L'altalena delle mode di Nico Orengo

L'altalena delle mode I favori del pubblico, da Sartre a Haley L'altalena delle mode NEL 1978 i lettori italiani. hanno letto complessivamente più Tomansi stranieri che italiani, dunque più Haley che Moravia, più McCullough che Chiara, n fascino delle storie che arrivano da lontano in questo momento è superiore alla presa esercitata dai fatti di casa, e i più venduti sono autori nemmeno europei, Haley che scrive una storia d'Africa e America remota, e l'australiana Me Cullough. In generale, sono gli autori di lingua inglese a imporsi coi loro romanzi: nemmeno un francese fra i libri di narrativa straniera più venduti. Sono già alcuni anni che la letteratura francese non ottiene successi clamorosi in Italia. Mentre in campo saggistico si pubblicano e si discutono, si comprano e si recensiscono psicanalisti francesi, filosofi francesi, sociologi e commentatori politici, i romanzieri restano in sordina. Ripercorrendo all'indietro gli ultimi trent'anni, la presenza della letteratura straniera in Italia appare varia e oscillante, ma sempre collegata e dipendente da precise atmosfere culturali. Nell'immediato dopoguerra, sono Frància e America a esercì- _ tare l'influenza più profonda sugli ambienti letterari e sul pubblico dei lettori. La Francia è vicina a noi per temi e problematiche, e Sartre e Camus sono i punti di riferimento naturale per i giovani emersi dalla guerra incerti sulla strada da seguire, sull'impegno da'privilegiare. La nausea e fi muro escono in Italia nel 1947, Le manisporche è del '48, La peste del '47: è l'inizio di un'influenza che sarà profonda e duratura, e che si esprimerà a tutti i livelli : dai tormentati tentativi dei giovani scrit- tori italiani alla moda dell' «esistenzialeggiare» con maglioni neri e atteggiamenti distaccati. Ma la fine della guerra porta anche voglia di libertà e avventura, una smania di vivere e sperimentare che trova in Hemingway il suo emblema. Nessuno scrittore è, negli anni '50, tanto letto e venduto, imitato e idolatrato quanto lui; e insieme a lui si impongono Faulkner e Steinbeck, Caldwell e Lee Masters. La narrativa americana, che negli anni del fascismo e della guerra si leggeva clandestinamente grazie a Einaudi, a Pavese, a Vittorini con la sua antologia Americana, adesso esplode Uberamente, anche per quanto riguarda i testi teatrali. Chi non mette in scena Anouilh e Giradoux scopre Wilder e Tennessee Williams. . •■'.,. Anche in questo periodo di scoperte e innovamenti, culturalmente così vivo e prolifico, ci sono però i clamorosi successi popolari che non hanno nulla a che fare con tutto questo: negli anni immediatamente successivi alla guerra il libro più venduto in Italia non è La nausea o ." Addio alle armi di Hemingway, ma Ho scelto la libertà, le memorie anticomuniste del Generale Kravchenko. Ci vorranno alcuni anni perché un romanzo abbia un successo paragonabile a questo; e sarà un testo espresso proprio dalla predominante cultura francese, dall'esistenzialismo annacquato dei diciottenni della Rive Gauche. E' Bonjour tristesse di Franqoise Sagan. Tra la Sagan e Hemingway, tra francesi e americani, cominciano a crearsi altri spazi: si legge molto Graham Greene, e tutti conoscono, comprano, ascoltano le poesie di un poeta spagnolo assassinato durante la Guerra Civile: Federico Garcia Lorca. Negli anni '60 l'influenza della cultura francese co¬ mincia ad esaurirsi: gli autori del «nuovo romanzo», come Robbe-Grillet, Butor, la Duras sono apprezzati e discussi da un pubblico piuttosto ristretto. Gli Stati Uniti invece sfornano ininterrottamente scrittori di successo; esplode Truman Ga-, potè, ma il caso letterario dei primi anni '60 è^senz'àìtro il romanzo di uno scrittore di orìgine russa, Vladimir Nabokov, che con Lolita avvince e scandalizza milioni di lettori. Intanto in America e in Inghilterra si va preparando quella che sarà di fatto la «rivoluzione culturale» occidentale, e con un certo ritardo arrivano anche da noi gii echi dei giovani ar^ rabbiati» inglesi, Osborne e; Pinter, Wesker e Orton. Sulle strade degli Stati Uniti si aggirano Ginsberg e Kerouac, Corso e Ferlinghetti, e Fernanda Pivano li porta e li spiega in Italia, ma anche in questo caso la conquista non sarà immediata, e gli scrittori deUa «beat generation» si imporranno da noi solo quando la loro effettiva parabola creativa sarà ormai in declinò. Anche in campo letterario il '68 sconvolgerà valori e posizioni, e dall'effimera ma irresistibile presa di potere deU'immaginaziòne risulterà l'affermazione di una nuova protagonista fra le letterature straniere: arrivano in Italia gli scrittori sudamericani. Quello che Einaudi ha fatto per i nordamericani, Feltrinelli lo farà per colombiani, argentini, peruviani, brasiliani. I protagonisti della lotta studentesca, accanto ai diari di Guevara e ai testi di Marcuse ammettono pochi romanzi, e primo fra tutti è Cent'anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez, che esce nel maggio del '68. Per la prima volta l'Europa occidentale è conquistata da una letteratura che non sia propria, o nordamericana: quello che non era riuscito agli scrittori giapponesi o africani, a Senghor o Tanizaki, e nemmeno a polacchi1 come Schulz e Gombrowìcz,1 riesce a Vargas Llosa e Fuig, Arguedas e Borges. L'unico libro che condivide il successo dei sudamericani in questo periodo è H Maestro e Margherita, di Bulgakov, del 1967. Per trovare di nuovo uno scrittore russo fra i più venduti, bisognerà arrivare al caso Solgenitszin, scoppiato negli ultimi anni, anche se Una giornata di Ivan Denisovic era uscito da Einaudi nel 1963. L'avvento dei sudamericani è stata l'ultima vera novità intervenuta a modificare il panorama dei libri stranieri hi Italia: negli ultimi dieci anni non ci sono stati colpi di scena, e si è consolidato il predominio angloamericano. Unica eccezione, il recupero della letteratura mitteleuropea fra otto e novecento proposto da Adelphi con notevole successo, anche sé i nomi di Roth, Hesse, Walser non sono certo quelli di autori nuovi, alcuni loro romanzi erano già apparsi da Vallecchi, Mondadori, Ei* naudi tra la fine degli anni '50 e i primi anni '60. Dopo il Nobel a Bòli, anche altri autori tedeschi contemporanei, come Grass e Handke, godono di una maggior fortuna presso i lettori italiani. Ma i grandi successi di questi anni sono stati Love story e Radici, due libri che propongono due diverse forme di evasione: una dichiarata e fulminea, l'altra più ambiziosa e prolissa. Nico Orengo