Nostalgia degli dei
Nostalgia degli dei Heine, con una vena decadente, tra il paganesimo in esilio Nostalgia degli dei Heinrich Heine GLI DEI IN ESILIO Adelphi, Milano; 166 pagine, 3000 lire HEINRICH Heine non si decide a invecchiare. E come fa se, grandissimo poeta e forse non meno grande prosatore com'è, ha sempre da offrire una valida parte di sé agli umori alterni della storia? E' in corso un'ondata collettivistica, socialista, marxista? E allora Heine è lì, pronto, con le sue simpatie saintsimoniane e marxiane, i suoi canti di lotta contro lo sfruttamento (ad esempio dei tessitori slesiani), le sue acri e distruttive denunce di una società basata sull'interesse bancario, sul profitto, sull'egoismo istituzionalizzato. Si ha un riflusso, come al momento attuale, di valorizzazione del privato? Ed ecco Heine più disponibile che mai. con la sua vita di anarchico, il suo pensiero mai inquadrabile in un'ideologia, la sua vita amorosa liberissima. iTsuo lirismo anche esistenziale, il suo orrore di un futuro organizzato in una specie di grande caserma di uguali, spartana e comunistica. Anche in campo filosofico-religioso ciascuno può rita-" gliare da Heine la fetta che vuole. Il libretto di cui ci stiamo occupando, ad esempio, testimonia (attraverso cinque scritti nati in occasioni e in anni diversi) la nostalgia pagana del poeta ebraico tedesco. Per lui è stato un tema doloroso e ricorrente la demonizzazione delle antiche divinità grecoromane ad opera dei cristiani, quei Nazareni moralisti e intolleranti che. degni eredi del suo stesso popolo d'Israele, bandirono l'istinto e il corpo dalla scena del mondo e per- ciò non poterono che espellere, come empi diavoli osceni, gli dèi che tali istinti simboleggiavano. Venere e Diana. Giove e Marte, Mercurio e Nettuno. Uno schema un po' facile, ma che Heine sentiva profondamente e che gl'ispira. come possiamo leggere qui. pagine di sferzante denuncia anticristiana, di struggente nostalgia del mondo pagano, di colorita erudizione filologica. Heine è sempre da leggere, anche quando è veramente carogna (classico esempio, la sua demolizione di Platen. ottenuta col mezzo di denunciarne l'omosessualità), anche quando — supergiornalista com'è quasi sempre nelle sue prose — ama più la botta d'effetto che il ponderato giudizio, gioca più sullo shock delle docce scozzesi che sulla persuasione morale e poetica di un assunto che gli stia a cuore. La sua intelligenza, il suo brio, la sua veggente cattiveria, il suo anticonformismo, ie movenze impeccabili eppur sciolte del suo stile sono una delle delizie permanenti della letteratura tedesca: in quoia misura e con queste componenti, una delizia assolutamente unica, che doveva ispirare a di¬ stanza i Tucholsky e i Brecht, i Kraus e i Kesten. con risultati e livelli molto diseguali. Ma. anche per quel che riguarda la giustezza delle cose ch'egli dice, Heine è troppo «gemellare», troppo intimamente disunito per non recare in sé l'antidoto a se stesso. Cosi, in questa visione tutto sommato un po' accademica e winckelmanniana del paganesimo come pura gioia, dignitosa serenità, godimento aristocratico dei sensi, s'insinua di continuo la consapevolezza che le cose non stanno poi solo così- Gli dèi sono andati in un esilio da cui non si torna più: non solo, ma non sono mai stati qtìsl «tutto positivo» che s'ipotizza ih partenza. S'insinua così, negli scritti teorici o negli schemi per balletti {La dea Diana. Il dottor Faust). una vena demoniaca, decadente, corrotta che sparge, su questo mondo pagano, e non solo per colpa del cristianesimo, una luce funebre e vampiresca. Gl'incontri sotto la luna, i sabba classici o stregoneschi hanno perciò un carattere tutt altro che beatificante, anzi mettono in noi la profonda inquietudine della necrofilia e dell'incubo. Quanta più vita, vera e calda vita, in Heine «cristiano» malgré lui: quello addirittura «cattolico» del Pellegrinaggio a Kevlaar. quello addirittura «cristocentrico» della poesia Pace\ Sì, bisogna lavorare molto di virgolette, nel parlare di Heine, perché egli è una cosa, e insieme non la è, sta da questa parte, e insieme amoreggia dalla parte opposta. Folletto maligno e disperato, divertentissimo e triste come pochi altri, nella letteratura non mai del tutto «sana» (altre virgolette) dell'età moderna. - - italo A. Chiusane
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