Tutte le idee sulla lingua da Dante fino a Pasolini
Tutte le idee sulla lingua da Dante fino a Pasolini La • 'vecchia questione,, ritorna aggiornata Tutte le idee sulla lingua da Dante fino a Pasolini Maurizio Vitale LA QUESTIONE DELLA LINGUA Palumbo, Palermo 804 pagine, 22.000 lire CHE il Vitale abbia messo ogni cura nell'accompagnare questa storia della questione della lingua con un corredo di referenze bibliografiche davvero imponente risulta a prima vista. Il lettore poi che controlli da vicino la ricca bibliografia non può non constatarne la compiutezza e la perfetta funzionalità. Eppure, per limitarci a un capitolo di primaria importanza, quello sul Cinquecento, è facile portare già più di un'aggiunta, e non secondaria. Sul Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua ben due volumi sono apparsi recentemente: Niccolò Machiavelli e il «Dialogo intorno alla nostra lingua» di Ornella Castellani Pollidori (Olschki, Firenze) e Una giarda fiorentina: il «Dialogo della lingua» attribuito a Niccolò Machiavelli di Mario Martelli (Salerno editore, Roma). Nel fascicolo 491 dèi «Giornale storico della letteratura italiana» (3 trimestre 1978) si legge lo studio di Piero Floriani La «questione della lingua» e il «Dialogo» di Pierio Valeriano, e nel volume degli Atti del Convegno folenghiano di Mantova (Cultura letteraria e tradizione popolare in Teofilo Folengo, Feltrinelli, Milano) ben due saggi, dedicati al Folengo volgare, trattano in maniera nuova delle teorie linguistiche di Merlin Cocai : Teofilo Folengo e la resistenza alla toscanizzazione letteraria di Mario Pozzi; Il linguaggio del «Caos» di Gianfranco Folena. E' troppo ovvio che le integrazioni bibliografiche qui registrate non detraggono nulla ai meriti del Vitale che, nonostante il suo scru- polo, non poteva essere informato di scritti non anco-' ra pubblicati quando egli ha licenziato il suo volume. Ma la prova dei fatti è più convincente di lunghi discorsi, e qui importa provare che l'interesse degli studiosi per la questione della lingua resta sempre vivissimo, e cho* questo interesse suona per se stesso come una recisa smentita all'affermazione di una pur benemerita studiosa francese, la Labande-Jeanroy, la quale asserì che «non vi fumai, in Italia, una questione della lingua se non nell'immaginazione degli antitoscani». Ci si spiega anche che il Vitale, dopo aver pubblicato nel 1960, presso lo stesso Palumbo, una storia della questione della lingua, rielaborandola a distanza di meno| d'un ventennio, abbia dato' un libro più che raddoppiato nel numero delle pagine. La materia non manca. E non è a dirsi che le aggiunte siano precisazioni marginali o altre minuzie. Si è arricchita e irrobustita la sostanza stessa del libro, il cui carattere specifico, oltre l'estrema cura messa nell'informazione, consiste, a mio avviso, nell'impegno v costantemente osservato di ricondurre le teorie linguistiche alle loro matrici culturali, ideologiche, sociali, storiche nel senso più ampio del termine. Ma dal '60 al '78 la materia stessa del libro si è allargata, per arrivare sino alle più recenti discussioni sull'italiano di oggi. E il lettore, anche non specialista, avrà di che appassionarsi leggendo, per le novità che contiene, l'Appendice novecentesca, che integra e sostituisce la Conclusione del 1960. Vi troverà esposte le tesi di Pier Paolo Pasolini e un buon compendio delle reazióni che esse provocarono e, a conclusione della generosa scelta di brani che prendono l'avvio da passi del dantesco De vulgati eloquentia, potrà leggere proprio le pagine più vivaci delle Nuove questioni linguistiche (1964) di Pasolini, contenenti la famosa affermazione: «...con qualche titubanza, e non senza emozione, mi sento autorizzato ad annunciare, che è nato l'italiano come lingua nazionale»; e si sa che l'italiane nuovo era, per Pasolini, quello della tecnocrazia, con il suo centro motore nell'asse Torino-Milano. Ettore Bonora Teofilo Folengo
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