco contro la prova più importante della teoria, prova ottenuta con torrenti di sudore, mi sono spaventato non poco in quanto so che lei padroneggia assai meglio di me queste faccende matematiche. Dopo un'approfondita riflessione, ritengo però di poter mantenere in piedi la mia prova. 17 marzo 1915 Egregio collega, sarei molto felice se la prossima volta lei mi scrivesse in italiano. Da giovane trascorsi più di mezzo anno in Italia, ebbi allora anche il piacere di visitare l'incantevole cittadina di Padova, ed ancora adesso sono contento quando posso adoperare le mie modeste conoscenze della lingua italiana. D'altra parte io non avrei mai il coraggio di scriverle in italiano, poiché il risultato sarebbe davvero troppo goffo e poco chiaro. (...). Mi limito qui a prendere in considerazione la sua ultima lettera. In qualsiasi momento, infatti, potremo tornare a quelle precedenti... 26 marzo 1915 Caro collega, ho appena ricevuto la sua lettera del 23 marzo, scritta nell'italiano a me familiare, di cui per tanto tempo ho, sentito la mancanza. Può difficilmente immaginare quale piacere mi faccia ricevere una lettera eosì autenticamente italiana. Leggendola si ravvivano in me i più bei ricordi di gioventù. Lei poi nelle sue lettere è così abile: mi. lusinga cortesemente perchè leggendo le nuove obiezioni non metta su il broncio (...). 2 aprile 1915 Egregio collega, la sua lettera del 28 marzo mi ha interessato in modo straordinario. Per un giorno e mezzo ho dovuto riflettere ininterrottamente per riuscire a vedere chiaramente in che modo sia possibile uniformare il suo esempio con la mia prova. Accludo à questa anche la sua lettera per poter far riferimento ad essa senza causarle fatica. La sua deduzione è del tutto esatta (...). ~A ; Einstein Roma, 21 marzo 1929 Illustre Collega, le sono vivamente grato per la cordiale Sua lettera del 13 coir., pervenutami soltanto ieri, per l'interessamento benevolo accordato al mio scritto, e per averne procurata la presentazione all'Accademia di Berlino pél tramite cortese del Prof. Planck, che La prego di volere, alla prima occasione, ringraziare e riverire da parte mia. Vedrò con evidente interesse la nuova memoria, di cui è parola nella Sua lettera. Intanto ho preso cognizione con interesse egualmente grandissimo del Suo punto di vista; e ben volentieri Le comunico l'impressione che ne ho tratta, secondo il desiderio che Ella mi fa l'onore di esprimere. Sono perfettamente con Lei: 1) nell'aspirare ad una forma anche più , comprensiva delle equazioni gravitazionali, che elimini, per così dire, il dualismo dei due membri; 2) nel pensare che, se effettivamente il reticolo cronotopico (Weltgitter) ha un significato profondo, così da risultare collegato in modo intimo (e non semplicemente comodo) col fenomeno fisico, lo stesso debba ragionevolmente accadere per il parallelismo assoluto e per la derivazione covariante che se ne desumono; mentre apparirebbe un'inutile, e forse dannosa complicazione il passare attraverso la metrica riemanniana, subordinabile allo stesso reticolo. Ma rimane per me (che non ho, né posso intuire le Sue divinazioni) avvolto nel mistero se il reticolo sia proprio qualche cosa che tocca l'essenza del fenomeno, o soltanto un modello espressivo. Ponendomi, in mancanza di intuizione creatrice, sul terreno dell'agnosticismo, io non ho ravvisato nel Suo precedente tentativo un nuovo sforzo per assurgere a più perfezionate leggi fisiche, ma semplicemente la scoperta di una più adeguata . rappresentazione geometrica. In tale ipotesi, mi sono proposto di costruire la rappresentazione col minimo mezzo: cioè, senza ricominciare da capo, come fa Lei (che muove alla ricerca di uno schema superiore); ma, più modestamente, accettando per definitive tutte le Sue equazioni del campo (che già hanno ricevuto ogni possibile controllo sperimentale), e aggiungendo ad esse lo stretto indispensabile per individuare un reticolo, dorato dei necessari requisiti Del restò debbo perfettamente aspettarmi óve la mia impostazione si riduca ad un semplice esercizio matematico sopra uno stadio provvisorio della Sua concezione, la quale potrà invece maturare sulle ali del genio. Intanto La ringrazio ancora sentitamente per l'amichevole simpatia di cui Ella mi onora, e La prego di accogliere insieme il più affettuoso ricambio e l'attestazione di fervida ammirazione con che me Le professo T. Levi-Civita

Luoghi citati: Berlino, Italia, Padova, Roma, Torino