Dietro il dipinto c'è la società

Dietro il dipinto c'è la società L'opera d'arte vista con Tocchio del Quattrocento.. Dietro il dipinto c'è la società Michael Baxandall PITTURA ED ESPERIENZE SOCIALI DELL'ITALIA DEL QUATTROCENTO Einaudi, Torino XV1-148 pagine, 5400 lire FINALMENTE un libro non deformato da tesi o da presupposti ideologici, tutto impegnato a ri-: solvere con chiarezza il suo! problema, che è semplice solo in apparenza ed affrontato perciò con l'umiltà di chi si rende conto dei molti sviluppi possibili ai quali di proposito si rinuncia: il problema è ii rapporto fra l'artista e il committente. Viene posto bene in luce, prima di tutto, come questo rapporto è molto al di là di una mera relazione d'affari, trattandosi del momento in cui si realizza una convergenza assai complessa per le sue implicazioni individuali e sociali. La tecnica, la bravura e l'utile dell'artista debbono incontrarsi con il gusto, le idee ed i sentimenti dei principi, dei mercanti o degli ecclesiastici, che quei dipinti ordinavano per il loro godimento artistico o per prestigio sociale o per l'edificazione e l'insegnamento dei fedeli Per chiarire l'insieme di tanti fattori in gioco, l'autore di questo libro, che lavora all'Istituto Warburg di Londra, sa magnificamente giovarsi degli strumenti metodologici che sono stati elaborati nell'Istituto stesso, rivolti tutti alla comprensione storica ed estetica dell'opera d'arte. Michael Baxandall, infatti, valendosi delie fonti più diverse, comincia col mostrare come il valore e l'importanza di una pittura* siano stati gradualmente trasferiti, nel corso del Quattrocento, dal materiale impiegato, più o meno costoso, alla stima di cui godeva l'artista. Chiarisce poi che questo fatto dipende da un mutato modo di vedere, appunto, l'opera d'arte, in seguito ad una graduale trasformazione dell'«occhio del Quattrocento». n lettore viene guidato, perciò, con mano sicura, a vedere come un uomo di quel secolo, a gustare come lui, a comprendere il senso e il linguaggio della pittura per coglierne il significato espressivo più profondo. Emergono così la differenza e lo scarto fra il nostro tempo e quell'altro di cinquecento anni fa; ma si raggiunge anche la consapevolezza di qualcosa di irrimediabil-. mente perduto. Altro, però, ci offre questo libro: la possibilità di meglio comprendere le diverse forme d'arte perché quanto viene qui detto a proposito della pittura può essere allargato a tutte le espressioni visive, dalla scultura all'architettura. Non minore pregio di quest'opera ci sembra, poi, l'accorta utilizzazione dei «documenti» artistici come «fonti» per la storia di un'epoca, in quanto ci aiutano a comprenderla non nelle sue manifestazioni esteriori e materiali, ma nei valori più profondi di cui si alimenta: •Se osserviamo che Piero della Francesca tende ad un tipo di pittura legato alla misurazione, il Beato Angelico ad un tipo di pittura legato alla predicazione e il Botticelli ad un tipo di pittura ispirato alla dama, osserviamo qualcosa che riguarda non solo loro, ma la società in cui vivevano». Sono parole su cui dovranno riflettere storici dell'arte e storici in genere: ai loro è rivolto un garbato rimprovero, quando il Baxandall avverte che questa sua conclusione, se può sembrare «inconsistente» a chi si limita ad analizzare cartel e registri parrocchiali, consente, in ogni caso, di dare «la possibilità di intuire che cosa volesse dire intellettualmente e sensibilmente essere una persona del Quattrocento». Senza enfasi, ma con efficacia l'autore si attribuisce, ben a diritto, il merito di avere offerto un contributo alla comprensione delia storia di un'epoca. Bisogna aggiungere che questo libro è ricco di osservazioni particolari sui singoli artisti e sulle loro opere;; che è folto di brani inseriti nel corso dell'esposizione4 per precisarla e raffinarla di sfumature; non manca un corredo di riproduzioni (in verità modeste qualitativamente) delle pitture a cui il testo si riferisce. Le citazioni che nell'opera originale erano state tradotte in inglese, vengono ora ricondotte al| testo quattrocentesco, latino o italiano, ma talvolta — spiace dirlo — in modo scorretto. Sono questi i soli limiti di un libro che si legge di un fiato, per l'eleganza scorrevole con cui l'autore ha trattato un argomento di per sé non facile, grazie ad un dominio della materia, quale; può nascere solo dà un'intensa familiarità con i problemi più diversi. E', poi, assai significativa l'appassionata volontà di chiarire le questioni, anche particolari, che via via emergono per la comprensione di un'opera d'arte. Infine come sospesa nell'aria in tutta l'opera c'è una constatazione: nessun fatto sociale, economico o di gusto riesce a spiegarci la comparsa e l'affermazione del pittore di genio. Raoul Manselli

Persone citate: Baxandall, Botticelli, Einaudi, Michael Baxandall, Piero Della Francesca, Raoul Manselli, Tocchio

Luoghi citati: Londra, Torino